GLORY WALL @ Teatro Vascello: uno show di alto livello intellettuale

Al Teatro Vascello è andato in scena GLORY WALL di Leonardo Manzan e Rocco Placidi presentato con successo alla Biennale Teatro 2020, spettacolo dinamico che tocca il tema della censura e presenta un Muro che si fa scena e diventa la Mente umana stessa nella sua complessità.

GLORY WALL – un Muro che si fa messa in scena

Un muro. Un enorme muro sul palcoscenico del Teatro Vascello che occupa tutta la scena e si fa messa in scena. Un muro che è la mente umana, così caotica e complessa, strutturata come il data-base di un computer, soggetta a virus che ne mettono in discussione il funzionamento – nel caso del cervello i cosiddetti virus non sono necessariamente un male, semmai urgenze dell'inconscio che chiede all'uomo quello che dovrebbe essere il suo fine primario: il riconoscimento della propria natura attraverso un dialogo costruttivo e onesto tra la sua parte più autentica e tra quella sociale.

Dalla Biennale Teatro, GLORY WALL è un teatro "antiteatro"

GLORY WALL presentato con successo alla Biennale Teatro 2020 (Migliore Spettacolo), è una commistione di tanti ingredienti, un teatro antiteatro dove confluiscono musica pop, performance arts, invettive filosofiche, provocazioni, qualche pene penzolante, un linguaggio multimediale e interrativo, letteratura, trash ( vedi voce Al Bano Carrisi), personaggi altisonanti nonchè martiri per eccellenza del mondo dell'arte ( Pasolini, De Sade, Giordano Bruno), il tutto completato da un attitudine punk ma anche pop – e di questo ci complimentiamo con i suoi autori Leonardo Manzan e Rocco Placidi che hanno evitato il pericolo di fare una palla pazzesca sulla censura ideando uno show di alto livello intellettuale ma anche fruibile da un pubblico più vasto grazie all'arma dell'ironia e al non prendiamoci tanto sul serio perché se no la gente si rompe le scatole e arriverà a maledirci per tutta la durata della pièce.

GLORY WALL: dal Muro un mondo di suggestione e input, mentali e sessuali

Potremmo dire tante cose su questo spettacolo, sprecarci in fiumi di parole sulle sue belle trovate, dall'intervista al pene vero di uno dei autori, ai buchi sui muri di tanto in tanto spaccati tra la lettura di un vocabolo di lingua italiana e riflessioni sui i veri artisti rivoluzionari, dalla divertente trovata della sigaretta da far accendere allo spettatore, alle dissertazioni filosofiche sul ruolo della censura nell'arte e su quanto gli artisti della globalizzazione siano censori su stessi.

GLORY WALL è uno spettacolo dinamico, in cui da un muro si può creare un mondo di suggestione e input, mentali e sessuali. É una pièce di matrice sperimentale che gioca con la cultura pop e la sua efficacia nel raggiungere un pubblico vasto e trasversale ma lo fa con intelligenza e senza scadere nel banale. É un'opera d'arte ma allo stesso tempo un prodotto commerciale, una perfetta rappresentazione post moderna.

Sulla questione censura non vogliamo dir nulla. Andate a vedere questo spettacolo e fate le vostre considerazioni a riguardo! Anche noi vogliamo essere a nostro modo con questa recensione pop e controcorrente allo stesso tempo. Parlavi di Glory Wall senza parlarvi della cosa principale di cui tratta, la censura. Non vogliamo sostituirci agli autori con considerazioni e impressioni sulla loro drammaturgia. A nostro modo vogliamo essere altrettanto provocatori e censurarci a fin di bene per non svelare il cuore della loro piccolo rivoluzione per il teatro e contro il teatro.
Schhhhhh ….

Teatro Vascello 13-18 ottobre 2020

GLORY WALL
di Leonardo Manzan e Rocco Placidi
con Leonardo Manzan, Rocco Placidi e Paola Giannini, Giulia Mancini
scenografie Giuseppe Stellato
luci Paride Donatelli
progetto sonoro Filippo Lilli
regia Leonardo Manzan
produzione Centro di Produzione Teatrale La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe
Miglior spettacolo de La Biennale Teatro 2020

 

DALLE PAGINE DI BIENNALE TEATRO 2020

GLORY WALL DI LEONARDO MANZAN

Lo spettacolo vincitore è Glory Wall, regia di Leonardo Manzan, che scrive il testo in coppia con Rocco Placidi.

La motivazione: “Il vincitore della Biennale Teatro 2020, Glory Wall diretto da Leonardo Manzan, è lo spettacolo che ha affrontato nel modo più innovativo e radicale il tema del Festival: la censura. Comprendendo che la censura è sempre una questione di potere. In questo caso il potere, o la sua mancanza, nel nostro teatro.
Il titolo stesso, Glory Wall, parla chiaro tramite l’allusione alla Glory Hole, con le relative connotazioni sessuali, e il concetto stesso di ‘muro’ che incombe pesantemente sul nostro mondo globalizzato. Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare se stessi e gli altri – e con l’importanza diminuita del teatro. Usando il muro come metafora non solo della separazione tra la scena e il pubblico, ma anche come simbolo della separazione tra idee, paesi e popoli in generale.
Il gioco che imposta con questo muro è radicale, coerente e molto immaginativo dal punto di vista formale, creando immagini e scene che riecheggeranno per molto tempo, interagendo con il pubblico attraverso minuscoli fori. Lo fa con un gioco nel quale è il regista di frammentarie parti del corpo, cioè mani, dita e polsi, che compiono micro-azioni attraverso questi fori. Lo spettacolo porta l’esperimento di Beckett con Not I a un livello superiore.
Manzan si accolla anche il compito di istruire gli spettatori nella recita di alcune parti del testo, invitandoli ad assumere vari ruoli riferiti a personaggi maschili della storia – Giordano Bruno, De Sade, Pier Paolo Pasolini – che sono stati censurati. Lo spettacolo così diventa interattivo in modo piuttosto particolare. Potrebbe anche essere inteso come un invisibile direttore d’orchestra, che impone allo spettacolo un ritmo vibrante e una cadenza avvincente per il pubblico.
Il modo in cui mette in discussione il ruolo e il significato del teatro oggi è provocatorio e inesorabile, ma allo stesso tempo dedito e impegnato. In conclusione, nell’Italia dove ‘la nuova scrittura e i nuovi drammaturghi’ sono stati per troppo tempo ignorati, malnutriti e poco sostenuti, è un piacere poter conferire questo nuovissimo premio a una nuova scrittura che non solo affronta il tema della censura posto dalla Biennale Teatro, ma offre anche al pubblico uno spettacolo impegnativo e molto divertente che recupera il potere del teatro. E della sua comunità”.

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