LA COPPA DEL SANTO @Teatro Fabbrichino: umorismo per grazia ricevuta

Il 2022 della Fondazione Teatro Metastasio di Prato si è chiuso al Fabbrichino con LA COPPA DEL SANTO, agonismo e miracoli al tempo del distanziamento sociale, versione rivisitata e corretta della storica performance della compagnia Gli Omini. Non più incentrata sui meccanismi di un mercante in fiera sulle vite dei santi, come nella tradizionale versione de l’Asta, il pubblico ha potuto comunque deviare e guidare l’andamento del campionato che vede contrapporsi Santi e Madonne, dai più celebri ai più improbabili, per decretare il Santo Patrono del pubblico. A condurre il gioco gli istrionici – ça va sans dire – Francesco Rotelli e Luca Zacchini che non hanno risparmiato al pubblico aneddoti, battute e freddure, accendendo ripetutamente ilarità e applausi a scena aperta.

a cura di Alice Capozza e Leonardo Favilli

LA COPPA DEL SANTO: storia e cronistoria di uno spettacolo

LA COPPA DEL SANTO – Luca Zacchini in scena

Con le nuove abitudini di distanziamento fisico, dovute ai recenti anni di pandemia, Gli Omini hanno dovuto sospendere le repliche, che da oltre dieci anni erano nei cartelloni dei teatri, e in luoghi meno convenzionali, di tutta Italia, de L’Asta del Santo perché il suo svolgimento lo rende uno spettacolo ad alto rischio di “contagio”. Il pubblico gareggiava fianco a fianco, spesso disordinatamente in piedi, per scandire le proprie puntate di denaro sul Santo preferito, un agone conviviale “carnale” con offerte, scambi di carte e urla per accaparrarsi la vincita: insomma, un’arma virale e batteriologica proibitiva di questi tempi. Con la Coppa del Santo, Gli Omini hanno trovato il modo di far giocare il pubblico con una batteria di Santi ampliata e rivista per decretare il vincitore o la vincitrice della serata. Restano dell’originale la struttura ludica, la partecipazione degli spettatori e gli irresistibili aneddoti delle vite dei Santi, scritti da Giulia Zacchini e disegnati da Luca Zacchini con lo pseudonimo di Spavaldo – un nome che è tutto un programma – e pubblicati nella raccolta Pesci, Santi e Madonne, pubblicazione della prestigiosa La nave di Teseo.

La struttura ludica de LA COPPA DEL SANTO

Rigorosamente in abito talare, per rapportarsi adeguatamente agli illustrissimi protagonisti, Luca Zacchini e Francesco Rotelli fronteggiano il pannello dove sono appese 32 carte da gioco, ognuna raffigurante la caricatura itti-forme dei Santi e delle Madonne suddivisi in squadre. Ci sono Santi di strada contro Santi d’aria, Sante Vergini contro Santi nudi, Crocifissi che gareggiano coi Martiri e non mancano nemmeno i VIS – Very Important Saints – in gara con le Madonne. Dai sedicesimi alla finale, il santo campionato vede confrontarsi i vari team accompagnato da aneddoti agiografici storicamente e culturalmente fondati scrupolosamente sulle sacre scritture, la Legenda Aurea di Iacopo da Varagine e svariati siti dedicati alle vite dei santi: sembra incredibile, ma non c’è bisogno di aggiungere molto altro. A condire il tutto l’ironia, la satira, gli intermezzi dei due attori in scena che sanno ben dosare rispetto e spirito dissacrante senza mai scadere nell’offesa o addirittura nella blasfemia. Unica conditio sine qua non per lo spettatore: profondo e radicato senso dell’humour. Del resto, i Santi sono soprattutto “gente di cui potremmo aver bisogno”.

