Lancinante, imperdibile, e a tratti criptico, I MILLE PEZZI, ultimo lavoro di Marco Andreoli è ancora in scena fino al 31 marzo al Teatro Studio Uno. A rendere viva quella che ci appare come una meditazione sul tema dell’identità e della sua frantumazione a seguito del dolore derivato da un abbandono sentimentale ci pensano l’energico Alessandro Porcu, la delicata Susanna Valtucci e soprattutto un intenso e a tratti lirico Gabriele Linari. Una produzione della Compagnia LaBIT (che abbiamo già apprezzato in tanti lavori #LORO, Cerimonia d'Addio) e del Teatro Studio Uno stesso, che investe con saggezza su piccoli gioielli drammaturgici come questo, raccogliendo un ottimo allungamento di programmazione.
Tre atti, quelli dei MILLE PEZZI, per raccontare un tormento psicotico: un uomo Massimo Cantera viene lasciato dalla moglie, perde l’equilibrio interiore che aveva e la sua mente va in pezzi. Ne parla con quella che sembra essere una psicologa, ma non è il dolore ad emergere, quanto la dissoluzione dell’Io nelle sue mille sfaccettature. Non c’è raccapezzamento, c’è solo confusione ed il pubblico è trascinato dentro questa deriva emotiva sforzandosi dapprima di capire, poi amaramente assaporando quello che è un dissidio interiore forse insanabile.
Il testo di Andreoli ci porta dunque nei conflitti interiori del suo protagonista, nell’agitarsi spasmodico delle sue tante anime che sembrano prendere il sopravvento l’una sull’altra, a tratti quasi comicamente, nelle sue allucinazioni visive finanche.
La drammaturgia alterna monologhi a dialoghi dal sapore umoristico restando però sempre vagamente sul criptico, non scegliendo una narrazione lineare ma alternata a riflessioni che permettono solo lentamente di comprendere la verità (che non vi sveliamo) sulle tre “presenze” sul palco, sui loro ruoli, sui loro perchè.
In questo lavoro c’è un interessante sfocatura del personaggio in senso proprio. I tre attori incarnano quasi degli stati emotivi, non ci comunicano alcuna consistenza reale ma sono grumi di emozioni che si sciolgono nelle parole, restando ancorati ad una visione onirica d’insieme suggerita dalla regia e dal gioco di luci (spesso calde), facilitata dalla messa in scena stessa simbolista, che affida a pochi oggetti grandi significati reconditi.
Una campanella, usata per chiamare a raccolta i mille stati d’animo, un giornale dietro cui nascondere un volto, un appartamento prigione, metafora dell’incapacità di accettare la realtà, di uscire dal dedalo della personalità frantumata stessa.
Essenziale in questo lavoro l’ottima interpretazione attoriale dei tre che sopperisce ad alcuni momenti morti centrali e che ha invece il suo punto di forza nei densissimi monologhi, sostenuti da un testo più intriso di riflessioni psicologici che di narrazione vera e propria, e per questo profondi e lancinanti. Monologhi che però incantano il pubblico per armonia di dettato, per scelta dei termini, per il giusto soppesare di spunti ironici e di disappunto doloroso sulla incapacità di raccapezzarci e su quel terribile smarrimento, da un lato doloroso dall’altro inevitabile e forse anche inconsciamente desiderabile di chi, trovatosi solo d’un tratto, dovrebbe ricominciare a costruirsi chiedendosi: chi si è veramente?
Info:
“I mille pezzi” 14-31 marzo | Sala Teatro
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 12 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00
PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 3494356219- 3298027943