Il Teatro di Rifredi con Fondazione Teatro della Toscana apre un mese dedicato alla nuova drammaturgia siciliana con l’ultimo spettacolo di Emma Dante in prima regionale PUPO DI ZUCCHERO. LA FESTA DEI MORTI, della Compagnia Sud Costa Occidentale, a cui seguirà l’atteso IMMACOLATA CONCEZIONE di Vucciria Teatro il prossimo 17-19 novembre; dopo aver ospitato nel solco del teatro siciliano già negli anni scorsi Misericordia e La Scortecata della stessa Dante, Tindaro Granata e vent’anni fa un giovanissimo Davide Enia (recensiti più volte e apprezzati sulle pagine di Gufetto). PUPO DI ZUCCHERO un impasto magico, un dolce di festa, un dono ai defunti, una poesia per lo spettatore.
A cura di Martina Corsi e Alice Capozza
Contenuti
PUPO DI ZUCCHERO: un viaggio onirico per la festa dei morti

È la vigilia del 2 novembre e un vecchio dal corpo tremolante ’nzenziglio e spetacchiato, Carmine Maringola, vive l’attesa della festa dei morti nella sua casa vuota e solitaria. Nel buio trilli di campanelli annunciano una nera nuttata di magia e dialogo con il mondo invisibile dell’Aldilà. Il vecchio, curvo sul panchetto, unico elemento presente nella scena nera, attende con pacienza napoletana che l’impasto lieviti, così da poter dare forma al suo PUPO DI ZUCCHERO, puppaccena tipico dolce siciliano per la notte dei morti, da far trovare ai bambini al risveglio insieme a frutta martorana, torte, pastiera, tarallucci, caramelle e biscotti. Come per tutto il Sud, non solo d’Italia, el dia de los muertos è occasione di incontro, memoria e contatto col mondo dell’Ade, vivo e vivido nel ricordo dell’amore dei propri cari estinti. Come apparizioni, angeli custodi alle spalle del vecchio, eteree e delicate le tre sorelle, lo cullano come un bambino con la ninna nanna siciliana di Rosa Balestrieri soavemente cantata a cappella. Finalmente il vecchio si addormenta per dare vita ad un viaggio onirico popolato dell’intera famiglia, nei ricordi sconnessi, ma potenti, della vita andata.
PUPO DI ZUCCHERO: il racconto collettivo di storie intrecciate

Così si apre la narrazione collettiva in questa notte dei ricordi, in cui viene raccontata la storia degli abitanti della casa del vecchio che aspetta, tra un rosario e una preghiera, tra risate, danze, malinconia e assenza. Nella casa i morti riprendono vita, si incrociano le storie: la madre, una curva mammina francese, tutta la vita in attesa del marito disperso in mare; il padre marinaio, rimasto sempre giovane e allegro nel ricordo del figlio ormai vecchio; le tre sorelle inseparabili che facevano ‘nvidia alla primmavera Rosa, Primula e Viola – com’erano belle, una pregava, una cantava, una ballava, in questa casa era sempre una melodia – ma maritate con la morte e portate via dalla malattia ancora ragazze e bambine; il fratello adottivo, Pasquale, che sape’ fare tutt’e ccose, esuberante ragazzo venuto dal mare. Ha spazio anche l’amore in questo carrello di vite intrecciate: la relazione tormentata di zia Rita e Antonio, che si concluderà tragicamente, a cui il vecchio ripete chistu ‘unnè ammore; l’amore romantico tra il bel Pedro, ballerino di flamenco e la sensuale Viola, che lo fa farneticare e diventar loco. Tante vite, vicende che si intrecciano sul palco, che si animano nei ricordi, appaiono e scompaiono davanti agli occhi dello spettatore, come nella mente del vecchio che li sogna.
PUPO DI ZUCCHERO: gli attori, un quadro in continua mutazione

Assistere a questo spettacolo è come trovarsi di fronte a un quadro in movimento frenetico, ad un caos armonico: la scena si riempie, si svuota, si anima e si ferma, si arreda della casa di famiglia, dei balli, echeggia della musica, volteggia nei balli per festeggiare il ritorno del padre dal mare, rimbomba dei calci di Antonio, nel dolore, negli abbracci: come la vita. I personaggi si affollano, si sovrappongono, senza posa, affastellati come pensieri fugaci, sostano nelle sospensioni, e tornano a correre nello spazio infinito e avvolgente, nell’estasi in cui trascinano lo spettatore incantato. Le storie, seppur perfettamente intellegibili, sono raccontate più dalle azioni che dalle battute – che in proporzione sono pochissime: ognuno è legato ai propri gesti, i propri oggetti, al proprio ritmo, ogni movimento è misurato nella consonanza collettiva degli attori per creare una scena estetica e visionaria. Impossibile distogliere lo sguardo da quello che avviene sul palco, anche se la ricchezza è tale da perdere inevitabilmente qualcosa, si ha l’impressione di stare di fronte ad un prestigiatore: non conosciamo il trucco, ma restiamo ammaliati dal prodigio. Colpisce la geometria impeccabile e l’estrema pulizia dell’azione scenica, questo caos è figlio della precisione registica di Emma Dante, che fa apparire tutto perfettamente armonico e ritmato, come nei volteggi scenici di Misericordia.
PUPO DI ZUCCHERO: la memoria è cibo per l’anima