LA COPPA DEL SANTO: una dissacrante sacralità

Luca Zacchini in LA COPPA DEL SANTO (ph. Stefano Di Cecio)

Pronti a lasciarsi coinvolgere in uno scambio continuo di umorismo e di risate, gli spettatori hanno condotto egregiamente il gioco votando per la squadra o per il santo secondo una istantanea e spontanea empatia creatasi al momento della presentazione o semplicemente per una propria preferenza pregressa. L’atmosfera ludica consente istintivamente di sentirsi a proprio agio pur in presenza di tali esimi ospiti e ogni dettaglio non è lasciato al caso, dalle musiche agli oggetti di scena. Francesco Rotelli scandisce le varie fasi del campionato con appositi campanelli mentre le note di Like a Virgin o Personal Jesus accompagnano passaggi scenicamente vuoti ma teatralmente efficaci come la conta dei voti per alzata di mano o l’applausometro che ha decretato in chiusura il vincitore. Non sono mancate nemmeno le presunte reliquie dei santi arrivati alle fasi finali o lo sketch umoristico sulle veggenti di Medjugorje, ricordandoci che la Fede, se davvero salda e genuina, può allontanarsi da certi culti, seppur nel rispetto delle diversità.

I Santi della COPPA a cui votarsi

Francesco Rotelli in LA COPPA DEL SANTO (ph. Stefano Di Cecio)

Divertono e fanno riflettere le vite impossibili, le morti truci e i miracoli spettacolari di Santi e Madonne e ce n’è per tutti i gusti. Come accade nella iconografia sacra nelle opere d’arte, ogni figura, contenuta nella forma di un pesce stilizzatodal triplice significato che non sta a noi spiegare – porta il segno delle gesta in vita e le caratteristiche salienti della morte, per la macabra consuetudine cattolica di rendere immortale il momento più orrendo, divenendo patroni per assonanza, contrappasso o cattivo gusto: il così definito dagli Omini cattogusto”. Santa Cecilia, una santa martire dura a morire, che decapitata cantava la Gloria del Signore è patrona dei cantanti; Sant’Ippazio, patrono della virilità, ha sofferto di una terribile ernia inguinale; il protettore dei circensi è San Romedio, che, morto il cavallo, sellò un orso per arrivare a Trento trotterellando. “Povero orso. E povero anche il cavallo. Ah beh, sì beh.” Vincitrice della Coppa della serata è stata l’immancabile Madonna dell’Inutile – Spavaldo ci assicura che esiste – con gli occhi radi come i cavalli che non le fanno vedere la farfalla sul suo naso, Madre protettrice di poeti, musicisti, teatranti, malinconici e del senno di poi. Con un così ampio campionario sapremo certo a chi votarci in caso di bisogno.

LA COPPA DEL SANTO: come riscoprire l’umorismo

Nell’operazione portata avanti da Gli Omini non c’è solamente il desiderio di intrattenere e di giocare. In un presente dove la comunicazione istantanea dei social sta impoverendo il linguaggio dei suoi livelli semantici, basati su intonazione, gestualità e punteggiatura, maneggiare l’umorismo come ne LA COPPA DEL SANTO è un’azione meritoria. Fuggire dall’analfabetismo funzionale che all’incompleta comprensione di un messaggio unisce l’incapacità di discriminare il registro comunicativo, rendendo rilevanti allo stesso pari una barzelletta e una dichiarazione governativa (sebbene mi renda conto che a volte la seconda possa sembrare la prima), è una missione alla quale l’accoppiata Zacchini/Rotelli, con varie collaborazioni passate e presenti, conseguono da tempo. Gli Omini dimostrano ancora una volta la capacità di fare memoria del tempo presente, come nelle loro produzioni di indagine antropologica quali Tappa o il progetto del GLA nei mesi di lockdown Posto di sblocco (a cui abbiamo dedicato su Gufetto una intervista), attraverso la comicità e l’ironia, per restituirci un assurdo quadro del reale, quanto mai vero.

Visto al Teatro Fabbrichino (Prato) il 28 dicembre 2022

LA COPPA DEL SANTO

uno spettacolo de Gli Omini
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
drammaturgia Giulia Zacchini
disegni Luca Zacchini

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