METAMORFOSI @Isola di Gorgona: un tuffo nel Mediterraneo attraverso il Mito

“Solo se guardiamo altri mondi possiamo pensare di cambiare il nostro”. Siamo guidati dai detenuti-attori in una simbolica visita ai luoghi dell’Isola di Gorgona, colonia penale agricola unica in Europa diretta da Carlo Alberto Mazzerbo, nei meandri di un sogno di METAMORFOSI, ispirato ai miti mediterranei del testo classico di Ovidio, accompagnati dalla regia sapiente e profondamente ‘umana’ di Gianfranco Pedullà, in collaborazione con il musicista-cantante Francesco Giorgi e l’attrice-coreografa Chiara Migliorini.

A cura di Alice Capozza e Leonardo Favilli

Metamorfosi: seconda tappa della Trilogia del mare

METAMORFOSI Foto di Alessandro Botticelli

Il teatro è comunità. Questo il valore sociale impareggiabile dell’attività svolta nel carcere di Gorgona da Gianfranco Pedullà del Teatro Popolare d’Arte, che propone al pubblico accolto sull’isola il secondo capitolo della Trilogia del Mare, dopo Ulisse o i colori della mente (recensito su Gufetto) premiato 2020 Anct “Catarsi, Teatri delle diversità”. Finalmente libero dalle restrizioni Covid19 che hanno complicato il lavoro nel 2020-21, lo spettacolo ha potuto svolgersi nella sua ideale versione itinerante, segnando le tappe che risalgono la montagna con scene all’aperto incorniciate dalla scenografia naturale del paesaggio. Una simbolica scalata alla ricerca di se stessi, della propria libertà e, ben più importante, della propria dignità, in un luogo dove queste parole acquistano un significato più profondo e coinvolgente, per tutti. Ad accompagnarci in questo viaggio come una banda, la musica pizzicata di mandolino, violino, e i canti soavi di fisarmonica e fiati del variegato ensemble musicale diretto da Francesco Giorgi.

Metamorfosi: l’origine del mondo e la ricerca dell’uomo

Come nel classico ovidiano, lo spettacolo prende l’avvio dall’origine dell’Universo: Caosprima del mare, prima della terra e del cielo, che tutto copre” con la fantasia e l’estro di due maschere della Commedia dell’Arte napoletana Pulcinella (Vincenzo) e ‘o Professore (Francesco): personaggi istrionici, divertenti e ironici, che ci invitano a seguirli nel viaggio iniziatico alla scoperta del Divino attraverso la storia dell’Uomo, nato da un impasto di acqua e fango, ma col volto rivolto al firmamento. Saliamo la stretta stradina di pietre verso la Fortezza di mattoni rossi, che si inerpica tra le poche case colorate dell’isola (mirabilmente ristrutturate dai detenuti). “Fermatevi e riflettete” è l’invito del Saggio (Emilio)La libertà è importante, ma la dignità è tutto”. Continua il viaggio interiore e fisico, un passo dopo l’altro, sulla via di terra battuta, nel simbolico passaggio dalla mitica età dell’oro fino all’antropocene, in una involuzione umana, densa di rancori, rabbia e guerre, punzecchiati dalle Arpie. Come può dunque salvarsi l’uomo? In fondo tutti prigionieri, metaforici o reali.

Metamorfosi: alla scoperta del mostro

METAMORFOSI Foto di Alessandro Botticelli

Avvicinandoci alla cima della collina, dove si erge la Torre dell’orologio (circondata dalle vigne dei Frescobaldi, che col lavoro dei detenuti produce sull’isola un pregiato vino) incontriamo il Minotauro con testa di toro che ruggisce e urla dalla torre la propria furia e il proprio dolore. Dialoghiamo col mostro che è in tutti noi, di cui abbiamo al tempo stesso paura e brama, compassione e repulsione. Noi spettatori scopriamo l’inatteso legame con gli esseri umani che abbiamo di fronte – attori, detenuti, ma innanzitutto uomini da rispettare – domandandoci se siamo in grado, nelle nostre vite lontane da questa onirica isola, relazionarci senza pregiudizi, per offrire un lavoro, affittare una casa, o solo non cambiare marciapiedi se scorgiamo una profonda cicatrice su un fianco. Sappiamo dare la possibilità alla Fenice tatuata sulla schiena di bruciare e di rinascere? Sappiamo, nelle istituzioni, con gli operatori ed i cittadini, rispettare l’articolo 27 della Costituzione, che ci accoglie sull’isola a caratteri cubitali sul muro di cinta?

Il ruolo della Natura in Metamorfosi

Così come il Saggio ci ha invitato a fare, il nostro sguardo tende sempre più verso il Cielo, splendidamente azzurro in questa torrida domenica di metà giugno, in una corrispondenza stringente tra gli Dei e gli Uomini, epica dicotomia che nella drammaturgia di Pedullà diventa prevalentemente confronto tra Uomo e Natura, così come in Ovidio era stata separazione degli opposti al momento della nascita dell’Universo. Natura nel mito si configura come mezzo e fine con cui riconquistare o conservare la dignità umana: se Dafne (Chiara Migliorini) riesce a salvarsi dalla passione di Apollo (Gianluca) e i compagni di Odisseo riscoprono il valore della loro umanità trasmutati in animali presso l’Isola di Circe, mentre Arianna, abbandonata a Nasso da Teseo, diventa luminosa costellazione, non c’è Metamorfosi che non ci riporti al principio dell’Universo.

