NON TRE SORELLE / He tpи cectpи @Teatro Fabbrichino: tra storia e teatro

Dopo quasi tre anni di peripezie, il progetto NON TRE SORELLE/ He tpи cectpи, prodotto dal Metastasio di Prato, ha finalmente calcato le scene del Teatro Fabbrichino in PRIMA ASSOLUTA (con anteprima nella scorsa edizione del Kilowatt Festival). Completamente ripensato dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino da Francesco Alberici ed Enrico Baraldi, nel doppio ruolo di autore e regista, il cast è stato arricchito nell’ambito dell’iniziativa Stage4Ukraine, vòlta ad accogliere e far lavorare artisti ucraini nel nostro paese. Il risultato è l’esperimento indirettamente ispirato ed evocativo del capolavoro di Anton Cechov Tre sorelle, cui abbiamo assistito in una commistione di passaggi emozionalmente toccanti e drammaturgicamente controversi.

A cura di Leonardo Favilli e Susanna Pietrosanti 

NON TRE SORELLE e il teatro impossibile

Non Tre Sorelle, ph. Luca Pia

Quando il pubblico entra, le attrici sono in scena, candide in costumi Primo Novecento che però rimarranno pochissimo loro indosso: verranno tolti, lasciando spazio ad abiti contemporanei: un’azione drammaturgica che chiarisce la discussione che sul palcoscenico sta per aver luogo. Ciò che è classico non può andare in scena, ciò che è contemporaneità e dolore forse non potrebbe o non dovrebbe andarci. Portare in scena Cechov, il drammaturgo russo per eccellenza, nei tempi della Cancel culture in cui l’umanità, inclusa la classe intellettuale, dimostra di non saper distinguere l’universalità della bellezza dalla contingenza dei nazionalismi, può essere rischioso. Rischioso come districarsi tra ceramiche e porcellane che sono state opportunamente predisposte per un ricevimento. Del resto, il mondo intero può andare in briciole.  Il 23 febbraio 2022 ha definito un prima e un dopo per il popolo ucraino, un punto di rottura per cui Cechov non si può più affrontare come prima. Quella stessa rottura che in scena deflagra polverizzando a bastonate teiere e tazze, unico arredo in linea con una trasposizione tradizionale del dramma cechoviano.

Quel “NON” di NON TRE SORELLE

In NON TRE SORELLE non c’è solo il nome a dichiarare la negazione della resa classica: la tastiera con microfoni, il ritratto dell’autore russo sbeffeggiato, i monologhi delle attrici sono solo alcuni degli elementi che ci tengono saldamente ancorati all’ hic et nunc. Non c’è infatti altro tempo ed altro spazio per questo nuovo progetto drammaturgico.  Il classico è impossibile. Come può una giovane attrice ucraina scampata dalla guerra pronunciare la battuta immortale “a Mosca, a Mosca, a Mosca?” Eppure, la speranza splende in quella frase. Mosca diventa Kyïv, “tu mi stai parlando, anche se io non voglio”, dichiara una delle interpreti, rivolgendosi al ritratto di Cechov dopo averlo acciecato con la vernice spray. Eppure il testo non può essere recitato. Non per pirandellismi filosofici, ma per questione di bruciante politica: per le ferite che un intero popolo tuttora vede inflitte giornalmente, per i missili russi che sventrano l’Ucraina, per il teatro di Mariupol, per la situazione paradossale secondo la quale gli attori in Ucraina ora possono essere accolti solo dai teatri che sono dotati di rifugio sotterraneo. Come recitare Cechov in un mondo in guerra? Di cosa dobbiamo parlare, allora?

