Vivace e arguto “I VICINI” del brillante drammaturgo/attore/regista Fausto Paravidino raccoglie il consenso del pubblico del Piccolo Eliseo, teatro che lo ospita fino al 24 aprile. L’opera prodotta dal Teatro Stabile di Bolzano andata in tournée per tutta Italia, si pone nel solco di altri intensi lavori dello stesso regista; un altro lavoro I DUE FRATELLI (vedi la recensione) vincitore del premio Tondelli nel 199 è andato in scena al Teatro Orologio nel Focus Premio Riccione la settimana scorsa e, sempre all’Orologio, Gufetto ha recensito il delicato IL DIARIO DI MARIAPIA nel gennaio dell’anno scorso.
L'autore conferma anche con I VICINI, l'attenzione riservata alla dimensione familiare e di coppia, con un'analisi discreta e leggera ma nient'affatto scontata o superficiale sui meccanismi che tendono ad incrinarne i rapporti, con un tono faceto e vagamente onirico fin dalle prime battute, sostenuto da dialoghi brillanti e veloci, schietti, tipici della commedia brillante. Ne I VICINI, Paravidino ci porta in un appartamento come tanti dove una coppia vive la solita quotidianità fino all’arrivo di nuovi vicini. La curiosità di conoscerli sarà tanta ma farà anche venire a galla le insicurezze di fondo della coppia ed incontri/scontri ai limiti della farsa. Nel frattempo, un Fantasma si aggira per la casa e nei sogni (?) dei protagonisti e contribuisce alla confusione emotiva di tutti.
L’opera ruota intorno al concetto di Paura dell’Altro al di là della Porta, un altro che mette in discussione il nostro mondo, un Altro con cui si può finire “per fare la guerra”, proprio per difendere quel piccolo angolo di serenità, qui rappresentato dalle mura della casa, che abbiamo col tempo costruito. Una guerra che “non è mai gentile” fatta di confronti a seguito dei quali può sopravvenire il rischio di venirne trasformati. E il cambiamento può avvenire tanto nell’animo di chi attraversa il varco, quanto di chi resta ad aspettarne il ritorno fino al punto di non riuscire più a comprendere i significati delle cose e a "distinguere cosa è Male e cosa è Bene", cosa è giusto da cosa è sbagliato, cosa è sogno e cosa è realtà. In una parola Perdersi. E non riconoscersi più. Una tensione questa che domina fin dalle prime scene e lascia lo spettatore in sospensione fra una dimensione reale e onirica, immaginaria o realistica, di volta in volta diversa.
Su tutto questo verte dunque un testo drammaturgico che risulta essenzialmente comico e che gioca sui veloci scambi di battute fra i protagonisti, su fraintendimenti verbali ricercati, sui giochi di parole scherzosi che suscitano il riso del pubblico, senza disegnare parentesi sensuali e doppi sensi accennati.
Una sapiente mescolanza di elementi comici e tragicomici intorno al quale ruota l’elemento drammatico, un Fantasma (evocato nei sogni della protagonista) in ci si concretizza la Paura dell’innaturale, dell’Ignoto, dell’elemento “non umano” che resta sullo sfondo (fisicamente) delle pareti della casa per poi materializzarsi e raccontare la sua verità, non così distante dalle vicende umane rappresentate.
C’è dunque ne “I VICNI” questa interessante dualità fra la dimensione dell’ “agito” che domina l’attenzione e il riso del pubblico e quella del “raccontato” che chiude l’opera segnando il legame, inizialmente non intuibile, fra il Fantasma e le due coppie.
Funzionale in tutto questo è la scena costruita da Laura Benzi che ci fa entrare in un salotto: il procedere del tempo avviene attraverso una finestra da cui entra la luce. Si tratta di una casa però asettica, dove ogni spazio ha una precisa funzione, ogni angolo sporgente di muro è un posto dove schiacciarsi per la paura, ogni spazio del divano è sfruttato non tanto per sedersi, quanto per rannicchiarsi, a volte in posizione fetale, quasi a cercare conforto dalla casa stessa. Quasi fosse un bozzolo primordiale da cui non voler uscire mai veramente, dove si può scegliere di “non crescere”.
L’entrata e l’uscita dall’appartamento sono agevolate da una porta posta sul lato destro, sulla quale si concentrano le luci di Lorenzo Carlucci nei momenti in cui essa riveste il ruolo di spartiacque fisico ed emotivo fra l’al di qua (conosciuto) e l’al di là (temuto). Il suo aprirsi e chiudersi viene sempre sottolineato da un rumore sordo, forse un elemento scelto dal regista per conferire un carattere noir alla sua stessa presenza dietro la quale, di volta in volta, si agitano figure dalle più variegate intenzioni.
L’interpretazione ci convince: Paravidino con una recitazione cantinelante, vagamente "Alleniana", ci rappresenta un personaggio ilare e quasi bambinesco, che pian piano scopre la parte più maschile del proprio carattere, quel senso di difesa della compagna, una Iris Fusetti dolce e delicata nei lineamenti e nella recitazione, nei movimenti e nella intonazione. Sensuale e sinuosa la vicina interpretata da Sara Putignano quasi eterea, contrapposta al marmoreo e provocatore marito personificato da Davide Lorino. Brava nell’intonazione Barbara Moselli cui è affidato il ruolo narrativo del Fantasma che caratterizza con voce antica un personaggio appartenente ad un’altra epoca.
Ma quello che soprattutto resta di questo spettacolo al di là ella veste comica scelta, è questa spiccata riflessione sulla Paura dell’altro, quell’incapacità di lasciarlo entrare nella nostra vita per la paura di venirne cambiati irrimediabilmente e di non riuscire, infine, a chiudere definitivamente quella porta che ci divideva dal Mondo “minaccioso”, scoprendo che possiamo cambiare, e veramente, e che anche chi ci sta aspettando potrebbe nel frattempo essere uno sconosciuto oltre la porta che dobbiamo darci pena di conoscere.
Info:
Seconda e Terza foto di Valeria Tomasulo, tratte dalla Pagina FB del regista
PICCOLO ELISEO
13 – 24 aprile 2016
I VICINI
di Fausto Paravidino
con
personaggi e interpreti
Greta Iris Fusetti
Vicino (marito di Chiara) Davide Lorino
La vecchia vicina Barbara Moselli
Lui (compagno di Greta) Fausto Paravidino
Chiara, la nuova vicina Sara Putignano
Scene Laura Benzi
Costumi Sandra Cardini
Luci Lorenzo Carlucci
Regia Fausto Paravidino
Una produzione TEATRO STABILE DI BOLZANO
Organizzazione e distribuzione Nidodiragno/Coop. CMC
Testo commissionato dal Théâtre National de Bretagne
Durata spettacolo 1 h 40 min