Nel quartiere Trastevere nello spazio del Cantiere 2000, il 14-15 dicembre è andato in sce GINETACCIO un monologo storico-biografico per il toscanaccio Gino, campione del ciclismo negli anni 30’ ha ricordato le sue gesta d’uomo e di sportivo, con l’interpretazione di Matteo Malfetti e la regia di Andrea Ferri.

In una sala un po’ solitaria, in una scena sgombra e forse troppo piena di parole, il monologhista Malfetti ha dato voce alla storia di Bartali, sforzandosi di evocare ricordi e di far apprezzare la figura umana del ciclista toscano. Il testo sazio di parole, sconfina un po’ e si allontana dalla motivazione che oltre ad essere civica, ludico-conoscitiva, deve essere principalmente teatrale.
Il tempo scorre in fretta come una pedalata del campione sulle due ruote ma purtroppo imbocca strade diverse, mixando troppi aspetti che ai fini scenici risultano superflui.

La metamorfosi è sempre un azzardo. In questo caso specifico, pur riconoscendo delle doti attoriali al protagonista ( in primis buona dizione, padronanza scenica, sicurezza espositiva) è forse preferibile ridurre o attenuare le maschere.
Azzeccata la durata della performance, positiva la scelta di non utilizzare la bicicletta ma lo spazio scenico andrebbe riempito di accorgimenti e supporti in modo da far fruttare fini per poter usufruire dei mezzi!
Consigliamo di ridurre gli scenari, ampliare il racconto delle emozioni, asciugare il testo, riducendo note e precisazioni. Inoltre, andrebbero valorizzate meglio le luci e perfezionate le pause.

In fin dei conti, eroismo e resistenza sono temi attualissimi. La nazionalità, la cittadinanza e lo sport, catalizzatore dello spirito nazionale e di fratellanza tra popoli è un’urgenza e una problematica sotto gli occhi di tutti. Continuare su questa pista è indispensabile, con l’auspicio di raggiungere obiettivi e traguardi sempre più distanti con l’aiuto tangibile del palcoscenico teatrale, punto di inizio e di arrivo di ogni spettacolo.

SCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF