FLEXN@NapoliTeatroFestival: anche il teatro balla il freestyle

Flexn è una creazione collettiva, una “danza di strada” nata dall’idea del coreografo Reggie Gray e del regista Peter Sellars, in scena il 2 e 3 luglio al Teatro Augusteo per la rassegna Napoli Teatro Festival. Con la comunità di danza Flex di New York e le musiche di Epic B. 

Flexn è un particolare genere di movimento e di espressione del corpo, di origine giamaicana, nata nei reggae-club e dilagata nel 2015 in America, nei quartieri off della zona di Brooklyn. E' una danza di strada che reca in sé un messaggio politico, riuscendo a semplificare argomenti molto complessi e problemi di vita. Attraverso questo innovativo linguaggio, Reggie Gray, pioniere della danza flexn, e il regista Peter Sellars insieme ai 15 ballerini della flex community di New York portano dall'armeria di Park Avenue alla scena napoletana del Teatro Augusteo il disagio sociale e la cultura del movimento dei sobborghi neri. Hip hop, break-dance, free-style, rap: Flexn è uno spettacolo al confine tra danza e teatro fisico che esprime protesta, stati emotivi, temi autobiografici, ribellione contro l'ingiustizia e la discriminazione razziale e la violenza del duro sistema sociale americano. Nello spettacolo il bianco e il nero sono due colori che catturano subito l’attenzione: i led illuminati ad intermittenza, linee stilizzate che ricordano pezzi del tetris o i muri di un labirinto, fanno da sfondo ai 15 ballerini americani sul palco.
Lo spunto per la creazione dello spettacolo nasce dal tragico episodio di cronaca legato ad Eric Garner, un afro-americano ucciso da un poliziotto bianco a cui seguì qualche giorno dopo l'uccisione di un ragazzo nero, Michael Brown: sulle note della canzone My immortal viene ricostruito il processo per l’omicidio dei due giovani, la cui colpa ricade su un innocente ragazzo di colore (lo vedremo poco dopo imprigionato da una pesantissima catena umana creata dall'ensamble del corpo di ballo), mentre il poliziotto, immortala la sua ridente soddisfazione per lo scampato pericolo in un selfie con il giudice.

Le musiche di Epic B, artista rapper newyorkese, tra le cui influenze troviamo Notorious B.I.G, Jadakiss, Missy Elliot, Ludacris, Kanye West, e Major Lazer, ma anche dagli Evanescence, Eminem, Aguilera, Timberlake, accompagnano i singoli quadri, i racconti, le storie personali. Forti ed intense le immagini create per rappresentare le intime realtà dei ballerini, le cui sofferenze ci colpiscono con la stessa potenza e velocità dei loro movimenti: c’è chi è in lotta tra il bene e il male, chi tenta di reagire e chi si fa sopraffare dall'impotenza, chi si impicca, chi si fa un'analisi di coscienza davanti ad uno specchio, chi impazzisce, chi ricorre alla droga e alla violenza, chi invece cerca di ritornare alla vita, chi prova disperatamente ad amare e chiede di essere amato.  Tante e diverse le storie, spaccati dolorosi di violenze e soprusi, legate insieme da un finale che sembra lanciare un messaggio di speranza: i singoli corpi prima stesi al pavimento e poi ripiegati su se stessi come foglie iniziano lentamente a rialzarsi sulle note di Bring me to life per poi scatenarsi tra il pubblico, qualcuno, tra loro, schiaccia anche il 5 ad un bambino riccio e biondo che è in braccio al padre e che applaude i dancers con interesse e partecipazione. Alcuni spettatori sono andati via durante lo spettacolo.
A noi, invece, è davvero piaciuto: belli, ribelli, vivi e dalla cifra coreografica innovativa. Flexn è un vero atto creativo e rivoluzionario, che unisce “la borghesia” e “la strada”, quella dei quartieri off, dove la sofferenza non si tiene, ma divampa: un contrasto solo apparente e che solo il teatro sa riproporre ad arte. 

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