HOME DELIVERY THEATRE @ città  di Prato: in strada con i fattorini della drammaturgia

“Se Maometto non va alla montagna,…” Così principia uno dei modi di dire più comuni e talvolta abusati del nostro Paese. In questo caso però calza davvero a pennello. Massimo Bonechi e Riccardo Goretti, nel ruolo della “montagna”, non hanno atteso che il pubblico convenisse in platea per loro ma hanno deciso di raggiungerlo per le strade della città in un esperimento di teatro a domicilio che con una perifrasi anglosassone diventa, appunto, Home Delivery Theatre. Nell’ambito del progetto Creazioni Urbane promosso dal Comune di Prato per il quarto anno consecutivo, STA (Spazio Teatrale Allincontro, di cui recentemente abbiamo già scritto) ha promosso questa iniziativa assecondando appieno uno degli obiettivi, ovvero, “favorire la creazione e il consolidamento di un tessuto sociale positivo”. E allora in un mercoledì sera d’inizio estate una coppia di teatranti sbarca con la propria vettura nelle strade della città.  

Qualcuno ha già definito il teatro come il connubio di uno spazio e di un attore in grado di interagire con esso e di modificarlo, cucendoselo addosso. Condividendo questa visione, potremmo dire che quello proposto da Massimo Bonechi e Riccardo Goretti è allora più che teatro: due gli attori in scena e un pubblico liquido che si limita a scendere in strada perché è il palcoscenico ad essere recapitato.

Questo in poche parole il progetto di Home Delivery Theatre dello Spazio Teatrale Allincontro: un menu di 5 testi di drammaturgia moderna e contemporanea in cui i partecipanti hanno precedentemente scelto la loro portata preferita a loro servita direttamente a domicilio nello spazio costruito intorno alla vettura che gli attori hanno usato per spostarsi. Solo due minuti per l’allestimento dell’estemporanea platea ai lati della strada e via che lo spettacolo può avere inizio. Amleto, Aspettando Godot, Cyrano, Il gabbiano, Psicosi delle 4:48: questa la rosa di scelte proposta con la quale i teatranti si sono cimentati, anche se i testi di Beckett e Cechov, in questa prima esperienza, non hanno incontrato la preferenza di nessuno.

Nei 10 minuti che hanno avuto a disposizione per ogni replica prima di trasferirsi in un altro luogo per crearsi un nuovo spazio, Bonechi e Goretti non si sono limitati ad una semplicistica riduzione, peraltro irrealisticamente realizzabile, degli originali. Una drastica selezione di battute e monologhi li avrebbe trasformati in meri dicitori, per quanto fini e competenti, privando il progetto di quella creatività che invece caratterizza i lavori di STA. I due hanno giocato sulla condizione di precarietà del loro palcoscenico traendo spunto dai grandi drammaturghi per un canovaccio sul quale hanno costruito, inventato, fantasticato, interagito. Non un’interpretazione quindi ma un dialogo con i personaggi o con gli stessi autori in cui i ruoli si sono facilmente scambiati in base al testo scelto per l’occasione. E non è ovviamente mancata l’improvvisazione che è andata crescendo tra una tappa e l’altra sulla base della reazione istantanea degli spettatori, magari semplici passanti, e della confidenza oramai assunta con il pezzo. Home Delivery Theatre recupera una tradizione antica di secoli in cui la drammaturgia era itinerante e le compagnie chiedevano ospitalità alle corti europee o semplicemente nelle piazze popolari per tramandare storie e miti che hanno costruito l’epos moderno, così come gli aedi avevano fatto nel mondo classico. Si esorcizzano così paure, ansie e patemi della tradizione teatrale nell’epoca della disillusione a tutti i costi, aggiungendo anche una vena ironica che parzialmente imputiamo alla toscanità dei due protagonisti. Un modo di prendersi in giro che non è burla ma tentativo di rilassare quella tensione costante che caratterizza i rapporti nel presente dei social network.

Sarah Kane, aspirante suicida, diventa una paranoica e vaneggiante visionaria, Cyrano un insicuro paladino troppo artefatto bisognoso di consigli per conquistare la sua Rossana, Amleto un Man in black con occhiale da sole che prova il suo celebre monologo sbagliando tempi e contenuti. Ognuno di questi personaggi viene rocambolescamente catapultato nel XXI secolo per dialogare con la modernità nel tentativo, secondo noi ben riuscito, di farci capire che, nonostante le sue peripezie e vicissitudini, la vita è pur sempre la soluzione migliore che potessimo trovare. E comunque è sempre un’alternativa più valida rispetto alla morte (“Questa accozzaglia di mali è meglio di un unico male ignoto”).

Letteralmente a fianco di un Bonechi che interpreta i protagonisti con piglio sicuro e un fondo di immancabile ironia, dallo spessore variabile, si trova un Goretti che si inserisce preponderante per correggere, ribattere, sdrammatizzare nel senso più vero del termine, togliendo cioè la drammaticità e lasciando spazio ad un cinismo che scatena ilarità senza risultare eccessivamente pungente.

Augurandoci che questo lavoro possa avere un seguito, magari con la possibilità di assistere anche alla rivisitazione dei due testi “non graditi” dal pubblico, crediamo che, nell’era della riconversione ambientale,  il progetto di Home Delivery Theatre dimostri che un luogo si può ricreare senza bisogno di sovrastrutture. L’uomo, e l’attore nello specifico, si dispone perciò in bilico tra l’architetto, capace di costruire, e il sarto in grado di cucire su di sé lo spazio intorno. Concedere infine al pubblico e ai cittadini in genere di accomodarsi in questo abito è stato certamente un grosso atto di condivisione e generosità.

Info

HOME DELIVERY THEATRE
di e con Massimo Bonechi e Riccardo Goretti
adattamento e regia Massimo Bonechi e Riccardo Goretti
a cura di STA Spazio teatrale Allincontro
con il contributo di Comune di Prato nell’ambito del progetto Creazioni Urbane 2019

Prato
10 luglio 2019

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