Torna al Teatro Metastasio di Prato la compagnia Lacasadargilla (già recensita per WHEN THE RAIN STOPS FALLING) con IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE, progetto nato in collaborazione con Fabrizio Sinisi e Marta Ciappina. La nascita di questo inusuale quasi immaginifico Ministero nel Regno Unito nel 2018, ha fornito l’occasione per riflettere sui confini della solitudine e le sue svariate declinazioni. Ne è nato un testo profondamente e inequivocabilmente contemporaneo proposto in un coraggioso ed efficace allestimento che lo rende allo stesso tempo teatro di narrazione, per la regia precisa e puntuale di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni.
Contenuti
IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE: il quadro complessivo

4 storie, 4 personaggi, 4 pianeti che disegnano orbite frammentate e capaci solo di scontrarsi ma mai di incontrarsi, alla ricerca della loro stella-Sole. Potrebbe soccorrerli solo il neonato Ministero che si arroga il diritto di valutare se la tua solitudine soddisfi i requisiti e meriti l’attenzione dello Stato. Pronti a fare anticamera per essere ricevuti dall’impiegata o a compilare moduli per sottoscrivere la propria richiesta di aiuto, ognuno interagisce a suo modo con quell’ufficio intorno al quale aleggia un alone di mistero, quasi chimerico nella solitudine della propria stanza. Perché solitaria è anche l’impiegata, quinto pianeta che per via telematica prova ad accendere l’astro dei propri assistiti con piglio burocratico. Una quinta storia che aggiunge frammenti al mosaico complessivo, composto di tessere che si incastrano a tratti prima di tornare a respingersi. Una trama immateriale nella quale i fili non riescono ad intrecciarsi saldamente, come le luci a neon che sullo sfondo disegnano un reticolo intuibile ma incompleto.
La bilanciata scenografia dello spettacolo
Protagonista della scenografia è il grande prisma centrale rotante che all’occorrenza è arnia con le api, frigorifero davanti al quale strafogarsi, sala d’aspetto dell’ufficio ministeriale (con tanto di paesaggio paradisiaco) e distributore automatico di oggetti di scena. Con ognuno di questi elementi i personaggi si trovano ad interagire, pronti a recuperare accessori o a dialogare frammentariamente tra loro nell’obiettivo di mettere in pratica consigli ed indicazioni del Ministero. Inseguire le proprie passioni, anche se tristi ed inconcludenti, affrontare i propri fantasmi, prendere le distanze da un mondo per costruirne un altro, uscire dall’isolamento telematico per ritrovare il contatto con la realtà: ognuno dei personaggi esprime un po’ di sé trovando sempre il suo angolino nello spazio scenico, mai vuoto.
Cast e personaggi de IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE

La scelte registiche di Natoli e Ferroni sono tali da popolare costantemente il palco, dove spesso l’intero cast resta in scena, ognuno nella propria bolla, puramente immaginata ed immaginaria, a costituire un puzzle collettivo di profonda e solitaria incompatibilità. Caterina Carpio interpreta con caricaturale ironia un’insegnante di lettere che ha deciso di dedicarsi alla scrittura del romanzo sentimentale dei suoi sogni. Ad interagire sul finale con lei un aitante uomo di mezz’età (Francesco Villano) reduce da una brusca separazione e intento a rifarsi una vita più come apicoltore che come amante, per la delusione della nostra svampita autrice. Spesso dialogante con il proprio diario telematico, o magari con una web-friend, la figlia di questa, interpretata da Giulia Mazzarino, si rifugia nell’universo della propria stanza in preda a adolescenziali flussi di coscienza, mentre un giovane uomo (Emiliano Masala), addetto-ombra celato dietro gli algoritmi di selezione dei contenuti social, condivide premurosamente la propria vita con la fidanzata, inespressivo manichino in sedia a rotelle. A completare il quadro l’impiegata del Ministero (Tania Garribba) seduta al banco in primo piano in compagnia del solo pesce rosso che, come gli altri, è ignaro della propria condizione e sembra quasi avere il loro stesso potere comunicativo, unico elemento davvero inserito nel proprio habitat naturale che pare prendersi paradossalmente gioco di tanta amara miseria.
La spirale fallimentare dell’istituzione “ministeriale”
A sottolineare questa miseria i “paesaggi sonori” curati dallo stesso Alessandro Ferroni costruiti con sagacia laddove le canzoni pop/rock in stereofonia implorano “please, don’t go” o magari dichiarano che ci sono “too many friends, too many people”, intente a cercare qualcosa (“everybody is looking for something”). Neanche durante la festa natalizia organizzata dal Ministero al locale “Only you”, altro smacco per gli assistiti partecipanti, il duetto sulle note di Acqua e sale denota una speranza, e ben presto i cantanti dilettanti tornano due singoli incompatibili. Ultima spiaggia resta il denaro che l’addetto agli algoritmi offre all’apicoltore per lasciarsi trattare male confidando in una reazione che possa farlo sentire vivo, in grado di staccarsi dalla fissità inanimata della sua fidanzata. Purtroppo, però, neanche quello sembra funzionare. In definitiva, un completo fallimento del Ministero e delle sue funzioni che dopo aver ridotto i contatti, viene soppresso, vittima dell’inefficienza e dell’impossibilità di imbrigliare la solitudine nella burocrazia statale.
IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE: modello di narrazione contemporanea
Nonostante l’atmosfera preponderante sia mesta e frammentaria, venata da sprazzi di ironia che, non per l’intero pubblico, mai sfocia in ilarità – molto efficaci le luci di Luigi Biondi, fredde sullo sfondo a neon ma più calde e soffuse nei piani scenici antistanti – lo spettacolo cui abbiamo assistito non può dirsi né mesto né frammentario. Il mosaico complessivo è ben congegnato, frutto di un magistrale lavoro orchestrale – registico, attoriale, scenografico, drammaturgico – capace di dare ad un testo contemporaneo il carattere del teatro di narrazione. Il costrutto drammaturgico ha fondamenta solide piantate nella classicità ma si sviluppa su un testo che è fotografia dell’oggi, di una contingenza che è emergenza sociale. Una scelta che abbiamo trovato coraggiosa, oltre che una scommessa vinta, in uno scenario complessivo nel quale, spesso, contemporaneo chiama astrazione o surrealtà, seppur rappresentativo del presente. La necessità di collegare i punti a volte sparsi per avere una visione completa è caratteristica che non manca ma il flusso è complessivamente lineare, rendendo la rappresentazione omogenea, godibile e profonda. L’effetto che si ottiene è quello di una catarsi lenta e incisiva che non sconvolge allo spegnimento delle luci ma che lavora dopo, silenziosamente e inesorabilmente. Uno spettacolo che ti segna e che, al contrario del Ministero, non lascia soli.
Visto il 5 novembre 2022, Teatro Metastasio, Prato
IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE
uno spettacolo di Lacasadargilla
parole di e con Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano
drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
drammaturgia del movimento Marta Ciappina
cura dei contenuti Maddalena Parise
spazio scenico e paesaggi sonori Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
costumi Anna Missaglia
aiuto regia Caterina Dazzi
assistente al disegno luci Omar Scala
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
coproduzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato