GREGORY @ TEATRO DEI SERVI: l'autismo, non c’è aiuto eppure gridano! – ANCORA IN SCENA

In scena al Teatro De Servi fino al 6 marzo, GREGORY: UNA STORIA DI FAMIGLIA di Veronica Liberale per la regia di Nicola Pistoia: lo spettacolo affronta il tema dell’autismo di un figlio in una cornice di forte romanità familiare e con una regia lucida che si pregia di bravi interpreti e scelte registiche appropriate per raccontare con “umorismo” un enorme problema che è proprio delle persone affette da questo disturbo, ma è anche e ancora prima delle famiglie che devono affrontarne la quotidianità.  

Il Teatro De Servi, a nascondino nel Centro

Il Teatro dei Servi gioca a nascondino: tra piazza San Silvestro, la famosa fontana, dove volano monetine sonanti e sogni e ancora quel mitologico Tritone dei romani. È un Teatro che si sviluppa sue due livelli perché ha la Galleria. La cosa mi diverte ed è lì che mi metto comodo. Lo spettacolo dall’alto è godibile e non mi pare che tolga nulla. L’acustica è perfetta. Non c’è spazio in Sala perché chiedo alla redazione di Gufetto il giorno stesso di contattare l’Ufficio stampa e per fortuna il Teatro era finalmente già pieno!

Di cosa parla GREGORY? UNA STORIA DI FAMIGLIA

Gregory è un quadro d’epoca d’una romanità che rischia di sbiadire. Non è una storia lontana: siamo nel Capodanno del 1999 e oltre. Come suonava strana questa data a quel tempo: come certi contachilometri che stanno per girare… e azzerarsi nuovamente. Come un vecchio motorino abusato. Come qualcosa che non si ferma o va avanti comunque sino all’estremo delle forze. Qualcosa che inizia di nuovo. Ci sono tante cose nuove che accadono e hanno urgenza di accadere da lì a poco a casa di Maurizio: il serafico (almeno a tratti) proprietario di una ferramenta che ragiona in lire. Pragmatico.
Non si sa ancora bene in quell’anno, cosa sia davvero Internet: una parola “nuova”, un mondo nuovo, che in casa qualcuno, più di uno, vorrebbe ignorare. Ma è lì che tutto accade con una nuova velocità.

Gregory: al Teatro De Servi il ricordo di una Roma coriacea

Sono reminiscenze di una Roma coriacea come il duro cuoio che resiste tra le mura robuste dei palazzi popolari a poco dal Tevere. Lì dove le cucine profumano di parole portate sino alla strada e ricette di finocchiona da affettare, di calde zeppole da sgargarozzare
C’è un mondo raccolto e in processione perenne, fuori e dentro, che alimenta quell’incessante brusio dove la privacy non è ancora un concetto intellegibile.
La famiglia è la primigenia forma di società dove persino il nome del figlio diviene un diritto condiviso: Francesco per i genitori diviene Gregory per la nonna e senza diritto d’appello. La casa dove vivere è una scelta obbligata… Ogni cosa o questione non è personale: c’è un parlamento popolare anzi familiare dove si decide. Si parla certo, tanto, tantissimo ma alla fine a decidere sono loro i genitori anzi lei: Luciana. Matriarca indiscussa. Ogni questione passa per il veto di Luciana dunque, specie quando arriva la notiziona… Fiorella è incinta. Sta per arrivare un pupo! Il brusio si acuisce. Tutti vanno “de prescia”: la fretta dei romani mossi dal quotidiano dentro ritmiche consolari.
Il formicaio casalingo si popola di nuovo fermento. Ognuno si sente di dover fare la sua parte purché non da solo. È la regola cogente.

È un’artigianale catena di montaggio che infuoca quella trepidante vigilia di nascita. Ma Francesco o Gregory non è un bambino normale… almeno secondo l’accezione ricorrente di quel periodo e forse di questo presente: è autistico.

Veronica Liberale: GREGORY, una riflessione sull’autismo e la “normalità”

L’autrice, Veronica Liberale (qui anche attrice nel ruolo di Fiorella) butta l’occhio alla Filosofia e s’interroga e ci interroga su cosa sia davvero la normalità. La seconda parte della commedia prende toni più seri e affronta le problematiche delle famiglie italiane abbandonate dallo Stato: come spesso accade per questo e per tante altre spinose questioni. L’autrice denuncia apertamente l’inadeguatezza della legge 104/92 a tutela dei diritti delle persone con Disturbo dello Spettro Autistico.

La domanda che sembra venire fuori dalla pièce è: «Come si può curare una persona malata quando è il sistema per primo a essere malato?»

