L’edizione 2023 di Intercity Winter al Teatro La Limonaia di Sesto Fiorentino si è aperta con la prima da tutto esaurito del nuovo allestimento de IL BACIO DELLA DONNA RAGNO firmato Dimitri Milopulos andato in scena fino al 19 febbraio.
Le vicende dell’omosessuale Molina e del prigioniero politico Valentin, compagni di cella nell’Argentina della dittatura militare, eternate da Manuel Puig nel suo romanzo e già cinematografate negli anni ’80, hanno ripreso vita con l’interpretazione di Samuele Picchi e Lorenzo Volpe insieme a Teresa Fallai in partecipazione straordinaria.
Una messa in scena che ha tenuto molto alto il livello di attenzione del pubblico che non ha mancato di tributare grandi applausi in chiusura di una performance che ha rinvigorito la forza di un testo non abbastanza conosciuto.
Contenuti
il bacio della donna ragno: una storia di vita e prigionia

Una cella e nulla più. I corpi non hanno via di scampo e sono destinati alla prigionia. Sono le anime e i pensieri che hanno il privilegio di evadere, come in quelle Fughe da fermo che Curzio Malaparte ha splendidamente disegnato mentre si trovava al confino a Lipari. Un destino che lo accomuna a Manuel Puig, fuggito dalla dittatura di Videla e, tra l’altro, onorato proprio col premio Malaparte nel 1986.
Molina e Valentin sono prigionieri che scandiscono la loro vita quotidiana intorno alle proprie brande, unico luogo in cui potersi “rifugiare” con l’illusione di estraniarsi da questa dimensione coercitiva. Ma uno stentato letto non può bastare e allora serve trovare spazio nel compagno, nell’altro con cui si è costretti a condividere un destino nel desiderio di mantenere intatta la propria umanità.
E allora eccola quella fuga da fermo vitale e vitalizzante in grado di spalancare le porte della cella e palesarci un’insperata via di evasione.
molina e valentin: protagonisti prigionieri
Con la sua passione per il cinema, Molina intraprende a più riprese il racconto di un film arricchendolo con dettagli, minuzie, a tratti con ornamenti frutto della sua personale fantasia e della sua frustrazione, di lui che sogna di diventare vetrinista per esprimere il suo potenziale creativo. La donna pantera, protagonista della pellicola, diventa così il terzo personaggio che con le sue vicissitudini riempie le orecchie e gli occhi, saziando anche le fantasie fameliche dei due prigionieri, quella estrosa di Molina e quella più sessuale di Valentin. Entrambi giocano ad immedesimarsi, scambiarsi, interagire con i fantasmi degli attori.
Negli spazi lasciati vuoti dal racconto, la contingenza della realtà oscillante tra la rabbia e la rassegnazione, il ricordo e la progettazione di un futuro che rischia di restare solamente ambizione: la lotta politica, gli amori veri e quelli ufficiali, la nostalgia di una famiglia lontana che riempie quel “mamma” implorato sommessamente da Valentin in preda al dolore fisico. Perché la trama è oscurata dal doppio gioco di Molina, ricattato dalla direzione del penitenziario per indebolire il compagno e carpirne informazioni in merito all’attività degli oppositori politici in cambio di uno sconto di pena. Un tradimento che non scalfisce la sensibilità del ragazzo il quale si impegnerà a costo della vita a collaborare con i compagni di lotta di Valentin dopo la scarcerazione.
L’INTERPRETAZIONE DI SAMUELE PICCHI E LORENZO VOLPE

Nel ruolo del ragazzo omosessuale Samuele Picchi predilige l’interpretazione del Molina più gentile, addirittura servizievole, in una forma che, solo quando si scopre il suo doppio gioco, assume completezza di senso e consente di apprezzare l’efficacia con cui riesce a rappresentare la natura del suo personaggio. Non corre mai il rischio di apparire caricaturale, neanche quando il rapporto con Valentin giunge a coinvolgerlo emotivamente e sessualmente in un amplesso che costituisce la spannung della messa in scena. La fisicità del momento, consumato in silenzio e senza empatia tra i due, si contrappone alla centralità rituale data all’accadimento dalla luce che attraverso la grata sul fondo lo inonda col suo cono potente. Valentin riesce così finalmente a liberare le sue fobie, prigioniero di una mancanza d’affetto che pesa più della carcerazione.
Lorenzo Volpe nei suoi panni non nasconde mai le paure che oppongono al vigore della lotta politica le debolezze profondamente umane del suo personaggio, in un’interpretazione che ci ha complessivamente convinti, in buona sintonia con il suo interlocutore.
Teresa Fallai, una seduttiva Donna Ragno al teatro della limonaia
La tela intessuta contatto dopo contatto, sguardo dopo sguardo si palesa sullo sfondo in chiusura con Teresa Fallai – elegantissima e seduttiva Donna Ragno – nel ruolo di quella Chita Rivera che con la stessa canzone aveva chiuso la versione musical a Broadway nel 1993. Un ingrediente che ha decisamente stemperato la tensione e l’amarezza del mesto finale ma che ad un occhio profano è apparso una nota dissonante in una performance molto equilibrata, meritevole di averci fatto scoprire o riscoprire la potenza del testo e della narrazione.
Tra evasione e corporeità: la regia DI MILOPULOS ne IL BACIO DELLA DONNA RAGNO

Le scelte registiche di Milopulos sembrano essersi concentrate principalmente sull’aspetto interrelazionale dei personaggi, sull’evoluzione di un rapporto le cui implicazioni sembrano intrecciare indistricabilmente i destini dei due. L’intesa, non priva di ruvidità, che inizialmente è puramente intellettuale si evolve verso la corporeità in un percorso che l’intera scenografia sembra metaforicamente compiere in parallelo con i protagonisti. Le porte della cella si aprono per lasciare ai pensieri e alla narrazione quello spazio che diventa vitale per i due carcerati, quasi isolati da un contesto che solo a tratti si percepisce con l’eco delle urla degli altri prigionieri e il rintocco metallico dell’orologio che segna il passo del tempo. Gradualmente, la fantasia lascia spazio alle trame di potere, al dolore, all’attrazione con le porte della cella che si chiudono dietro i protagonisti oramai sul proscenio, a chiedersi reciprocamente quale è stato il loro destino dopo la separazione.
la scommessa di Milopulos AL TEATRO DELLA LIMONAIA PER INTERCITY WINTER
A fronte di passati allestimenti che avevano coinvolto attori professionalmente molto maturi – si ricorda Gennaro Cannavacciuolo tra questi – Milopulos ha scelto di scommettere su artisti giovani anche se con pluriennale esperienza alle spalle. Ne è emersa una rappresentazione in cui sentimenti ed ideali si sono uniti al vigore degli attori per una resa del testo meno matura ma più emotiva e allo stesso modo coinvolgente.
IL BACIO DELLA DONNA RAGNO: il trailer del film (1985)
IL BACIO DELLA DONNA RAGNO – CAST
di Manuel Puig
scene, costumi, luci e regia Dimitri Milopulos
con Samuele Picchi e Lorenzo Volpe
e la partecipazione straordinaria di Teresa Fallai
traduzione Angelo Morino
drammaturgia Dimitri Milopulos
assistente alla regia Bianca Di Gregoli
realizzazione costumi Silvana Castaldi
chitarra Simone Iosue
una produzione ASSOCIAZIONE CULTURALE TEATRO DELLA LIMONAIA