In esclusiva prima assoluta alla Galleria Cartavetra di Firenze, fino al 30 dicembre 2022, imperdibile mostra LE DUE ROSE di Pavlo Makov, artista rappresentante dell’Ucraina alla Biennale dell’Arte di Venezia 2022.
A cura di Chiara Guarducci e Sara Mistretta
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PAVLO MAKOV: Le due rose alla Galleria Cartavetra

La Galleria Cartavetra seleziona venature di rilievo del panorama internazionale contemporaneo, attenta alle emergenze e alle rigenerazioni figurative. Cartavetra è innanzitutto lo sguardo raffinato di Brunella Baldi, curatrice e artista che ci accoglie e accompagna tra le opere della mostra personale dell’ucraino Pavlo Makov, recentemente realizzate al tornio di quel medesimo spazio. Makov, presente con una sua opera alla 59° Biennale di Venezia, espone in prima assoluta a Firenze il suo più recente lavoro, successivo allo scoppio della guerra che sta martoriando l’Ucraina. La sua terra, la terra. Ancestrale memoria dell’abitarla e luogo di occupazione, coesistenza di piante e bombe. “Le due rose” di Pavlo Makov è una mostra imperdibile che resterà aperta fino al 30 dicembre 2022, visitabile da mercoledì a sabato. Il titolo si riferisce alle rose del giardino dell’artista, al suo profondo legame con quel fiore, un rosso fragile che esplode di vita, improvvisamente cancellato dalle esplosioni implacabili dell’invasione russa. Distruzione della sacralità quotidiana, devastazione che è anche simbolica, esattamente come il suo lavoro che utilizza un linguaggio codificato ed essenziale, in cui ossessione e grazia si uniscono raggiungendo altissimi livelli visuali.
Città – Giardino e Simboli di PAVLO MAKOV

La mostra espone 16 nuove opere dell’artista Pavlo Makov: si tratta di composizioni seriali quasi monocromatiche, assemblaggi che a un primo sguardo rimandano – soprattutto “Nel giardino/2” – al sapore di antiche stampe, quali quelle ottocentesche di studio delle piante, per la disposizione staccata e ordinata sullo stesso foglio delle varie singolarità della specie. Avvicinandosi alle composizioni affollate ci affacciamo su oggetti allineati, una sorta di cifrario topografico e intimo, in cui Makov ripete, replica ossessivamente questi piccoli dettagli: piante, edifici, cespugli, alberi, case. I disegni sono stampe ricavate da incisioni di alcune sue fondanti lastre sottili, con successivi interventi di colori, dalle leggere distese di tonalità azzurra ai particolari rame/arancio. Makov, sulla scia di Calvino, crea città e giardini immaginari o la loro combinazione, con una costante inquadratura dall’alto. E questi paesaggi sono chiazzati, interrotti, bucati da cerchi neri, che macchiano, coprono o risucchiano la rappresentazione. Altra estranea presenza che incombe ai margini o internamente alle composizioni è la figura del cono. Sia i coni che i buchi neri si rivelano trasfigurazioni astratte della minaccia, della violenza, del bombardamento. Calamitante l’opera “Nel giardino/2” per la scelta di ‘inquadrare’ e proteggere la planimetria di una fitta e ordinata fioritura, fissando fuori o solo sul bordo, i segni dello sfacelo: cono, cerchio e croci. Come se l’insistenza del giardino, seppur minacciata, restasse comunque in un suo perenne atto sorgivo. Qualcosa di così profondo che non può essere estirpato. Un per sempre di rigoglio che continua nonostante, facendosi metafora di origine ed etica.
L’arte di PAVLO MAKOV sotto attacco

La sua ricerca si è sempre concentrata sul paesaggio e l’intervento dell’uomo che lo muta. In esilio, questa geometria di frammenti è precipitata sul limitar di un lembo, con simboli che si rovesciano nel suo contrario, come appunto la rosa e la fontana. Costretto a fuggire dall’Ucraina, più precisamente dalla straziata Kharkiv, Pavlo Makov si è portato dietro tre scatole delle sue lastre-alfabeto, il necessaire, il cuore pulsante del costruire. Ed è dentro lo spazio di Brunella Baldi che ha realizzato questo magnifico e impegnativo lavoro (basti pensare che per l’esito di alcune opere sono stati necessari duecento passaggi al tornio). “La piazza/1” fa parte delle composizioni che ci tirano dentro in un unico macrodettaglio sui palazzi, sotto esplicito attacco. “La piazza/1” è tra le opere più dirompenti e drammatiche, mostra l’ingrandimento dell’irrisarcibile. Il cono è adesso l’evidenza del fumo dopo l’esplosione, un mostruoso fiore che fagocita la parte centrale, sta cioè al posto della piazza stessa. Le linee direzionali sono il riverbero a raggiera dell’impatto, altre linee seppur accidentate sono forse le fughe, o i sotterranei, ma è quel che ci sfugge di questa visione, l’enigma dell’essenza finissima della sua arte. In questo percorso di ricerca l’artista rilancia continuamente la contrapposizione di due fioriture: la rosa della cura e la rosa della deflagrazione.
Le due rose: resistenze di PAVLO MAKOV

In “Presence/2” assistiamo a un’angosciosa e tetra dispersione degli oggetti costanti. La città, laddove è addensata e ferma si impone più cimitero che fortezza, gli edifici possono essere percepiti in verticale, si ergono a monumenti funebri o a schegge verso l’alto, il resto è completamente strappato, schianta via, si riversa ai lati, infestato dal bombardamento aereo, alberi parzialmente ingoiati, case inclinate sui precipizi o spezzate nel nero, cerchi deformi, materici, che dilagano come sangue, impiastrando abitazioni e dettagli arborei. La tensione degli opposti viene sopraffatta, è l’impero cieco e ottuso dei numerosi cerchi neri, però mai nessun oggetto scompare completamente. Il colore luminoso di alcuni elementi contrasta con la sensazione di un incenerimento diffuso ma è anche il bagliore delle detonazioni. Qui probabilmente le rose di Pavlo Makov sono spazzate via, ma resta il giardiniere che non smette di amarle.
Usciamo dalla mostra con un turbamento a lungo rilascio, colme di stupore e gratitudine. Abbiamo scoperto un artista decisamente straordinario, assente di retorica e sentimentalismo, vivo di un rigore prezioso, capace di inventare una delicata e potente simbologia, dedito alle mappature dell’umano. E per questo e tanto altro di indicibile apprezzato in tutto il mondo.
biografia di PAVLO MAKOV
Pavlo Makov (San Pietroburgo, 1958), vive e lavora a Kharkiv, Ucraina. Si è laureato presso il Crimean Art College, Dipartimento di Pittura (Simferopol, Ucraina) nel 1979, San Pietroburgo. Accademia delle Arti nel 1979 e Kharkiv Art and Industrial Institute (dipartimento grafico) nel 1984. Dal 1988 è membro della National Union of Artists of Ukraine, dal 1994, è membro della Royal Society of Painters-Printmakers (Londra, Inghilterra) e membro effettivo corrispondente della Ukrainian Art Academy, dal 2006. ha partecipato a numerose e importanti mostre e fa parte delle collezioni di diversi Musei, tra cui il Metropolitan Museum of Art (New York, New York, USA), il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza (Madrid) e Contemporary Art and Culture Center (Osaka, Japan).