Non Tre Sorelle, ph. Luca Pia

Le tre sorelle tra storia e teatro

All’universalità del capolavoro si contrappone l’istantaneità di questo lavoro nel quale le attrici ucraine, Anfisa Lazebna, Yuliia Mykhalchuk, Nataliia Mykhalchuk, si susseguono a dare testimonianza delle loro vicissitudini personali, delle ultime ore a teatro prima dello scoppio della guerra e della loro conseguente fuga dal paese. Sullo sfondo i soprattitoli in italiano ed in russo aiutano il pubblico nella comprensione dei testi che si alternano in inglese, italiano ed ucraino. Ogni ingrediente che gli autori, con l’aiuto di una regia complessivamente precisa, hanno mischiato, contribuisce alla definizione di un quadro storico personale intrecciato a risvolti inevitabilmente emozionali, di forte impatto sul pubblico. A condire il tutto gli interventi musicali e recitativi delle attrici Susanna Acchiardi e Alice Conti, nel ruolo di “memoria storica” del progetto NON TRE SORELLE fin dagli albori.

NON TRE SORELLE: drammaturgia e regia

Il risultato è una mise en scene in cui si percepisce che la cottura è stata veloce e che i bombardamenti ancora in corso, che fanno da sfondo allo sviluppo drammaturgico, sono davvero troppo vicini, nel tempo e nello spazio.  Un pregio incontestabile della regia è l’abilità di un lavoro di misura eccellente, che tiene saldamente la performance al di qua dell’eccesso della retorica e delle emozioni facili e furbesche. Viene mantenuta una giusta distanza, una forma aperta che si fa accogliente per le contraddizioni del tema senza addentrarsi nella polemica, nella propaganda, negli effetti facili che sarebbero emersi riempiendo il palco di morte: che invece ondeggia solo fuori scena, pallida come un fantasma, motore drammaturgico terribile, certo, ma nient’altro. Alla larga dal giudizio, alla larga dall’effetto horror, anche dal tentativo di fornire spiegazioni, lo spettacolo, saggiamente, si concentra in una prospettiva microstorica, che ci dà la via più efficace per una empatia irrinunciabile, per una pietas che è l’unica reazione che umanamente ci viene richiesta.

NON TRE SORELLE: un classico in divenire

Non Tre Sorelle, ph. Luca Pia

NON TRE SORELLE è un progetto ambizioso e meritevole di attenzione perché ha un cuore pulsante, ancora giovane e capace di irrorare il pubblico di passaggi e frammenti toccanti e anche ben costruiti. Si percepisce chiaramente che siamo di fronte alla negazione del classico in quanto manca quel processo di metabolizzazione e di maturazione che il tempo e le vicissitudini umane sono capaci di innescare. Le artiste in scena mettono a nudo loro stesse senza filtri, senza passare dalle vestigia dell’antico Impero Russo in cui Mosca era l’ambizione massima per le cechoviane tre sorelle di provincia. Pertanto usciamo dal teatro consapevoli che il progetto di Alberici e Baraldi è un in fieri, un tentativo di dare sfogo, voce e risposta a tanti interrogativi e contraddizioni che restano sospesi tra la testa e il cuore. Quella stessa testa e quel cuore delle attrici, che nel finale in ucraino, recitato senza soprattitoli, dall’ultimo testo su cui hanno lavorato prima della fuga, restano spiazzati come se si trovassero nel teatro di Mariupol’ sotto i bombardamenti. E spiazzati e commossi rimaniamo tutti quando i copioni in varie lingue, passati nel tritadocumenti e ridotti a coriandoli bianchi, diventano, con l’aiuto di un ventilatore, neve: una coltre poetica che addormenta l’inquietudine, un sollievo estetico come solo l’arte, dal tormento, può concedere.  

Visto il 2 dicembre 2022, Teatro Fabbrichino, Prato

NON TRE SORELLE/He tpи cectpи

Con Susanna Acchiardi, Alice Conti, Anfisa Lazebna, Yuliia Mykhalchuk, Nataliia Mykhalchuk
Regia Enrico Baraldi
Drammaturgia Francesco Alberici, Enrico Baraldi
Dramaturg Ermelinda Nasuto
Luci Massimo Galardini
Produzione Teatro Metastasio di Prato (Progetto Davanti al Pubblico 2020, con Fondazione Toscana Spettacolo  Onlus/ Centro di Residenza della Toscana/ Armunia – Capo Trave/ Kilowatt
Spettacolo vincitore del Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro

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