LE CASE DEL MALCONTENTO @Materia Prima Festival 2023: una lettura itinerante e corale

La lettura scenica primo studio LE CASE DEL MALCONTENTO, tratta dall’omonimo romanzo di Sacha Naspini, inaugura il cartellone della decima edizione del Materia Prima Festival curato da Murmuris (Gufetto seguirà anche i prossimi appuntamenti. Clicca qui per ulteriori informazioni). Nello scenario suggestivo dell’ex Monastero di Sant’Orsola va in scena una lettura itinerante: le voci degli attori danno vita a una galleria di personaggi che ricostruisce l’anima del paese maremmano Le Case, vero protagonista del romanzo di Naspini.

LE CASE DEL MALCONTENTO: mettere in scena un romanzo

La Giovannona (Laura Croce) – foto di Francesca Valente

LE CASE DEL MALCONTENTO di Sacha Naspini è un romanzo visionario, a tratti allucinato, molto complesso. È impossibile riassumerne la trama, affollata da una serie di personaggi le cui vite si intrecciano sullo sfondo di un paesino della Maremma, Le Case. Provare a tradurlo in uno spettacolo teatrale è sicuramente una sfida e richiede scelte decise, capaci di interpretare il romanzo più che cercare inutilmente di rappresentarlo in toto. Nella lettura messa in scena da Murmuris e AttoDue, la prima scelta è stata proprio relativa alla narrazione: invece di mantenere l’ossatura della trama, legata al personaggio che nel romanzo dà l’avvio alle vicende, Simona Arrighi e Laura Croce hanno deciso di smembrarla in una serie di quadri giustapposti, in cui alcuni personaggi raccontano in prima persona frammenti della propria storia. A poco a poco, attraverso l’alternarsi delle voci, la trama prende forma ed emergono gli intrecci che legano le diverse vicende, dando corpo alla coralità, che è il tratto più caratteristico del romanzo. Se si è perso il filone narrativo principale del romanzo, si mantiene invece il suo tono, il suo sapore, quello di una storia che appartiene a un luogo prima ancora che alle persone che lo abitano. 

LE CASE DEL MALCONTENTO: la voce corale dei personaggi

La vedova Isastia (Sandra Garuglieri) – foto di Francesca Valente

Con questa scelta si sottolinea l’immutabilità del destino dei personaggi, che appaiono quasi congelati nel racconto del momento rivelatore della loro esistenza: l’impressione è che essi ripetano ossessivamente la loro parte, quasi imprigionati in un meccanismo inceppato della memoria che li porta a reiterare il loro passato indefinitamente. E così si alternano le diverse voci che abitano Le Case: Don Lauro, Domenico Fioravanti, la Giovannona, il dottore Emilio Salghini, Adelaide Franci, Achille Serraglini e sua moglie Sonia… le loro storie sono allucinate e stranianti, cariche di violenza e di malizia, piene di segreti inconfessabili e di dolore. A legarle tra loro, oltre il sovrapporsi dei fili narrativi, è il ritorno della vedova Isastia, interpretata da Sandra Garuglieri, che diviene personaggio centrale della lettura, con la sua storia che si lega indissolubilmente a quella del paese. E Piera, la nana scrittrice, che chiude infine in chiave metanarrativa le storie de Le Case, come una sorta di deus ex machina che trasforma le vicende dei personaggi in libri nel libro.

il rapporto privilegiato con il pubblico

Gli attori portano avanti la lettura delle pagine del romanzo uno dopo l’altro, con interazioni minime tra loro, e sono per lo più immobili, chiusi nello spazio a loro dedicato; sono gli spettatori a muoversi per raggiungerli, richiamati a gran voce o accompagnati da qualcuno di loro. I personaggi sono dunque isolati e la comunicazione tra loro appare preclusa, l’unico vero interlocutore è il pubblico, che diviene parte attiva dello spettacolo, in un dialogo che dà vita alle storie e le inserisce in una ricerca di senso che passa attraverso la relazione: “lo spettacolo de Le Case è perfetto e va in scena solo per noi”.

