NOME @Teatro Cantiere Florida. TPO e il gioco della fantasia

Continua la stagione di teatro-ragazzi Florida dei Piccoli con il debutto di NOME una produzione Compagnia TPO/Teatro Metastasio di Prato di e con Sara Campinoti e Daniele Del Bandecca, una delicata storia sospesa tra ricordi dei giochi d’infanzia e l’accesa fantasia dei bambini resi partecipi dell’amicizia tra Daniele e la sua bambola preferita, a cui dare un nome.

C’era una volta un NOME

Sara Campinoti e Daniele Del Bandecca

“Potresti chiamarla Aurora” suggerisce la piccola spettatrice e la bambola-senza-nome può finalmente uscire dal vecchio baule rosso dove Daniele l’aveva dimenticata, in cui trovano spazio numerosi giocattoli di una infanzia passata – Elisa la rana, Nino nella macchinina, Ugo l’orso e Ball la palla. La musica pizzicata sulle corde di chitarra accompagna lo svelamento di uno spazio impolverato della memoria di tutti noi, mentre Daniele, che come tanti adulti dice di aver dimenticato come si gioca, scopre i piedistalli di luci a led che riempiono la scena, per ritrovare i suoi vecchi giocattoli, compagni capaci di dare vita alla sua fantasia. Stasera la bambola cantante rockstar dotata di microfono, con cui Daniele ha passato tante ore nell’intimità di bambino nel silenzio dell’azione ripetuta di dare corpo e vita agli oggetti, ha il nome Aurora, anche se di nomi ne ha avuti tanti, Zorro, Alduina, Peppino il pizzaiolo e chissà quanti altri ne avrà nelle repliche: del resto il nome non si sceglie ma è importante averlo per poter raccontare la storia “c’era una volta…”.

NOME: nostalgia dell’infanzia

È un viaggio nostalgico e poetico alla ricerca della capacità dei bambini di lasciarsi incantare, quello che ci propone questa performance di danza guidata dalla voce narrante di Martina Gregori e dal sound design di Spartaco Cortesi, che spaziano da musiche armoniche a suoni sincopati dalle reminiscenze elettroniche. In una scena spoglia, i corpi dei danzatori in perfetta sincronia creano immagini familiari di giochi: Daniele Del Bandecca sposta sulle proprie gambe la bambola speciale Sara Campinoti abbandonata al corpo del suo proprietario, le gira la testa, le alza e abbassa le braccia, in una sinuosità di morbidi movimenti che perfettamente rende la simbiosi che i bambini possono creare coi propri giocattoli. Il protagonista recupera così lentamente la capacità innata di divertirsi con poco, con niente, per mostrare un sorriso pieno di amore e di nostalgia: “vennero giochi più moderni, macchine telecomandate, robot coloratissimi con batterie ricaricabili”, ma il fascino dei vecchi giocattoli resta insostituibile, grazie all’immaginazione che crea semplice magia: la ballerina-bambola corre, s’inchina, lancia baci e saluti, si scuote, cade, rotola, vola.

NOME: la semplicità analogica del gioco

NOME, Compagnia TPO, anteprima Ex-Fabrica

All’insegna della semplicità avviene il coinvolgimento diretto dei bambini dalla platea, chiamati sul palco a partecipare al gioco della fantasia: si può muovere una bambola snodabile per vedere muoversi la ballerina, strizzare un maialino di gomma per far saltare e rotolare il ballerino, e vederli danzare al ritmo latino agitando in aria le maracas. La Compagnia TPO in altre produzioni si è caratterizzata per la proposta di un teatro immersivo, dove lo spazio scenico diventa un ambiente emozionale grazie soprattutto all’uso del digital-design e nuove tecnologie interattive che si integrano con i performer e il pubblico dei bambini: video, effetti grafici in movimento, sapienti giochi di luci e pixel da elementi scenici divengono linguaggi drammaturgici, come abbiamo potuto apprezzare (e recensire su Gufetto) in CHRONOS/KAIROS @Fabbrichino/Giardino Ex-Fabrica Prato o in PIANTALA @ Teatro Fabbrichino. NOME invece, gioca al contrario con elementi analogici, che ci riportano indietro nel tempo, quando con una semplice scatola di cartone dipinta, potevamo dare spazio alla fantasia per far diventare i nostri giochi tutto quello che volevamo: “facciamo che…”. Sara Campinoti, agli ordini dei bambini, si trasforma con la scatola in testa in scimmia, medusa, gatto o grillo, guidata dalla musica che ne suggerisce l’ambiente e i movimenti. Un interessante artigianato analogico, che caratterizza diversamente questo lavoro della Compagnia TPO, dove anche le luci sono piantane a terra spostate manualmente dai danzatori, i costumi sono cambiati a vista in scena, i giochi coi bambini sono alimentati dalla fantasia piuttosto che dalla corrente elettrica.

Che significa dare un NOME?

Sara Campinoti e Daniele Del Bandecca in una scena di NOME

Del resto l’azione di dare un nome alle cose è un atto semplice, che precede ogni tecnologia, ed apre tutte le possibilità dell’esistenza, della presenza fisica e materiale, nel riconoscimento di Sé e dell’Altro: “finalmente ciascuno con il proprio nome” Daniele e Aurora possono dedicarci un’ultima danza con l’accompagnamento dolce di una musica che ci ricorda “Il favoloso mondo di Amelie” che ben si accorda con la poesia fiabesca di NOME. Dare un nome alle cose significa farle esistere, dare luce al loro essere, distinguendo ciò che è da ciò che non è, quello che nel teatro greco veniva chiamata agnizione, un riconoscimento che determina una svolta drammaturgica. “I nomi sono preziosi come le cose stesse e i pensieri che li indicano”. Si chiedeva Shakespeare con le parole di Giulietta: Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo rosa anche con un altro nome avrebbe il suo profumo? Nominare permette di creare un legame con le cose, “addomesticarle” potrebbe dire il Piccolo Principe, renderle vive. Lo sconosciuto col proprio nome diventa familiare, ciò che è sfuggente si possiede per sempre, come la bambola Aurora, il cui NOME ci scalda il cuore.

Visto domenica 22 gennaio al Teatro Cantiere Florida Firenze

NOME

produzione Compagnia TPO/Teatro Metastasio di Prato
di e con Sara Campinoti e Daniele Del Bandecca
voce narrante Martina Gregori
scene Livia Cortesi
sound design Spartaco Cortesi
supporto drammaturgico Martina Gregori, Luca Tomao
organizzazione Valentina Martini, Chiara Saponari

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