Il finale di metamorfosi: canto d’omaggio a Gaia

METAMORFOSI Foto di Alessandro Botticelli

In un crescendo di poesia e di suggestioni che ci penetrano grazie alle musiche vagamente partenopee e quindi mediterranee, e alle parole dei testi originali– liricamente splendide le scene della trasformazione di Dafne e del combattimento Teseo-Minotauro – alla fine esorcizziamo tutti l’emozione con un canto collettivo alla Madre Terra Gaia (Gea), Antichissima ed Universale. Rappresentata da un grande fantoccio di stoffa e paglia mosso dagli attori, accompagnata prima dalle caprette e dalla cavalla della colonia penale, si avvicina a noi nel grande spazio vicino alla Torre per ricordarci che da lì tutti noi presenti, indipendentemente dal solco in cui la vita ci ha condotti, veniamo e siamo obbligati a guardare. Non lasciamoci abbeverare della bevanda di Circe né lasciamoci illudere dalle Arpie che tentano di carpirci mentre ci inoltriamo sulla strada sterrata, più impervia ed incerta, perché la Natura ci presenterà sempre il conto.

Metamorfosi: il contributo sincero degli attori

Grazie agli efficaci ed artigianali, nel senso più nobile del termine, oggetti di scena – dalle maschere da porci alla testa del Minotauro fino alle fronde che rivestono una Dafne serenamente rassegnata – gli attori arricchiscono ed esaltano la drammaturgia che Pedullà ha cucito loro addosso, sfruttando spesso le loro naturali storie e doti.  Nonostante sia in gran parte al proprio debutto – solo due attori erano presenti nel primo capitolo della trilogia a settembre 2020 – troviamo un gruppo piuttosto maturo, dove ciascuno contribuisce con le proprie peculiarità, capace di ironizzare e scherzare sulla condizione di privazione della libertà. Traspare evidente l’emozione durante e dopo la messa in scena, l’eccitazione per il contatto con il pubblico venuto da fuori, ospite dei detenuti, che condivide la tavola e le chiacchiere in un interessante scambio: l’immediatezza della recitazione ci coglie di sorpresa come la convivialità della tavola.

Metamorfosi: la continuità della Trilogia

METAMORFOSI Foto di Alessandro Botticelli

Aver assistito al primo capitolo della Trilogia in un allestimento che non era quello originariamente previsto non ci permette di fare un confronto equo tra le due rappresentazioni. Ulisse o i colori della mente era stato uno spettacolo “in potenza” dove avevamo intravisto molte potenzialità, sia nella drammaturgia sia nella messa in scena. Con Metamorfosi la drammaturgia trova un respiro più compiuto e ampio in cui abbiamo la tangibile impressione che tutti gli attori e le comparse abbiano trovato quell’afflato di giocosa coralità che è il teatro nella sua accezione sociale. La continuità e le comunanze con il primo episodio sono evidenti laddove il legame con la Terra è tangibile (l’aratro e il Polifemo dell’Ulisse si fanno vita con gli animali in scena e Gea che balla insieme a noi) perché è da lì che il Mito proviene e resta ancorato: Apollo è un uomo con casacca da circense che implora Dafne con un’umanità che è lontana anni luce dall’arroganza che ci aspetteremmo da un Dio, mentre il Minotauro è un mostro che si vergogna della propria natura ibrida, con il corpo e il cuore di uomo, che non cerca di difendersi quando Teseo lo fende con la sua spada.

Nel teatro a Gorgona c’è una socialità che si fa condivisione, scambio, convivialità per tutti i presenti, da entrambi i lati della scena. L’incontro con gli attori nel pomeriggio ci permette di guardarli negli occhi mentre si raccontano attraverso l’esperienza recitativa, finalmente con qualcuno che li applaude e non li giudica, che li guarda dritti negli occhi senza ricambiare con sguardo indagatore. Gianfranco Pedullà e l’intera squadra, così come il Direttore, possono dirsi orgogliosi del lavoro e della progettualità che hanno costruito. Noi non attendiamo altro che di vedere la conclusione della Trilogia. Anche se parlare di conclusione ci immalinconisce, nella speranza che questa esperienza sia solamente all’inizio.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27 della Costituzione della Repubblica Italiana)

Visto il 19 giugno 2022

METAMORFOSI

Progetto ideato e diretto da Gianfranco Pedullà in collaborazione con Francesco Giorgi e Chiara Migliorini
con gli attori/musicisti dell’Isola di Gorgona
testi e messinscena di Gianfranco Pedullà
musiche di Francesco Giorgi
movimenti scenici di Chiara Migliorini
figure sceniche di Claudio Pini
costumi di Veronica Di Pietrantonio
collaborazione alle figure sceniche di Giovanna Mastantuoni
foto Alessandro Botticelli
con i musicisti Marlene Fuochi, Lorenzo Lucci, Pedro Judkowski e Francesco Giorgi
organizzazione Matteo Zoppi, Silvia Biagioni
ufficio stampa Marco Mannucci
All’interno del progetto Teatro in Carcere della Regione Toscana in collaborazione con la Casa di Reclusione di Gorgona
Produzione Teatro Popolare d’Arte

Si ringrazia il Direttore Carlo Alberto Mazzerbo, l’educatrice Alessia La Villa, l’Ispettore Stefano Russo e tutto il personale della Casa di Reclusione di Gorgona, il DAP Provveditorato Regionale Toscana e l’Assessorato alla cultura della Regione Toscana.

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