Poi si può disquisire (e l’autrice lo fa in realtà) se parlare di handicappati o diversamente abili. Cambia la parola ma il disagio rimane incollato e non cade. Ed è un disagio enorme per la persona e per la famiglia. Nel caos d’idee, concetti astrusi, si avalla la teoria di Bernard Rimland: lo psicologo e scrittore di Clevaland, che pubblica una ricerca sui disturbi da Autismo. Sembra che la causa sia da ricercare nella genetica, nei fattori ambientali e molto altro.
C’è un mondo intimo che l’autistico costruisce e continuamente o spesso tenta il contatto con l’esterno. Ricerca onestissima, almeno nei propositi, perché l’autore aveva un figlio affetto da questi disturbi. La Liberale non risparmia di puntare il suo indice e la sua penna verso “una società di merda” che vede il bambino come diverso, la scuola che non offre il necessario insegnante di sostegno. Non c’è aiuto eppure c’è un coro di famiglie che gridano!

GREGORY: La Regia di Pistoia, pulita e senza orpelli

La regia è di Nicola Pistoia: uomo di Teatro e veterano di tante battaglie consumate sui palchi di tutta Italia. Qui gli si affida una commedia che affronta con “comicità” (prima) il quotidiano di una famiglia e dopo con “umorismo” un enorme problema che è proprio delle persone affette da questo disturbo, ma è anche e ancora prima delle famiglie che devono affrontarne la quotidianità. La direzione è pulita. Pistoia elimina inutili orpelli e arriva subito alla recitazione che gli conosciamo: diretta, immeditata, priva di enfasi. Ci sembra che la commedia parta piano per poi salire d’intensità e avere uno slancio già a metà. Il crescendo è da attribuire al testo e alla stessa regia. Potrebbe essere voluto ma arriva netto questo cambio di marcia che mi affatica.

GREGORY: UNA STORIA DI FAMIGLIA: gli attori e le performance di Francesco De Rosa, Veronica Liberale, Francesca Pausilli, Stefania Polentini, Armando Puccio, Francesco Stella

Gli attori sono bravi e omogenei grazie all’abile regia ed esperienze professionali. È una commedia in vernacolo che restituisce alla platea un umore autentico di una certa romanità.
Maurizio è l’ottimo Armando Puccio: incarnazione del romano indolente ma che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia e alla ferramenta nonostante gli euri… Per portare avanti la baracca non fa sconti a nessuno né in lire e tanto meno in euro.
Luciana è Stefania Polentini: schietta e sincera sul palco come nel foyer quando con gli stessi toni esce a salutare il pubblico. Pesca le intonazioni, probabilmente, nella vita. Ci piace pensare così. Tra l’altro la vera moglie di Puccio si chiama Luciana: forse questo ha accesso la fantasia dell’autrice.
Veronica Liberale è Fiorella la sorella di Luciana nonché cognata, zia etc.. È tra i componenti della famiglia quella che ama approfondire certi argomenti, legge, studia. È lei che parlerà della terapia americana di quel Bernard.
Adriano è Francesco Stella: malato ma per fortuna solo di calcio. All’inizio tortura i nostri timpani quando nel suo ruolo di allenatore inveisce contro la sua squadra. Qualche buon maestro dice che in Teatro si deve far finta di gridare e non gridare davvero, ma lui e il regista preferiscono una interpretazione più verace. Dopo ci regalerà una recitazione vera e spontanea. Quando alla fine dovrà rifare l’allenatore griderà meno e i miei timpani ne saranno felicissimi.
Tamara è Francesca Pausilli: la moglie di Adriano nonché nuora e soprattutto madre di Gregory.  È vera. Spontanea e porta sul palco quella sincera romanità che la pièce racconta. Il grande assente della prima parte: il piccolo Gregory, nella seconda parte (la commedia è un atto unico in realtà) prende corpo e voce in Francesco De Rosa: bravo, intenso.

Dal Disegno Luci ai costumi alle scenografie: le scelte azzeccate di Pistoia 

Il disegno Luci è di Francesco Barbera: è essenziale. Evocativo di tante cose che non ci sono e che si chi chiede al pubblico di immaginare. Ci sono riflettori che bagnano da sopra in modo netto. I fondali bianchi assumono varie colorazioni. C’è cura e non mi dispiace. I costumi sono quelli di tutti i giorni e sono di Alessia Sambrini. Giusti.

Le scene sono geometriche. Essenziali. Legnose. Sono uno stimolo vivo per il pubblico a immaginare quello che è quell’appartamento dove si condivide la vita sopra e sotto: difatti c’è un palco sul palco forse per dare peso e importanza a quella vita speciale proprio come tutte le vite. E infatti Tamara guarda sotto per cercare il suo Francesco nascosto sotto il letto e forse da lontano c’è anche Luciana a scovare il suo Gregory. Tutto in quel quadrato dove l’ingerenza è l’unica regola da non trasgredire.

Visto al Teatro De Servi

GREGORY: UNA STORIA DI FAMIGLIA

di Veronica Liberale

regia di Nicola Pistoia

con Francesco De Rosa, Veronica Liberale, Francesca Pausilli, Stefania Polentini, Armando Puccio, Francesco Stella

17 FEBBRAIO – 06 MARZO 2022

Foto tratte dalla pagina del Teatro de Servi e dal profilo Facebook del Teatro De Servi

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF