Sono passati quarant’anni dal 1982 quando si tenne la partitissima della Nazionale di Enzo Bearzot contro il Brasile – anzi Italia contro Marte, come scrissero i giornali alla vigilia della partita – allo stadio Sarrià di Barcellona, per il Mundial Espana ’82. E sono passati vent’anni dal debutto dello spettacolo di Davide Enia ITALIA BRASILE 3 A 2. Il Teatro Metastasio porta in scena IL RITORNO, 90 minuti densi e tesi come una semifinale di calcio. Questo è il primo appuntamento del progetto Singolar Tenzone – i monologhi del XXI secolo, voluto dal direttore Massimiliano Civica. Il progetto prevede di riproporre, in questa e nella prossima stagione, 10 spettacoli di attori/autori che hanno fatto la storia della drammaturgia italiana solista dei primi 20 anni del 2000. In questa stagione verranno riallestiti e ospitati: Me vojo sarva’/Nessuno ci guarda di Eleonora Danco, Sexmachine di Giuliana Musso, Radio Clandestina di Ascanio Celestini, Dissonorata di Saverio La Ruina.
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ITALIA – BRASILE 3 A 2: uno spettacolo felice

Dopo aver visto ed apprezzato Davide Enia ne L’Abisso (vedi recensioni di Gufetto) torniamo a teatro per uno “spettacolo felice”, come lo ha definito lo stesso autore e interprete in scena, sapientemente accompagnato dalle musiche originali di Giulio Barrocchieri e Fabio Finocchio, con il testo che lo ha consacrato nel panorama del teatro di narrazione dei suoi maestri – Paolini, Baliani, Curino – corretto e rivisto nel solco del cunto dei cantastorie siciliani. ITALIA – BRASILE 3 A 2 trasmette inevitabilmente un senso di gioia collettiva, riporta alla memoria immagini commoventi e allo stesso tempo comiche e liberatorie, come un gol. È la celebrazione di una nuova unificazione nazionale dai tempi della Liberazione, un velo di nostalgia italica di riscatto e vittoria: le reti di Paolo Rossi che hanno trascinato il nostro Paese nella leggenda. Ricordiamo i pianti di gioia sugli spalti, le braccia alzate del Presidente Sandro Pertini, che alla faccia dell’etichetta davanti al Re Juan Carlos, ha urlato con gli italiani incollati ai nuovi Tv color, la propria gioia. L’Italia ha vinto. Ed oggi, forse più che mai, sentiamo il bisogno di questo caldo conforto, di un abbraccio scomposto di vittoria, contro un tempo di distanze, conflitti, preoccupazioni sul futuro: il calcio collante sociale nazionale, esperienza rivoluzionaria di felicità.
Guardavo la folla, i compagni, le bandiere dell’Italia sventolare ovunque, e dentro sentivo un fondo di amarezza. “Adesso dovete fermare il tempo”. Paolo Rossi, Madrid, 11 luglio 1982, 22.30.

Fu festeggiata una nuova Unità d’Italia, da Aosta a Palermo, il 5 luglio 1982, grazie al coraggio, alla resilienza e alle prodezze di undici uomini in pantaloncini, definiti con epiteti di reminiscenza omerica: il nano che balla Bruno Conti, alto quanto la bandierina del calcio d’angolo, il portiere anziano, con l’artrite e la cataratta, Dino Zoff, il bellissimo Antonio Cabrini, che non risparmia il suo bel volto colpendo la palla di testa, il generosissimo Ciccio Graziani, e soprattutto il morto che parla Paolo Rossi, maglia numero venti della Nazionale destinata alla sconfitta da tutte le previsioni, che appare e scompare sul campo di gioco come un mago. L’Italia vinse sul Brasile dei marziani Zico, Manoel Francisco dos Santo detto Garrincha, Falcão, Junior e Socrates, entrando nell’immaginario collettivo di una generazione, arrivando ad aggiudicarsi il Mundial ‘82.
ITALIA – BRASILE 3 A 2: il calcio epica umana e popolare
L’evento ha i connotati di un ricordo speciale, che va al di là del risultato sportivo, per diventare racconto popolare, memoria identitaria, epica umana narrata emotivamente con passione e dolore, dalle viscere di una ex ala sinistra – Enia abbandonò la carriera sportiva per una lesione ai legamenti del ginocchio per diventare, fortuna nostra, scrittore e attore. La trama della partita, la tensione per l’alternanza del risultato, gol dopo gol, è una drammaturgia naturale carica di esplosioni di grande gioia e allo stesso tempo momenti di sofferenza, attesa e sconforto. Enia mescola il racconto del mondiale di calcio, con le reazioni della propria famiglia siciliana, schierata come i giocatori, davanti alla nuova televisione Sony a colori appena “accattata” per l’occasione: al centro campo il padre che esplode coi suoi minchia, la madre in fascia laterale destra, in difesa contro lo stipite della porta Bruno Curcurù che fuma una nazionale senza filtro dietro l’altra, lo zio Beppe con gli stessi vestiti mai lavati dopo la prima partita, perché “porta bbuono, altrimenti la fortuna se ne rimane in lavatrice“. Un insieme di rituali fortunati da seguire sempre e comunque “perché se abbiamo vinto la partita è anche merito nostro: a Palermo di questo siamo tutti convinti”. Un’orchestra familiare armonica che accompagna la palla in campo, uno zoo di comportamenti umani in cui è facile riconoscersi tutti, una partitura di note per uno spettacolo fruibile “dal pescivendolo al professore, dal tifoso a chi non è mai stato allo stadio”.
Il riscatto degli ultimi: Rossi, Garrincha, Trusevičh

