Torna a Roma, in scena fino al 3 marzo al Teatro Palladium, GROTESK, RIDERE RENDE LIBERI!
Interpretato e diretto da Bruno Maccallini. Musiche dal vivo eseguite da Kabarett Ensemble (Vittorio Sonsini pianoforte, percussioni, fisarmonica, Vittorio Sonsini contrabbasso, Stefano Costantini tromba, Musiche originali di Pino Cangiolosi).
Oscar Grotesk, interpretato in una performance talentuosa da Bruno Maccallini, ci introduce in un Kabarett che prende le forme della satira e della denuncia politica agli albori del Nazismo, nella breve fase storica in cui è ancora possibile un accenno di riflessione pubblica; ci fa assistere, reinterpretandola, ad una delle espressioni della realtà culturale berlinese degli anni Venti, che con il suo spirito libertario rappresenta un ossimoro nel cuore stesso dell’anima tedesca, un paradosso, un enigma spiegabile solo con le parole di un ebreo tedesco, Eric Fromm, che ci racconta di un essere umano in costante “Fuga dalla libertà”. Anche il Kabarett, infatti, come l’Espressionismo tedesco, sarà definito dal nazismo Entartete Kunst, arte degenerata, del resto il primo diritto che i dittatori tolgono è quello del sorriso, resta solo un ghigno sarcastico: il loro.
La drammaturgia è tratta da "Ridere rende liberi" di Antonella Ottai (Quodlibet edizioni), testo di ricerca e ricostruzione storica, in cui si seguono le sorti di comici ebrei negli avvenimenti che si susseguono dalla Repubblica di Weimer all’avvento del Nazismo; nello spettacolo resta un intento esplicativo nel voler rievocare gli elementi essenziali del Kabarett berlinese, tratteggiando quella forma di spettacolo che si distinguerà da quella di puro intrattenimento diffusa nel resto d’Europa.
Grotesk riesce a farci immergere in quella frenesia creativa, in quell’esplorativo laboratorio culturale e artistico, che era la Berlino di quella determinata fase storica, attraverso canali espressivi che coinvolgono lo spettatore su piani diversi, scomponendo lo spazio scenico: filmati che raccontano e suggestionano con volti noti e scorci di una città vitale; la musica dal vivo dell’orchestra Kabarett Ensemble che esegue motivi noti in rivisitazioni ardite; immagini e icone del passato che non conoscono i confini di un’Europa, che anche a causa dei confini era in guerra; personaggi divenuti poi famosi per altre strade, e che però ancora connotano il Kabarett nell’immaginario collettivo: Marlene Dietrich, Kurt Weill, Bertold Brecht, Max Hansen; la voce fuori scena, secondo io narrante interpretato da Franca D’Amato, che ci racconta i ricordi di un padre testimone atterrito di quell’epoca.
E poi c’è Oscar Grotesk, cabarettista ebreo che illustra, con la sua poliedrica presenza sul palco, la storia della Shoah da una singolare prospettiva: quella dei comici ebrei sui palchi dei teatri berlinesi, fino al finale passaggio, perché ridere rende liberi, sul palco di un campo di sterminio; passa dalle battute non sense, concentrate nella prima parte dello spettacolo, a battute su soldi, sesso, famiglia, Patria e Dio, a quelle, nella seconda parte dello spettacolo, che hanno una più nitida denuncia politica.
Bruno Maccallini, coniugando eclettismo e perizia attoriale, ci regala la rappresentazione di un cabarettista multiforme, popolando il palcoscenico di personaggi vari e riportandoci in una società scomparsa, con sarti, ballerine, mercanti, barbieri…e poi c’è l’uomo con una sola borsa, che merita distinzione, perché quello solo è l’uomo tedesco. La voce profonda è ipnotizzante, passa da battute poco colorite, ma garbate, a battute sferzanti, delicate, ma dirompenti, appena si percepisce lo sfondo di morte a cui fanno riferimento.
Il cabarettista, ci spiega Oscar Grotesk, è anche prestigiatore: trasforma l’ordinario in straordinario, lo straordinario in ordinario; fa scomparire e ricomparire; in questo senso lo stesso Bruno Maccallini compie una vera magia, trasformando spettatori ignari in gerarchi nazisti, accompagnati da una elegante consorte, che immaginiamo impeccabilmente bionda.
L’attore, infatti, interpreta, nei momenti più coinvolgenti dello spettacolo, il comico ormai prigioniero nei lager che si esibisce davanti ai nazisti seduti in platea. È quello forse il momento in cui il rapporto di potere, come per magia, si capovolge, e ad essere libero è l’ebreo Oscar.
Info:
GROTESK! RIDERE RENDE LIBERI scoprilo sul nostro calendario
IL KABARETT AMARO AI TEMPI DI HITLER
dal 28 febbraio al 3 marzo 2019 al teatro Palladium
di Bruno Maccallini e Antonella Ottai
testo liberamente ispirato ai maggiori autori dell’epoca di Weimar
tratto dal volume “Ridere rende liberi” di Antonella Ottai
musiche originali di Vittorio Sonsini , canzoni di Max Hansen, Friedrich Holländer, Jacob Jacobs, Hermann
Leopoldi, Paul Lincke, Martin Roman, Kurt Weill
traduzioni dal tedesco Bruno Maccallini
adattamenti in italiano delle canzoni Franca d’Amato