Il rosario stretto tra le mani dal vecchio, diventa una catena di relazioni tirata nella diagonale della scena, mentre la musica incalza e gli attori ballerini saltano da una parte all’altra dello spazio, finché tira, tira, tira, dall’altra parte non c’è nessuno: d’improvviso la scena si svuota, per lasciare il vecchio solo e stanco col fiatone in un angolo del palco scuro. Ancora sentiamo gli echi delle vite che hanno preso forma, dei colori vividi e sgargianti dei costumi degli attori, il sapore dolce e amaro delle loro storie, ma adesso il vecchio si trascina lento e ripiegato ad impastare il suo PUPO DI ZUCCHERO. La pasta non cresce, ha bisogno di essere rianimato, come la vita, per la quale il vecchio non ha più la forza dint’ e mani, la sua vita ferma che, in contrasto con il movimento dei morti, ha l’odore della polvere e di una solitudine che consuma l’anima, fino a mangiarla la stessa pasta come a nutrirsi dei suoi stessi ricordi. La ricetta del dolce è descritta nel Lo cunto de li cunti di Gianbattista Basile, a cui PUPO DI ZUCCHERO è liberamente ispirato, un rito per richiamare i defunti, un impasto magico, che prende finalmente forma grazie a quei fantasmi evocati: accompagnati dalla musica dal vivo con strumenti e suoni antichi, i defunti creano e decorano IL PUPO DI ZUCCHERO, e si anima la capa moscia, gl’occh’ a pallarella si fanno colorati, la bocca di cernia si trasforma in una vocc’ vasariella, e co nu’ poc’ e zucchero di Palermo il pupo è fatto: il 2 novembre è l’unico juorn che ci sta nu poch’e vita in cchista casa.
PUPO DI ZUCCHERO: la festa dei morti
A questo punto, la notte è passata, i personaggi possono prendere le loro salme e appenderle accanto alla croce, l’anziano può finalmente accendere i lumini e pregare per le loro anime, in un silenzio eterno, sfiorato dai bisbigli, dai movimenti lenti e dolci dei morti con i propri corpi fantocci tra le braccia. Una danza macabra senza note, di vite sfiorite perché prese dalla morte. Dalla frenesia della vita, si passa alla lentezza e alla calma dell’oblio. Una preghiera di pianoforte e violini ci accompagna alla fine di questo emozionante nuovo lavoro di Emma Dante, ancora senza fiato, travolti dalla pienezza e dalla poesia vissuta.

«Si devono avere ricordi di molte notti d’amore, nessuna uguale all’altra, di grida di partorienti, e di lievi, bianche puerpere addormentate che si richiudono. Ma anche presso i moribondi si deve essere stati, si deve essere rimasti presso i morti nella camera con la finestra aperta e i rumori che giungono a folate. E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino. Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.» da i quaderni di Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke
Visto il 5 novembre 2022, Teatro di Rifredi, Firenze.
PUPO DI ZUCCHERO. La festa dei morti
testo e regia Emma Dante
con Carmine Maringola (il Vecchio), Nancy Trabona (Rosa), Maria Sgro (Viola), Federica Greco (Primula), Sandro Maria Campagna (Pedro), Giuseppe Lino (Papà), Stephanie Taillandier (Mammina), Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout (Pasqualino), Martina Caracappa (zia Rita), Valter Sarzi Sartori (zio Antonio)
costumi Emma Dante
sculture Cesare Inzerillo
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Italia Carroccio
assistente di produzione Daniela Gusmano
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
Produzione Sud Costa Occidentale
in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Scène National Châteauvallon-Liberté / ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur / Teatro Biondo di Palermo / La Criée Théâtre National de Marseille / Festival d’Avignon / Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes / Carnezzeria
e con il sostegno dei Fondi di integrazione per i giovani artisti teatrali della DRAC PACA e della Regione Sud