GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA @ Teatrosophia: un tragicomico appuntamento al buio, pieno di sorprese

C’è sempre una sorta di trepidante eccitazione nell’andare a vedere una rappresentazione di cui non si sa assolutamente nulla: un po’ come andare ad un appuntamento… alla scuraglia (al buio), per prendere in prestito la misteriosa ed evocativa parola del titolo. In scena nel pittoresco e stile black-box Teatrosophia, dal 15 al 18 novembre 2018, GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA di Tiziano Scarpa ci regala, sullo sfondo di un’immaginario paesino del centro-sud, il complesso e tragicomico intreccio di vita di alcuni personaggi, sul quale sovrasta indiscusso l’ingenuo e schietto Scatorchio  interpretato da Silvio Barbiero, che ritroviamo dopo averlo apprezzato al Fringe Festival 2015

Scatorchio, innamorato di Sirocchia, se la vede sfuggire tra le mani conquistata dal rivale Cicerchio e sedotta dal suo ardore a fare l’amore con la luce accesa; al contrario di Scatorchio, che invece preferisce la scuraglia, che gli permette di vedere l’amata con gli occhi dell’immaginazione, che ritiene essere più veraci della lampada. Nel tentativo di riconquistarla, aiuterà il sindaco del villaggio a trasformare lo spazio circostante in una discarica di rifiuti che appesterà l’aria un tempo fragrante, e farà fuggire quasi tutti gli abitanti. Resteranno solo la vedova Capecchia e Scatorchio, prigionieri dei loro rimpianti, ed abbandonati dai loro grandi amori.

Grazie anche all’amichevole preavviso dell’attore, vincitore del Premio come Miglior Attore al Roma Fringe Festival 2014 dove lo abbiamo inizialmente conosciuto, il padovano d’adozione Silvio Barbiero, sin dalle prime battute è evidente che il testo è stato scritto in un linguaggio, verosimilmente del meridione, ma in effetti completamente immaginato. E diventa anche subito chiaro che, piuttosto che estenuarsi a pendere da ed interpretare ogni singola parola, lo spettatore – idealmente con qualche conoscenza di dialetti del sud Italia – dovrebbe lasciarsi guidare dal calzante connubio tra suono evocativo di significato e movimento espressivo dell’attore. La scena infatti è completamente spoglia, e solo l’attore, significativi giochi di luce colorata e l’immaginazione dello spettatore collaborano con complicità allo svolgimento dell’intreccio narrativo.

La profonda efficacia ed onomatopea delle parole del testo si incarnano nella capacità espressiva e versatile dell’intera figura dell’attore: nei suoi occhi, nelle rughe del suo viso, nei movimenti del suo corpo. L’intimo spazio di Teatrosophia è in questo senso perfetto, perché la stretta prossimità con l’attore permette allo spettatore di rendersi conto anche di piccoli gesti e nuance accennate, essenziali per l’apprezzamento dell’opera stessa. Il testo di Scarpa – similmente al Trainspotting di Irvine Welsh scritto in un inglese scozzese – può essere letto e gustato solo ad alta voce, e Barbiero offre la sua con fresca e naturale maestria: con un ritmo costantemente incalzante, è instancabile, come unico attore a calcare la scena ed a ricoprire i numerosi personaggi che affiancano Scatorchio: la sua amata Sirocchia, il rivale Cicerchio, il sindaco del villaggio, la vedova Capecchia, il nonno di Scatorchio, per menzionare i principali.

A conclusione della rappresentazione, Barbiero legge la poesia Lu gatto gattaro, sempre di Tiziano Scarpa, dedicandola al proprio cane che lo aspetta a Padova.

Le recensioni di Gufetto a GROPPI D'AMORE NELLA SCURAGLIA

GROPPI D'AMORE NELLA SCURAGLIA@Fringe Festival: l'irresistibile ingenuità popolare – Antonio Mazzuca (Fringe Festival 2014)
GROPPI D'AMORE NELLA SCURAGLIA: al Doppio Teatro il poetico testo di Tiziano Scarpa Antonio Mazzuca e Danilo Montaldo (Gufetto 2015)

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