Al termine di un anno di lavoro con gli attori e a chiusura di un ciclo iniziato 4 anni fa con “Sussurri gridati” e “Sette”, Henrj Bartolini, attore e regista, porta in scena Hades, un omaggio all’Inferno dantesco. Nell’intimo spazio a disposizione (nuove repliche dal 21 al 23 settembre) gli attori del percorso teatrale che si conclude con questa rappresentazione hanno dato corpo e voce ai più celebri personaggi che il poeta toscano, sotto la guida di Virgilio, incontra nella sua discesa agli Inferi.
“Un luogo di scambio e di incontro tra realtà e sistemi di vita, fra modi di pensare e dimensioni che si tende a tenere separate”: con queste parole si presenta al pubblico lo Spazio teatrale Allincontro che ci accoglie, mimetizzato tra le abitazioni a ridosso delle mura cittadine. Non potremmo immaginare introduzione migliore per questa realtà che avvicina così tanto il pubblico alla finzione scenica da renderlo parte integrante di essa. Sicuramente anche gli attori non possono non percepire la nostra presenza così ingombrante e allo stesso tempo funzionale.
Infatti in Hades l’intento non appare quello di interfacciare il Vate con le anime maledette ma di rendere loro giustizia, facendole uscire dai versi scritti dal poeta come personaggi che, pur avendo già trovato il loro autore, sentono letteralmente il bisogno di scatenarsi e di trovare nuova linfa vitale raccontandosi in prima persona. Henrj Bartolini si affida alla formula del teatro-danza scommettendo su attori amatoriali che non esercitano professioni artistiche e che si sono però ammirabilmente messi in gioco in una prova che complessivamente ha saputo mantenere molto alto il livello dell’attenzione, complici i legami affettivi tra molti degli spettatori e la compagnia per cui sono stati molteplici gli applausi a scena aperta. Comunque crediamo che in molti casi siano stati più che giustificati in quanto la scommessa è stata vinta. Il gruppo nel suo complesso ha convinto affrontando con perizia e con serietà sia la recitazione sia le coreografie tra le quali abbiamo apprezzato particolarmente il balletto a due di Paolo e Francesca nonché il numero in solitaria di Circe. Molto efficaci a nostro parere anche la selezione musicale e la regia delle luci che insieme hanno evidenziato i momenti cruciali dello spettacolo, aiutando, crediamo, anche gli attori stessi ad immedesimarsi nei loro ruoli.
Dal fondo, immersi in un’atmosfera a tratti inquietante, fanno così il loro ingresso Caronte e Minosse, Semiramide e Cleopatra, Circe e Medusa passando per la regina Didone, il multiforme Odisseo e la coppia Paolo e Francesca, vittime del galeotto libro. Infine immancabili il cannibalico Conte Ugolino e Lucifero, l’angelo rinnegato, da portatore di luce a re del Cocito. E se nel poema Dante è confortato e condotto da Virgilio, quest’ultimo è ridotto a mera voce fuori campo (prestata dallo stesso Bartolini) lasciando solo e disorientato l’autore che non solo ha perso la sua guida ma anche il suo ruolo di narratore. Le anime infatti non hanno più bisogno di lui per sentirsi giustificate ed autorizzate a parlare. Esse rivendicano il loro diritto alla difesa come se il pubblico di fronte fosse una giuria popolare incaricata di intervenire sull’eterna pena inflitta loro “colà dove si puote ciò che si vuole”. E non la grazia sarà alfin concessa loro ma un’assoluzione non tanto dettata da cristiana misericordia ma da umana sensibilità. Investiti quindi del ruolo di giudici-confessori, agli spettatori Dante appare come mero testimone della storia, come Odisseo ed Enea discesi agl’Inferi prima di lui. Anch’egli, pertanto, non più all’Inferno ma nell’Ade, autore di un poema che non è più monito per le genti, modello di quella dissolutezza che prima o poi inevitabilmente il Dio cristiano punisce.
Così come nei poemi di Omero e Virgilio, anche nella Divina Commedia l’incontro con le anime defunte è un pretesto per lanciare profezie “a posteriori” in vista di un futuro che è già passato e che così sembrava già scritto, frutto di una volontà divina, poco importa se di un solo Dio o di un coro di dei “olimpici”. Mantenendosi fedele al ruolo profetico e rafforzando la modernità che si nasconde dietro le terzine dantesche, Bartolini ha curato anche i costumi che alternano scelte classiche, semplici ed efficaci, ad azzardi più stridenti ma altrettanto efficaci, come per la donna-Lucifero che fa il suo ingresso con un aggressivo corpetto di pelle e maschera da monatto, condivisa con il Caronte di apertura. Due guardiani dell’Ade che, come sarà per gli addetti al trasporto degli appestati, hanno qui il compito di accudire le anime malate, colpevoli di aver vissuto di quelle passioni che li rendevano umani.
Pur lasciando spazio a qualche licenza poetica, sostituendo con la loro parafrasi le terzine originarie, che noi avremmo preferito anche correndo il rischio di risultare troppo pedissequi, Hades di Henrj Bartolini ci è sembrato un lavoro ben costruito. Infatti, a partire da fondamenta tradizionalmente accademiche, ha saputo azzardare per restituire quello spirito umanistico del poeta-vate che, insieme a molto altro, lo ha visto anticipatore di quella fertile mentalità capace di ergere Firenze a capitale della conoscenza un secolo dopo di lui.
HADES
di Henrj Bartolini
adattamento e regia Henrj Bartolini
con Stella Baldi, Michele Bartoli, Ilaria Bonacchi, Kety Bonacchi, Luca Paoli, Andrea Papini, Laura Sciacovelli, Eleonora Sonni
a cura di Sta Musica e Teatro
Spazio Teatrale Allincontro – Prato
14 giugno 2019