LA COLONIA debutta in prima assoluta nazionale al Saloncino Paolo Poli del Teatro della Pergola di Firenze, grazie alla regia di Beppe Navello, che ha tradotto per la prima volta in italiano l’opera utopistica di Marivaux del 1750. Il testo, andato in scena dal 30 novembre al 3 dicembre 2022, è presentato nelle vesti di commedia musicale e dà letteralmente voce ad uno dei temi più delicati e profondamente attuali della nostra società: l’emancipazione femminile.
LA COLONIA: DA TESTO A SPETTACOLO TEATRALE

L’opera La Colonia, tratta dallo scritto di Marivaux, narra della lotta di un gruppo di donne contro i propri mariti e compagni che, dopo essere approdati su un’isola sperduta a causa di un naufragio, vogliono escluderle completamente dall’organizzazione della nuova forma di governo della colonia. Un tema, quello dell’emancipazione femminile, causa di molteplici dibattiti ai tempi in cui fu pubblicato il testo, l’Illuminismo, dove ancora regnava una mentalità troppo chiusa per poter considerare davvero la questione. Oggi non si contano più invece gli spettacoli dedicati al femminismo e alle sue varianti che, nonostante i grandi passi avanti, è ancora lontano dal raggiungimento dei pari diritti. L’opera quindi avrebbe potuto suonare ridondante alle nostre orecchie di spettatori ma il regista Beppe Navello ha saputo abilmente tradurla in uno spettacolo estremamente piacevole sotto la forma di una vera e propria commedia musicale, con l’accompagnamento al pianoforte del bravissimo Alessandro Panatteri.
LE SCENOGRAFIE E I COSTUMI DE LA COLONIA

Il Saloncino Paolo Poli del Teatro della Pergola ci accoglie a sipario aperto con un palco arredato con un vecchio baule, appendini per ombrellini e cappelli di paglia, bastoni in legno che sorreggono, in modo un po’ sgangherato, tende e drappeggi sui tre lati della scena, scatole e gradoni rivestiti di vecchi teli, il tutto in color bianco-avorio volto a ricreare perfettamente l’ambientazione vintage per quell’isola deserta e senza tempo, dove si svolge l’intera vicenda. La medesima scelta della tonalità di colore ricade anche sui costumi e gli accessori degli attori e si rivela essere estremamente efficace per rafforzare il concetto di rinascita e di speranza che hanno le protagoniste nel vedere la colonia come una seconda possibilità per poter finalmente concretizzare i propri diritti finora repressi. Sorridiamo quindi nel vedere poi le donne nominate leader della colonia addirittura indossare vesti tigrate e leopadate, dall’aria un po’ preistorica, come a voler dare un chiaro segno distintivo dalla massa circostante. Anche le luci, per come sono abilmente dirette, aiutano lo spettatore: bianche e fisse per i momenti di prosa; colorate e dinamiche per i momenti cantati.
IL CANTO DEI PROTAGONISTI DE LA COLONIA

A completare l’architettura la musica è protagonista dello spettacolo. Gli attori- cantanti riescono a mantenere un ritmo sostenuto e costante per tutta l’ora sia nelle parti recitate che in quelle cantate. I testi contengono amare verità: “non siamo capaci di niente” è il ritornello che ci accompagna più volte e non è forse così che siamo state cresciute dalla società, con la infelice idea di avere valore zero rispetto all’uomo e di essere state messe al mondo solo per allietarne la vista? Includono però anche messaggi di speranza e di ribellione contro gli eccessi: il Manifesto delle donne che viene appeso dalle due leader protagoniste vorrebbe decretare l’abolizione del matrimonio ed addirittura proibire l’amore: “e cosa metteremo al posto suo?!” grida sconcertata la figlia di una di loro, Lina, l’unica a provare ancora quell’amore genuino e totalizzante tipico della giovane età, “niente!” le risponde la madre, “ed è assai poco”, controbatte insieme al fidanzato con sincera preoccupazione per la sola idea di dover vivere in un mondo senza amore. Quando alla fine sono gli uomini ad invitare le mogli a comandare, impartire ordini e addirittura maneggiare le armi (come da loro richiesta), le donne si guardano attorno smarrite, rinunciano alle loro richieste togliendosi simbolicamente le collane dal petto e tornano dai loro mariti perdonandoli. Si rendono conto che i tempi non sono ancora maturi per il raggiungimento del tanto agognato obiettivo di uguaglianza, ma sperano che quest’ultima sarà comunque raggiunta in futuro dai loro nipoti. Una conclusione dolce-amara profondamente piena di verità.
Visto il 1 dicembre 2022, Teatro della Pergola, Firenze
LA COLONIA
di Marivaux
traduzione Beppe Navello
scene e costumi Luigi Perego
musiche Germano Mazzocchetti
luci Orso Casprini
con Daria Pascal Attolini, Marcella Favilla, Luigi Tabita, Stefano Moretti, Maria Alberta Navello, Fabrizio Martorelli, Giuseppe Nitti, Cecilia Casini, Giulia Lanzilotto, Claudia Ludovica Marino, Erica Trinchera
al pianoforte Alessandro Panatteri
regia Beppe Navello
produzione Associazione Teatro Europeo
in collaborazione con Teatro della Toscana
con il sostegno di MIC Direzione Generale dello spettacolo
con il patrocinio di Institut Franҁais Italia
nell’ambito del progetto “Marivaux: le utopie”