Giovanni e Paolo

Giovanni e Paolo

Le premesse che questo nuovo tributo ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino potessero essere interessanti, venivano soprattutto dalla biografia dell'autrice di questo testo teatrale, il magistrato trapanese Alessandra Camassa, che ha lavorato con Paolo Borsellino, e che ha avuto un percorso privilegiato, come ammette lei stessa, nell'osservare l'arduo e coraggioso lavoro del magistrato palerminato assasinato il 19 luglio del 1992 coi suoi agenti di scorta.

Da un punto di vista storiografico, in cui vengono raccontate le storie dei due giudici, andando a ritroso nel tempo, si evince un lavoro serio e meticoloso, nel fornire particolari sul vissuto e la formazione universitaria ( dai difficili anni della guerra, al primo confronto con cosa nostra fino ai successi in ambito accademico). 

La vicenda invece, legata a un incontro dopo 25 anni, dei due magistrati in una misteriosa villa siciliana, ci appare meno riuscita. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vengono presentate come due macchiette della commedia all'italiana, apparendo buffi e sopra le righe. Data l'importanza e la serietà che queste due importanti figure hanno nella storia della lotta alla mafia, ci sembra opportuno che da un punto di vista drammaturgico e registico questa idea vada riveduta.

Se i due giudici devono confrontarsi sullo stato attuale della mafia in Italia, forse sarebbe meglio dargli una parvenza più seriosa riscrivendo determinate battute con un enfasi diversa e calibrando la vicenda inventata. La regia, a sua volta, invece di strizzare l'occhio al grande pubblico dovrebbe essere più rigorosa e meno pop. 

Pessima la scelta di far vedere sul grande schermo lo stralcio di una fiction su uno dei due magistrati. Più che altro perché leggere che tale fiction è stata trasmessa su rai uno, interrompendo la dimensione onirica in cui dovrebbero muoversi i personaggi, è uno scivolone non da poco, benché duri solo un minuto. Alternare una storia documentaristica a una onirica non è cosa semplice. Sarebbe meglio inserire tale materiale di repertorio all'inizio della pièce o alla fine, o perlomeno non con il logo di una rete televisiva.

Le musiche, non ci sono sembrate azzeccate, in particolar modo " The Logical Song" dei Supertramp, come happy end era davvero di pessimo gusto. Non stiamo parlando di due idoli pop che vanno ossannati come se fossero i vincitori di una reality show o due popstar, ma di due uomini che sono morti per mano della mafia e per la loro sete di giustizia. A tal proposito anche in tal senso occorreva una scelta delle musiche più rigorosa. 

Per quanto riguarda il versante degli interpreti maschili, abbiamo assistito ha delle buone performance attoriali. Il problema è il modo in cui sono stati diretti che come abbiamo già scritto non ci sembrava consono al tipo di vicenda. Diverso il discorso delle due interpreti femminili, la cui interpretazione in un caso c'è sembrata poco naturalistica nell'altro inesistente.

L'idea di trovare dei documenti sulla storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in una villa è buona ed è stata svillupata con accortezza. Soffermandosi però soprattutto sulla vicenda biografica e storiografica e calibrando quella romanzata lo spettacolo potrebbe centrare l'obiettivo che si propone, mantenere viva la memoria di due eroi. 

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