Ad aprire la nuova stagione TRAM del Teatro della Limonaia, prima casa di formazione di Oscar De Summa, RETTE PARALLELE SONO L’AMORE E LA MORTE, primo studio in anteprima, prodotto da Atto Due. Un monologo intenso e complesso, carico del significato più profondo delle forze che danno senso alla Vita, all’Amore, alla Morte.
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RETTE PARALLELE: De Summa torna al monologo

Per Oscar De Summa il Teatro della Limonaia, dove lo abbiamo già apprezzato ne LA SORELLA DI GESUCRISTO (recensito su Gufetto), è un luogo familiare che lo accoglie con affetto, per l’anteprima del suo nuovo lavoro RETTE PARALLELE SONO L’AMORE E LA MORTE. Prende vita sul palco il racconto di un ricordo, di una storia, che, seppur piccola e sprofondata nelle radici della provincia d’origine dell’autore, sa volare altissima tra le pieghe della filosofia, della fisica quantistica e della ricerca spirituale sul senso della Vita, quando s’incontra con le forze ancestrali dell’Essere, capaci di illuminare non solo le vicende dei protagonisti – immaginati o reali – ma anche gli occhi degli spettatori, commossi e partecipi.
Dopo LA CERIMONIA e INDOMABILE E’ LA NOTTE De Summa sceglie di nuovo la forma che gli è più congeniale: il monologo. Da solo, sul palco spoglio, vestito di nero, con un leggio, un microfono e una consolle, gestisce l’intero spettacolo con l’alternarsi di voci e personaggi che animano il racconto. Dalla sua postazione De Summa governa anche tutta la complessa cornice musicale, con campionamenti, tracce e arrangiamenti originali di celebri canzoni di David Bowie (Heroes, Space Oddity, Life on Mars – quelle che abbiamo riconosciuto) che fanno da colonna sonora piena e significativa all’intera vicenda, trasformando il Duca Bianco in un coprotagonista della storia.
RETTE PARALLELE: intreccio di “basso” e “alto”
Tanto è informale l’atmosfera che il monologo di De Summa inizia senza iniziare: a luci ancora accese ci dichiara che avrebbe voluto “scrivere una bella tragedia, magari con una valenza sociale che ci faccia sentire anche un po’ in colpa” – lanciando una prima stoccatina ad un certo teatro civile – ma presto alza il livello di gioco, addentrandosi in questioni più complesse: il pensiero scientifico che cambia il modo di vedere il mondo; la multidimensionalità della fisica dei quanti e gli esperimenti ancora senza risposta; il testimone che cambia sensibilmente l’esperienza. E una serie di domande che da queste considerazioni scaturiscono: esistono le coincidenze? Esiste una realtà oggettiva e logica? Ecco che il racconto si fa interessante e prende vita la vicenda di “quei due”, da cui l’attore entra e esce cambiando anche posizione dal proscenio alla postazione dietro al leggio. Disegna i tratti, i caratteri, e i destini intrecciati di Lei, Maria Rosaria – dritta, alta, colta, che si muove per linee ortogonali – e di Lui, Peppino – il suo antagonista e improbabile innamorato, che fa ghirigori di noia sulla sua enduro. Due rette parallele, due universi opposti che non si sarebbero mai incontrati, se non fosse stato per il gioco delle coincidenze, pronte a cambiarne il destino con un semplice “bum”, un evento che modifica per sempre il futuro. De Summa in tutto il monologo intreccia con un ritmo perfetto e una affascinante geometria del testo, il comico, fatto di battute e atmosfere quotidiane del racconto, e l’alto, la riflessione, il commento, la filosofia, trasformando la profondità della sua voce per ogni innesto, sospeso a guardare la vicenda di beata ignoranza da una consapevolezza altra.
L’AMORE E LA MORTE: ultimo movimento

“Ma attenzione: non è una storia d’amore” ci avvisa. Ormai però De Summa ci ha conquistati, viviamo l’alternarsi di emozioni di Maria Rosaria e Peppino, parteggiamo per loro e non ascoltiamo la sua raccomandazione: ridiamo tra le note scomposte di Bowie, siamo incantati come una festa di paese, con i cuori indomiti, siamo lì nella notte nel vicolo, dentro ai corpi dei personaggi, cantiamo anche noi sguaiati e ci sentiamo sulla luna! Ecco che la caduta è più rovinosa, il tonfo più doloroso – per i protagonisti, ma anche per il pubblico – quando il diavolo-dubbio si insinua dal centro della terra fino al cielo tra gli angeli, quando vediamo il prugnolo nel roseto. Un concerto di precisione tra musica, parole, silenzi, un intreccio di comicità e dramma, dove le luci si abbassano lentamente in scena incorniciando la figura dell’attore, fino al buio della notte, l’oscurità, l’unica dimensione dove due anime si possono incontrare. La morte impone il coraggio alla vita. La paura di non essere niente per nessuno, di perdersi nell’infinito. Il dolore e la malattia procedono silenziosi accanto alle nostre vite. Rette parallele.
Gridiamo allora anche noi a gran voce Is there life on Mars? Possiamo credere nel sogno? Se è vero che il tempo e lo spazio non esistono nella fisica quantistica, che i nostri atomi sono intrecciati con quelli di tutto l’universo infinito, allora qui, in questa sala, abbiamo assistito ad un nuovo esperimento: tra attore e spettatore si crea una connessione unica e irripetibile, una relazione fatta di presenze. E capiamo forse in questo incontro di emozioni l’esperimento matematico dei fotoni nel circuito: il testimone cambia l’esperienza. Ecco il teatro.
Ho acceso un fuoco di parole nel cuore nero della notte per poterti guardare negli occhi, ma non avrei dovuto, perché è nella notte e solo lì, mi sembra di capire, che due esseri umani si possano incontrare. E io non ne ho avuto il coraggio. Perdonami.
Visto il 4 novembre 2023, al Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino, Firenze
RETTE PARALLELE SONO L’AMORE E LA MORTE
di e con Oscar De Summa
Progetto luci e scene Matteo Gozzi
Progetto sonoro Vladimiro Bentivogli
Produzione Atto Due