In scena nel Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola, LA DODICESIMA NOTTE, diretta da Pier Paolo Pacini nella versione di Orazio Costa e messa in scena dalla compagnia dei giovani attori della Pergola.
Contenuti
LA DODICESIMA NOTTE: mettere in scena un classico

Se, come diceva Calvino “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” le opere di Shakespeare sono classici per antonomasia, che sempre e comunque parlano a chi le legge o le vede a teatro. La messa in scena de LA DODICESIMA NOTTE a cura di Pier Paolo Pacini rende evidente questa asserzione: nel corso dello spettacolo il pubblico vede dipanarsi con naturalezza e vivacità una storia immortale, l’eterno presente di personaggi sempre attuali, che forse soprattutto oggi appaiono veri e credibili. Non è necessario aggiungere, reinterpretare, attualizzare, calcare la mano, basta mettere in scena fedelmente il testo e rendere essenziale ciò che lo accompagna.
LA DODICESIMA NOTTE: amore, follia, inganno

La trama è nota: un intreccio di eventi ed equivoci che ruota intorno allo scambio di due personaggi di sesso opposto, fratello e sorella, Viola e Sebastiano, separati da un naufragio e ricongiunti dopo molteplici vicissitudini. Al centro dei fili narrativi c’è, come sempre, l’amore, inteso come forza naturale irresistibile che supera ogni differenza sociale e di genere. Quest’ultimo aspetto è il cuore della commedia: il tema dell’ambiguità sessuale, grazie al continuo gioco di travestimenti ed innamoramenti reciproci, viene ulteriormente accentuato nella messa in scena di Pacini. Non solo Viola, travestita da uomo, si innamora del duca Orsino ed è amata dalla dama Olivia, ma tutti i personaggi appaiono caratterizzati da una certa fluidità di genere e una donna veste i panni di Malvolio, il servitore che si innamora della sua padrona, rovesciando la consuetudine seicentesca per cui i personaggi femminili erano interpretati da uomini: una citazione forse di Shakespeare in love, la cui protagonista, Viola, recita in vesti maschili e che si chiude proprio con l’arrivo sulle coste dell’Illiria di una Viola trasfigurata in personaggio letterario? Rimangono sotto traccia invece i temi di fondo più cupi della commedia, che è stata definita amletica, in quanto nessuno dei personaggi è in grado di leggere la realtà ma tutti cadono nell’inganno, impotenti davanti all’ambiguità del mondo: “Niente insomma è ciò che è”. Le parole del fool Feste, che appare il più lucido tra personaggi che continuamente mettono in dubbio le proprie facoltà mentali, riecheggiano con cupa leggerezza il monologo di Amleto: “Cos’è essere se non essere?” ma il tutto è stemperato dalla follia che “orbita nel mondo come il sole” e sembra muovere ogni personaggio, preso ossessivamente dal desiderio amoroso e da una sorta di smania giocosa e festaiola.
LA DODICESIMA NOTTE: un omaggio a Orazio Costa

La traduzione di Orazio Costa conserva intatta la malía del testo shakespeariano, con una vivacità e un’attualità stupefacenti. Costa aveva messo in scena più volte la commedia a partire dal 1944 e negli anni settanta aveva realizzato una traduzione che testimonia la sua ricerca costante in termini di suono e di ritmo. Tale traduzione è stata cesellata e alleggerita per questa rappresentazione da Filippo Gentili ed esaltata dalla regia essenziale, non invasiva di Pacini, in cui gli attori e la loro interpretazione sono l’elemento centrale. La recitazione fresca e mai calcata della compagnia, il clima di festa sottolineato dalle musiche più o meno contemporanee che accompagnano le scene e la divertente inserzione di sketch e passi di danza contribuiscono a rendere attuale un testo classico, senza mai banalizzarlo.
Lo spazio scenico

Lo spazio scenico scarno ed essenziale accompagna in modo suggestivo il testo e le vicende: una serie di totem di specchi moltiplica le immagini degli attori, illuminati da strisce luminose che incorniciano il palco, creando un gioco di colori diverso di scena in scena. Sullo sfondo uno schermo digitale su cui si dilata e si restringe una strana immagine, simile a una nuvola che passa nel cielo o alla superficie lunare, continuamente mutevole, come se le vicende degli uomini fossero viste dalla prospettiva straniante della luna.
Se “d’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima” questa rappresentazione de LA DODICESIMA NOTTE porta il pubblico ad accostarsi al testo shakespeariano con gli occhi meravigliati della prima volta. D’altra parte, “d’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” e in questo spettacolo il pubblico sente l’eco di parole, immagini e temi che si riconoscono come in un deja-vu in quanto appartengono al nostro immaginario collettivo.
Visto l’8 novembre 2023 al Teatro della Pergola, Firenze
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
traduzione Orazio Costa Giovangigli
adattamento Filippo Gentili
con (in ordine di apparizione) Federica Lea Cavallaro, Federico Poggetti, Luca Pedron, Greta Bendinelli, Fabio Facchini, Federico Serafini, Manuel D’Amario, Maddalena Amorini, Giulia Weber, Davide Arena
costumi Elena Bianchini
scene Fran Bobadilla
disegno luci Samuele Batistoni
regia Pier Paolo Pacini
produzione Teatro della Toscana