LA SORELLA DI GESÙ CRISTO, di Oscar De Summa in scena grazie al progetto TRAM Teatro di Residenza Artistica Multipla, di AttoDue, Company Blu e Teatro della Limonaia, è il terzo capitolo della trilogia della provincia ambientato nel profondo Sud d’Italia, dopo Diario di Provincia e Stasera sono in vena.
Oscar De Summa, che negli ultimi anni si è imposto nel panorama del teatro contemporaneo, come attore, autore e regista, dopo i meritati riconoscimenti (finalista al premio Ubu 2015 e vincitore Premio Hystrio-Anct 2016), torna alle origini, al Teatro della Limonaia, storica sede a Sesto Fiorentino del Laboratorio Nove di Barbara Nativi, dove si è diplomato negli anni novanta: ci confessa emozionato di non essere più tornato su quel palco da allora. La scena vuota, illuminata dal fondo, accoglie nel buio l’attore-narratore, testimone di una vicenda, di un fatto di cronaca e di costume del proprio tempo, dello spaccato della provincia italiana del Sud, coi suoi protagonisti cruenti, dalle linee grosse e marcate, gli abitanti di Erchie, un paese piccolo piccolo piccolo piccolo nella provincia di Brindisi. Maria, soprannominata la sorella di Gesù Cristo (per il ruolo del fratello nelle processioni di paese), impugna una Smith & Wesson, una pistola 9 millimetri, da film western americano, e percorre tutto il paese, per vendicare la violenza subita da un ragazzo del suo paese, Santo Pigoni, sotto lo sguardo, il giudizio, il rumore dell’intera Erchie. Maria, la sorella di Gesù Cristo, va ad ammazzare Santo (i nomi anche stavolta non sono un caso per De Summa, come non lo erano ne La Cerimonia, andato in scena l’anno scorso al Fabbricone).
Eppure quella storia, originata da uno spunto autobiografico, lontano temporalmente, ci parla dell’attuale, con sconcertante modernità e attualità. La camminata di Maria, il viaggio iniziatico che percorre in direzione ostinata e contraria, sul terreno scivoloso della Vendetta, è lo stesso dello spettatore che durante la narrazione, cresce con lei, sente il dolore, la ferita aperta, non rimarginata, personale e collettiva. Una catarsi lacerante. Lo spettatore ride, piange, si commuove, prova una rabbia totale e devastante, anch’esso violato, rabbioso, senza pace, pasto dei giudizi dei paesani. Ci lascia senza fiato, Oscar De Summa, ci mitraglia con una raffica di parole, colpisce al cuore, fa danzare le emozioni dal comico al poetico, dal dramma al fumetto. Non ci permette di distogliere gli occhi un momento: anche se lucidi, restano fissi sul centro della scena, su quella figura nera che con le sue parole costruisce tutto il paese popolato di archetipi di tutta l’umanità: quella donna, che è tutte le donne, e quell’uomo, che è tutti gli uomini, la madre, il padre, e quel paese, che contiene il nostro dolore e amore, la delicatezza, la follia, la vendetta, il tradimento, la violenza e il perdono.
La costruzione drammaturgica, che volteggia dall’ironia al dolore, dalla carezza alla passione, riesce a tenere lo spettatore sempre emotivamente aperto, cadenzato dagli stacchi del racconto con le immagini delle belle tavole dei fumetti dell’illustratore Massimo Pastore. Sullo schermo scorrono personaggi dai tratti marcati, coi volti appena abbozzati, linee in bianco e nero che si susseguono al ritmo potente della musica, colonna sonora emotiva di una generazione: U2, Depeche Mode, Eurythmics, Nirvana.
La camminata decisa della ragazza con la pistola, la seguiamo in un piano sequenza, come fossimo al cinema. Ad ogni passo si aggiungono personaggi, ciascuno con la propria umanità e la propria storia: Rosario che scende in strada col fucile per difenderla da chi la vuol fermare, la maestra che dal balcone le urla Vai!! (e ci scorrono ancora i brividi addosso), poi Teresa che, ferita, l’accusa, Mauro che la scorta, gli sbandati dello sfasciacarrozze, i calciatori del campetto, il barbiere, i suoi clienti, e la madre di Santo, e la famiglia di Maria. Quell’incedere avanti diventa un corteo di orgoglio e di consapevolezza, ad ogni passo, anche noi pubblico siamo in strada, costretti a prendere parte, ad avere una posizione. Perché non possiamo restare neutri, in casa, protetti, ci immergiamo nella storia di Maria e nella storia di tutte le donne, umiliate, costrette, derise, avvicinate rudemente. Sentiamo il duello, la sfida che l’accompagna nel tragitto, le parole sono pistolettate di concitazione; sentiamo gli odori, vediamo i colori, le espressioni di ogni singolo personaggio che si aggiunge alla processione di Maria: tutto è disegnato come uno story board dalle parole, infilate una dietro l’altra, nei cuori degli spettatori.
De Summa ci interroga su ciò che il maschile pensa del femminile, sulla percezione oggi della donna, che sia Maria, oppure Costanza, Giulia, oppure Asia; sulla reale possibilità che abbiamo di scegliere la percezione dell’altro genere, nonostante i condizionamenti di un retroterra che tutti noi abbiamo, uomini e donne, e dal quale sembriamo non saper uscire. De Summa ci pone domande importanti, antropologiche sul bisogno della violenza come unica sensazione di vita che scorre nelle vene, come motore delle relazioni, come imprescindibile possibilità per l’umanità di esprimere se stessa, a cui l’unica alternativa è la noia o la non vita. LA SORELLA DI GESÙ CRISTO di Oscar De Summa è stato definito un capolavoro da Massimiliano Civica e imperdibile da Renzo Francabandera su PAC: siamo d’accordo. Se capita in programmazione nella vostra città non perdetelo!
Info:
LA SORELLA DI GESÙ CRISTO
Terzo capitolo della “trilogia della provincia” dopo Diario di provincia e Stasera sono in vena
Di e con Oscar De Summa
Progetto luci e scena Matteo Gozzi
Disegni Massimo Pastore
Produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia – Castiglioncello Festival Inequilibrio
Con il sostegno de La Casa delle Storie e Corsia Of
Foto di Lucia Baldini
Teatro della Limonaia – TRAM Teatro di Residenza Artistica Multipla
5 novembre 2017