GIORGIO, della compagnia Garofoli/Nexus, è un una, cento o mille storie di un padre e di un figlio che ne raccoglie ogni regola ed ogni errore, per raccontarla attraverso una full immersion temporale e sensoriale. In scena anche oggi, 11 dicembre al Teatro Studio Uno …

Lo scheletro dello spettacolo si articola principalmente in questo rapporto padre figlio, fatto di vecchi film anni ottanta e sigarette che intossicano l’anima di una famiglia ternana che, come molte altre, subisce senza accorgersene la crisi/rinascita di fine secolo.
Giuseppe, il figlio protagonista, porta la platea a rivivere tutti i passaggi per lui fondamentali che servono a delineare le sembianze del padre e lo fa servendosi di piccoli intermezzi musicali, cinematografici e di danza, come fossero utili post-it artistici che lo aiutano a capire chi è guardandosi indietro.

Colpisce molto la scenografia, curata da Andrea Simonetti, costruita da un grande muro dove sono appesi altri oggetti che riesumano la figura del padre ma anche la storia personale di Giuseppe, perfettamente aderente alle mode del periodo, dalla break dance ai primi, mitici videogiochi.
Principalmente, il fatto che vengano spesso utilizzati mezzi di comunicazione quali vecchi televisori, radio o diapositive in bianco e nero, porta il protagonista a scansarsi per “dar voce” a questi strumenti, che di lì a breve riusciranno a imporsi nelle nostre vite.

Questo spettacolo non è solo il racconto di un rapporto famigliare ma anche di una città, di migliaia di realtà che cambiano, e cercano un oasi sicura per non perdere la loro identità, cosi come Giuseppe in questo spettacolo ritorna alla danza e alla memoria di un uomo che era molto di più che un padre.

SCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF