UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA con la regia di Eugenio Barba in scena al Teatro Cantiere Florida di Firenze nell’ambito del Festival Materia Prima, a cura di Murmuris. Protagonista l’attore e danzatore Premio Ubu Lorenzo Gleijeses. “La danza di insetto” di Gregorio Samsa diviene emblema dell’allucinata condizione contemporanea dell’artista.
a cura di Francesca Valente e Sofia D’Andrea
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GREGORIO SAMSA: la mia danza di insetto

Scena buia. In partiture luminose e musicali di Mirto Baliani, si fa spazio, con apparizioni fulminee e striscianti, il corpo di Lorenzo Gleijeses, novella metamorfosi del celebre personaggio kafkiano Gregor Samsa, sotto forma di danzatore impegnato nelle prove di uno spettacolo al debutto. “Chiare, fresche et dolci acque”. La pura voce di Eugenio Barba, il maestro coreografo temuto e amato che mai appare, irrompe in scena e intrappola il danzatore Gregorio in rettangoli di luce, in un’ossessiva ripetizione di gesti, alla ricerca di una perfezione che l’artista sente di non poter raggiungere. I movimenti sono inizialmente minimi, accompagnati da una musica fatta di bisbigli e suoni quasi gutturali, ma diventano, via via che la luce si allarga, sempre più incalzanti e amplificati dalla musica in crescendo, fino ad una corsa sul posto verso un sole lontano. “La mia danza di insetto” la definirà Gregorio Samsa parlando con il padre: questo sono i movimenti convulsi del corpo del danzatore nello spazio nero del palco.
GREGORIO SAMSA: Il danzatore, l’artista, l’automa

Ossessivamente la prova continua anche quando la scena cambia e si sposta in un asettico appartamento bianco, nella ripetizione dei gesti quotidiani, come la doccia, la preparazione della cena, la visione di un documentario sugli animali in televisione. Accanto al danzatore, suo piccolo correlativo oggettivo, compare un tondo robot aspirapolvere, che pulisce estenuantemente, in una crescente ansia di controllo della scena. I suoi colori richiamano quelli dei vestiti di Gregorio Samsa e i movimenti ricalcano quelli del danzatore, che prova e riprova la sua coreografia cercando a controllare il corpo con la precisione di un automa. Nella magistrale interpretazione di Lorenzo Gleijeses, i movimenti continuano identici anche quando la musica cambia, alternando alle dissonanze brani della tradizione musicale partenopea o un classico come “The sound of silence” di Simon and Garfunkel.
Personaggio kafkiano e danzatore: Gregor e GREGORIO SAMSA
Interrompe a tratti i movimenti ossessivi del personaggio la comunicazione con alcune figure fuori scena, la fidanzata e il padre. Nessuno di loro tuttavia allontana realmente la solitudine del danzatore: ogni tentativo di dialogo avviene attraverso messaggi registrati o telefonate e la voce degli altri personaggi, quella cioè di Maria Alberta Navello e Geppy Gleijeses, rimane flatus vocis, in un impossibile reale scambio. Alle battute che ricostruiscono la personalità di Gregorio e le sue relazioni con gli altri, si alternano passi tratti dalla Lettera al padre e dalle Lettere a Milena di Kafka, che sovrappongono la biografia dell’autore alla vicenda del danzatore. Il celebre risveglio di Gregor Samsa nella Metamorfosi diviene poi il sogno narrato da Gregorio alla sua psicanalista: nell’incubo il protagonista non può andare in scena per l’atteso debutto e rivive la trappola dello scarafaggio. L’alienazione del novecentesco impiegato Gregor Samsa diviene la condanna dell’artista Gregorio Samsa, che si sente non solo inadeguato rispetto alla figura del padre, ma irrimediabilmente lontano dallo stato di natura, che ricerca nella finzione dei documentari televisivi.
lA REGIA DI Eugenio Barba: strada di fuoco che porta al buio

La progressiva perdita di lucidità del protagonista, a causa di quella velocità contemporanea emblematicamente rappresentata in scena da una tv che diviene strumento della personale via crucis di Gregorio, diventa desiderio di fuga: il protagonista deve percorrere la sua “strada di fuoco che porta al buio” e, sulle note della “Casta diva” di Donizzetti, corre verso un sole basso sull’orizzonte singhiozzando.
Inimitabile la traccia della regia d’autore: Eugenio Barba, da grande pedagogo del teatro occidentale, modifica il concetto di lavoro dell’attore avviato da Jerzy Grotowski, suo maestro e amico, attraverso una pratica che porta l’attore a contatto con la propria ricerca interiore. Uno spettacolo potente e mai didascalico, che proietta lo spettatore nell’allucinata e scabra realtà kafkiana.
Visto il 1 dicembre 2022 al Teatro Cantiere Florida, Firenze
UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA
regia e drammaturgia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley
con Lorenzo Gleijeses
musiche originali e partiture luminose Mirto Baliani
oggetti coreografici Michele Di Stefano
consulenza drammaturgica Chiara Lagani
scene Roberto Crea
voci Eugenio Barba, Geppy Gleijeses, Maria Alberta Navello, Julia Varley
assistente alla regia Manolo Muoio
ufficio stampa Rosalba Ruggeri
produzione Teatro Biondo, Gitiesse Artisti Riuniti, NordiskTeaterLaboratorium