HUMAN ANIMAL @ Teatro Biblioteca Quarticciolo: cosa vuol dire essere un animale umano

La compagnia "La Ballata dei Lenna" porta in scena un rifacimento dell’ultimo e incompiuto romanzo di David Foster Wallace, al Teatro Biblioteca del Quarticciolo: uno spettacolo-reportage, che si interroga sulla vita.

Le locandine affisse sulle pareti interne ed esterne del Teatro Biblioteca del Quarticciolo riportano i volti di due donne e un uomo che sbirciano stancamente da dietro una finestra. Già nell’immagine scelta, La compagnia dei Lenna ha deciso e ha saputo restituire la carica amara e disperata che porterà in scena. Da una parte ci siamo noi: i clienti in fila; dall’altra loro: i lavoratori, i funzionari, gli addetti alla burocrazia. Una finestra che divide due mondi, quelli dell’attesa e quelli della frenesia, dai quali però, nel meccanismo di un roteante gioco di ruoli, non si salva nessuno. Non si fa altro che spostarsi da un luogo a un altro, da una parte all’altra della finestra, esattamente così come ci viene richiesto, fino a spersonalizzarci perdendo di vista quel che eravamo prima del nostro primo giorno di lavoro, prima di divenire vittime della veloce routine nella quale, inevitabilmente, si finisce per inciampare.

Lo spettacolo prende vita dall’ultimo romanzo di David Foster Wallace: Il re pallido (The pale king). Rimasto incompiuto prima del suo suicidio, il libro è una lente d’ingrandimento sulla vita di tre funzionari americani dell’Agenzia delle entrate, di cui viene messa in evidenza la ripetizione dei gesti e dei pensieri, portati eroicamente avanti nel disperato tentativo di sfuggire alla noia.
La Compagnia dei Lenna trasporta la trama del romanzo, originariamente ambientato in un paesino del Midwest, in Italia. I nomi scelti per i tre funzionari sono italiani, così come il loro accento che, volutamente o meno, tradisce in più passaggi la loro origine. L’errore di dizione, in questo caso, ci trasporta con una credibilità maggiore in un qualsiasi, ipotetico ufficio pubblico italiano, in compagnia di noi stessi, del nostro presente da funzionari del Sistema e del nostro passato, fatto da prime parole e sogni mai realizzati.

Quando il pubblico entra in sala, i tre attori/lavoratori sono già in scena. Guardano negli occhi gli spettatori che cercano posto, rompendo la quarta parete e comunicando che non c’è distanza, così come verrà dichiarato, man mano e più esplicitamente, lungo l’evolversi dello spettacolo. Sulla scena c’è un grande schermo, su cui verrà proiettata la giornata dei tre funzionari, dentro e fuori l’ufficio pubblico. Mentre le scene si susseguono, gli attori ripresi, ripropongono a vista gli stessi movimenti proiettati creando un tutt’uno tra l’immagine fantastica di loro stessi e quella reale.

Come l’occhio di un Grande fratello, sappiamo tutto di loro. Conosciamo le loro passioni chiuse in un cassetto, la forma del giocattolo che gli teneva compagnia da bambini, la presenza di psico-farmaci nelle loro case, le lattine di coca-cola bevute senza gusto, i pensieri rivolti verso motivi che, apparentemente futili, segnano invece il susseguirsi del tempo, il passare delle ore, che divide e avvicina il fatidico momento in cui verrà timbrato il cartellino. Le loro vite, piene e vuote allo stesso tempo, sono segnate dalla presenza di figli che non vedono abbastanza, divorzi e infruttuose tresche portate avanti, inevitabilmente, sul luogo di lavoro. Le loro vite, piene e vuote allo stesso tempo, sono segnate dalla presenza dell’infelicità. Dell’insoddisfazione. Uno dei funzionari ha appeso sulla parete di casa un poster del film “Easy Rider” che marca, ancor più nettamente, la distanza tra la vita sognata e quella reale. È davvero così difficile essere quel che si voleva? È davvero così scontato il dimenticare quel che si voleva, l’affidarlo solo a feticci, a un poster appeso in casa?

Uno stacco, quasi netto, divide la prima parte dello spettacolo dalla prima. Così, a una fase iniziale segnata da un grande uso dello schermo, segue una chiusa più incisiva in cui, gli attori, si rivolgono direttamente agli spettatori dando voce a tutte le domande inevitabilmente sorte lungo il corso della messinscena. “Cosa significa essere un fottutissimo essere umano?”. A questa questione, che potremmo considerare l’emblema dell’intero spettacolo, è direttamente Wallace a risponderci, suggerendoci che la chiave non sta nel rincorrere una delle tante e spesso inarrivabili qualità che la società moderna ci pone e ci impone come modello, ma nella capacità di avere a che fare con la noia: “Se sei immune alla noia non c’è nulla che tu non possa fare”.

Info:
HUMAN ANIMALE
Teatro Biblioteca Quarticciolo

5 e 6 aprile ore 21 / Prosa, TBQunder35

HUMAN ANIMAL

vincitore bando Funder35 | vincitore progetto Hangar Creatività

di Paola Di Mitri 

con Nicola Di ChioPaola Di MitriMiriam Fieno | voce narrante Alex Cendron

regia La Ballata dei Lenna

luci e visual concept Gennaro Maria Cedrangolo e Eleonora Diana | video e riprese Vieri Brini e Irene Dionisio

produzione La Ballata dei Lenna | produzione esecutiva ACTI Teatri Indipendenti | con il sostegno alla produzione Hangar Creatività/ Zona K Milano Factory Compagnia Transadriatica Principio Attivo Teatro | in collaborazione con Scuola Holden

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