LE CASE DEL MALCONTENTO: una storia, un luogo

Le Case, quadro finale – foto di Francesca Valente

Al centro del romanzo di Naspini è prima di tutto un luogo, un paese della Maremma, Le Case, arroccato su un’altura e attraversato da una strada che forma un curvone, dove si schiantano auto e moto che scivolano sul brecciolino gettato sulla strada ad arte da Domenico il marchigiano e suo padre. Un paese che “ti mette al mondo e poi ti stermina”, come dice la nana Piera. Il romanzo si apre proprio con una cartina che rappresenta il paese e qualcosa di molto simile viene consegnato agli spettatori per muoversi nel corso dello spettacolo, come se si trovassero essi stessi per le vie del paese. Ma a Le Case si sostituisce il cantiere dell’ex Monastero di Sant’Orsola, una location suggestiva, illuminata da luci colorate, che ne evidenziano la struttura e la matericità: prevalgono il blu, il viola e i colori freddi, che contribuiscono a sottolineare l’atmosfera inquietante e allucinata del luogo, mentre negli angoli in cui si svolgono i monologhi le luci assumono talvolta tonalità più calde e si ha l’impressione di entrare nell’interiorità dei personaggi. Lo spazio freddo e decadente del monastero si rivela specchio dell’anima del paese, che nel finale del romanzo inghiotte letteralmente i personaggi franando su se stesso: “le Case è un mostro che ingrassa a ogni respiro (…) ma anche per lui è cominciata l’agonia” annuncia il dottor Salghini. E se nello spettacolo non assistiamo all’implosione del paese, a Le Case è dedicato però l’ultimo quadro: in una delle sale del monastero dal pavimento emergono gli scavi delle fondamenta e quella che somiglia ad una catacomba. A questo punto le voci dei personaggi tacciono e a parlare è solo l’anima del luogo.

LE CASE DEL MALCONTENTO: lo specchio del mondo

La lettura procede per addizione, in un gioco potenzialmente infinito, in cui i personaggi sono frammenti di una storia che diviene universale. In scena infatti vediamo passare vizi, sentimenti, pulsioni e pensieri a tratti orribili, in cui tuttavia a poco a poco ci identifichiamo. “Le Case del Malcontento è uno specchio che deforma – spiega Murmuris – come quelli dei luna park di quando eravamo bambini. Ciò che vediamo in quel riflesso è esagerato e mostruoso”.  Lo spettacolo dunque mette in scena storie estreme, deformi, respingenti, in cui tuttavia riusciamo a riconoscerci, a intravedere i nostri difetti, i tratti estremi della nostra personalità, i segreti e i desideri inconfessabili. 

Visto il 1° marzo 2023 all’ex Monastero di Sant’Orsola, Firenze

GUFETTO E IL FESTIVAL MATERIA PRIMA 2023

Dopo il primo appuntamento di inaugurazione, la redazione fiorentina di Gufetto seguirà anche i prossimi appuntamenti con appositi reportage che si occuperanno dei seguenti:

PIETRE NERE di Babilonia Teatri

ENTRELINHAS di Tiago Rodrigues

ASHES di Muta Imago

SOVRIMPRESSIONI di Deflorian/Tagliarini

QUESTA SPLENDIDA NON BELLIGERANZA di Marco Ceccotti

IN ARTE DON CHISCIOTTE di Officine della Cultura

RENART. Processo ad una volpe di Kronoteatro

LE CASE DEL MALCONTENTO, lettura scenica | primo studio

Festival Materia Prima
una produzione Murmuris|Attodue
dal romanzo di Sacha Naspini
scelta dei testi e adattamento Simona Arrighi e Laura Croce
con Simona Arrighi, Marisa Boschi, Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, Roberto Gioffré, Francesco Mancini, Francesco Migliorini, Annibale Pavone
trattamento sonoro Mattia Loris Siboni
in collaborazione con Tempo Reale
responsabile tecnica Antonella Colella

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