La parabola del pratese Paolo Rossi è simbolo di riscatto: il magro magro magro Pablito era su tutti i giornali il più scarso di tutti, convocato per ultimo, vergogna dell’Italia: tornatene a casa!, Bearzot lo schiera sempre in maglia azzurra, testardamente profeta calcistico. Questo giocatore invisibile, apparizione salvifica sul campo, eroe luminoso, vilipeso fino ad un attimo prima, è Davide contro Golia. Nella platea, gestita da Enia come uno stadio, la concitazione dei gol di Paolo Rossi, tripletta davanti alla porta brasiliana di Peres, suscitano l’applauso commosso del riscatto del pubblico, Osanna al Signore delle rivincite. Perché tutti, i giocatori, gli spettatori di allora e di oggi in teatro, nel pozzo più profondo della nostra anima, sapevamo che non c’era storia contro gli extraterrestri brasiliani venuti da Marte. Il nostro spirito di sconfitti, ad ogni gol del Brasile, nonostante sappiamo perfettamente il risultato, subisce il peso dello sconforto, la marcia funebre della prevedibile umiliante perdita. Sulla terrazza di casa appare al piccolo Davide di otto anni, il morto che parla Paolo Rossi (intensa aggiunta di questo ITALIA – BRASILE 3 A 2, IL RITORNO): come in un burrito del tempo, in cui il presente tocca ripiegato il passato, i protagonisti della storica partita Bearzot, Scirea, Peres, Socrates, Rossi, ma anche lo zio Beppe e Bruno Curcurù, anche se morti, possono dialogare con noi, mostrando sul campo di gioco i momenti di una vita-partita senza tempo. Lo stesso accade nei racconti commoventi e intimi delle vicende personali che sono simboli pubblici e politici: Garrincha, colpito dalla poliomielite, in grado di dare un calcio alla povertà con l’allegria della gente; Trusevich, invincibile portiere ucraino degli anni quaranta del Dinamo Kiev, ucciso coi propri compagni per aver vinto la partita contro l’occupante Germania Nazista. Ma perché è così importante vincere una partita? Chiedono ignari i piccoli di casa Enia.
Davide Enia crea una magia con ITALIA – BRASILE 3 A 2, dialoga con il passato e il futuro, con la platea di oggi e gli spalti di allora, in un abbraccio di conforto e coraggio per quando ci capiterà di tirare un calcio di rigore, come cantava De Gregori, all’incrocio dei pali con un tiro di “puntazza”. Con un Gloria emozionante, cantato a tre voci con i bravi Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio, ci appare in un istante tutta la tramatura che lega assieme il visibile e l’invisibile della nostra personale partita della vita.
Visto il 21 ottobre 2022, Teatro Metastasio, Prato
ITALIA – BRASILE 3 A 2, IL RITORNO
di e con Davide Enia
musiche in scena Giulio Barocchieri, Fabio Finocchio
luci Paolo Casati
suoni Paolo Cillerai
produzione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana
collaborazione alla produzione Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello-Festival Inequilibrio

Italia-Brasile, 5 luglio 1982
Stadio Sarrià di Barcellona (Spagna), ore 17.15, formazioni
Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati (Bergomi dal 34°), Scirea, Conti, Tardelli (Marini dal 75°), Rossi, Antognoni, Graziani. Commissario tecnico: Bearzot. In panchina: Bordon, Causio, Altobelli.

Brasile: Valdir Peres, Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho (Paulo Isidoro dal 69°), Zico, Eder. Commissario tecnico: Santana. In panchina: Paulo Sérgio, Edevaldo, Juninho, Renato.
Arbitro: Klein (Israele).
Reti: 5′ Rossi, 12′ Socrates, 25′ Rossi, 68′ Falcao, 74′ Rossi.