HAMLET TRAVESTIE @ Teatro Fabbricone. Un viaggio tragicomico dalle Vele di Scampia alla Danimarca

Al Teatro Fabbricone per la Fondazione Teatro Metastasio, la compagnia napoletana Punta Corsara mette in scena HAMLET TRAVESTIE, da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare, di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella, giocano con ironia e misura, contaminando la tragedia shakespeariana con la tradizione partenopea, mescolando la denuncia sociale con la commedia settecentesca e la performance contemporanea. HAMLET di Punta Corsara, in tournée da tre anni, è uno spettacolo originale, divertente, vivace e intelligente.

a cura di Alice Capozza e Sandra Balsimelli

Dieci panchetti tinti di rosso e una scena evocata solo dalle luci che identificano e trasformano spazi ed atmosfere. Un gruppo di personaggi colorati e chiassosi, musicali e accordati come un’orchestra perfetta, ci porta nel ritmo di una danza partenopea, in un vicolo di Napoli, tra i banchi del mercato e nelle vie malfamate, negli interni accaldati, nei cortili vocianti.

Una famiglia composita, i Barilotto: una vedova, interpetata dalla prorompente e verace Giuseppina Cervizzi; suo figlio Amleto (Gianni Vastarella) pensoso, depresso, in pigiama coperto da una ironica coperta di lana a scacchi che gli fa da mantello; la giovane futura nuora, Ornella, incinta (Valeria Pollice); il fratello della findanzata Vincenzo Salzano, che prende il ruolo di Laerte; lo zio (Christian Giroso), che sembra aver preso in mano le sorti pencolanti dell’attività lasciata annegata dai debiti, personaggio divertente, a tratti comico e surreale; infine il padre di Ornella e Laerte, Don Liborio, l’uomo di lettere, o’ Professore (lo stesso Emanuele Valenti). Il padre di Amleto è morto e, s’intuisce tra le righe, nelle confidente tra la madre e lo zio, si è tolto la vita per non saper più come far fronte ai prestiti concessi da improbabili strozzini, al soldo di Don Gennaro, il camorrista boss della zona.

In mezzo a loro, sguaiati, ironici, sanguigni, stona Amleto, giovane orfano dal nome dissonante, inconsolabile per la perdita del padre, diverso da tutti i suoi cari; anche la colonna sonora che lo accompagna, evocata dal battito imperioso del suo piede sul palco, lo distingue inesorabilmente dallo sfondo della sua vita: lui annunciato dalla musica folk americana di Where Do You Go To (My Lovely), che sa di ampi orizzonti; i suoi familiari dalle note ritmate del neomelodico napoletano di Io mi butterò per un’ora d’amore.

Stretta e soffocante appare l’atmosfera partenopea vista dagli occhi di Amleto che, inciampato nella storia del suo omonimo shakespeariano, vi s’identifica a tal punto da sognare la Danimarca e altri orizzonti dove fuggire, magari con la giovane fidanzata in dolce attesa. Ma i familiari, accussì tanta famiglia e accusì poco simili, non lo capiscono e prendono la sua diversità per follia.

Ed ecco lo stratagemma: proprio come nel testo antico, il teatro nel teatro diventa strumento catartico e terapeutico. Su consiglio du’ Professore, tutta la famiglia reciterà la tragedia, fingendo che lo zio abbia ucciso il padre del ragazzo, inscenando il suicidio di Ornella-Ofelia nella speranza di costringere Amleto ad uscire dall’ipnotica identificazione col personaggio e tornare alla realtà.

Ma, proprio come in Shakespeare, la finzione, che si mescola alla verità, mettendone a fuoco i confini, spinge il protagonista ad attuare la sua vendetta per caso, a compiere il proprio destino quasi senza comprenderlo: in un barlume di lucidità, questo contemporaneo Amleto partenopeo, intuisce la verità non confessata da nessuno e ne porta l’esito alle estreme conseguenze, scoprendo nella Camorra la colpevole della rovina della sua famiglia, sconvolto dalla connivenza omertosa e dalla tragica sottomissione.

Centrata, misurata, sapiente la drammaturgia di questo testo di riscrittura shakespeariana, permette di riassaporare in chiave spietatamente contemporanea il dramma di Amleto. Il pubblico ride divertito degli equivoci grotteschi che dilatano con coerenza sorprendente la trama fino alla parodia più estrema della sceneggiata napoletana, si appassiona al gioco di maschere velato d’amaro e verità, cogliendone anche l’aspetto doloroso dietro i toni farseschi e popolari. Come il monologo che il giovane recita di notte a voce alta, proprio nel vicolo di Don Gennaro e dei suoi galoppini, monologo che, nell’originale, il principe di Danimarca rivolge ai subdoli amici Rosencrantz e Guildesterne, ipocriti servi del potere; o come nel finale, quando, commesso ormai il suo delitto, Amleto ribadisce la sua condizione esistenziale che, ora, ha preso anche una fatale consistenza, chiudendo lo spettacolo con la sentenza La Danimarca è ‘na prigione.

Perfetto il meccanismo dell’interazione tra gli attori, sincronizzati, affiatati, estremamente puntuali nel definire spazi, immagini, azioni, sui musicali accenti della lingua partenopea, che comunica molto al di là del significato stretto dei termini dialettali, dando vita ad un mondo che per la durata di un’ora ci avvolge e convince. Uno spettacolo coraggioso capace di avvicinare in maniera nuova i giovani al teatro, presenti, per altro, numerosi in sala. Numerosi gli studenti incontrati dalla Compagnia Punta Corsara nelle scuole pratesi, confermando La Fondazione Teatro Metastasio non solo un teatro di alto livello per le produzioni e gli spettacoli ospitati in stagione, ma anche un efficace operatore culturale e sociale, motore per la città.

Nasce tra le vele di Scampia la compagnia Punta Corsara, un progetto teatrale unico e ben riuscito di impresa culturale della Fondazione Campania dei Festival per il Teatro Auditorium del quartiere napoletano. Dal laboratorio sociale e creativo diretto da Marco Martinelli e Debora Pietrobono nel 2007, oggi Punta Corsara è un gruppo teatrale napoletano di grande professionalità, costituito da alcuni dei giovani attori, organizzatori e tecnici che hanno preso parte al percorso. Punta Corsara, sotto la direzione dall’attore e regista Emanuele Valenti e l’organizzatrice Marina Dammacco, ha collaborato con tanti artisti della scena teatrale contemporanea, in questi dieci anni, come Danio Manfredini, Saverio La Ruina, Claudio Morganti, Roberto Latini, Motus e Virgilio Sieni, solo per citarne alcuni; ha fatto incetta di riconoscimenti della critica: dai Premi Ubu nel 2010 e 2012, fino al più recente Premio Hystrio Iceberg nel 2017. In HAMLET TRAVESTIE riconosciamo tutto l’imponente bagaglio di Punta Corsara, non solo della sua esperienza culturale e teatrale, ma anche sociale: sono più che degni eredi contemporanei della tradizione teatrale partenopea.

Noi simm’ na cosa sola, na sola famiglia”

Info:
HAMLET TRAVESTIE
da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare
di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Valeria Pollice, Vincenzo Salzano, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
aiuto regia Gianni Vastarella
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
collaborazione artistica Mirko Calemme
dramaturg e organizzazione Marina Dammacco
regia e spazio scenico EMANUELE VALENTI
foto di Enrico Gallina e Lucia Baldini
produzione 369gradi
in collaborazione con Teatro Franco Parenti
con il sostegno di Olinda, Armunia /Inequilibrio Festival, Fuori Luogo – La Spezia

Teatro Fabbricone, Prato
20 gennaio 2018

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