HYBRIS @Teatro Puccini: Antonio Rezza senza filtri

Tutto esaurito al Teatro Puccini di Firenze per HYBRIS, ultima produzione della ormai consolidata coppia artistica RezzaMastrella, già protagonista di un focus della redazione fiorentina (da leggere qui) e recensito al Teatro del Sole (pubblicato qui): Antonio Rezza apre la porta su una umanità senza filtri.

A cura di Michele D’Ambrosio

HYBRIS: concetto antico e contemporaneo

Antonio Rezza in HYBRIS ph. Annalisa Gonnella

“HYBRIS” è il titolo scelto per questo spettacolo (mai) scritto da Antonio Rezza, dal forte significato, oggi più che mai calzante: tracotanza, orgogliosa superbia, prevaricazione contro l’ordine costituito. Υβρις che per gli antichi greci rappresentava il peccato più grave compiuto dall’uomo: l’ostinata sopravvalutazione delle proprie forze contro il volere divino. Si tratta infatti della condizione di chi si paragona a Dio ma significa anche essere senza Dio, proprio come l’irriverente, scatenato, screanzato, bestemmiatore Rezza che in un freddo venerdì di fine gennaio al Teatro Puccini, davanti ad una sala gremita fino all’ultimo posto, mette in scena il genere umano di ieri e di sempre, sprovvisto di filtri ormonali ipofisari.

HYBRIS: una porta sul vuoto

Elemento cardine di tutto lo spettacolo è una porta affacciata di volta in volta su personaggi assurdi, istrionici, fluidi, disturbati e disturbanti rappresentati dal cast che accompagna Antonio Rezza: Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e Maria Grazia Sughi. Tuttavia non sono i personaggi i veri protagonisti, ma l’habitat scenico, come sempre curato da Flavia Mastrella, imprescindibile elemento per la poetica del duo. La porta si apre sulla casa dentro o fuori, delimita gli spazi, crea un confine, fa in modo di gustarsi l’assenza del prossimo perché, in fondo, cosa ci cambia sapere chi bussa e chi si nasconde dietro o davanti all’uscio? Chi ci circonda, oltre ad essere detentore della porta, non fa altro che passare da una parte all’altra del nostro spazio, cambiando anche ripetutamente il senso di marcia cosicché ci sarà sempre chi sta fuori e chi sta dentro. Tuttavia saremo sempre noi a decidere chi far entrare e chi no, diventando così non solo padroni di casa ma anche proprietari del fuori.

Le tarantelle di personaggi in HYBRIS

HYBRIS ph. Annalisa Gonnella

La scena è un non-luogo di tutte vetrate in cui la vita con i suoi assoli di personaggi rivestiti di epiteti, i suoi scambi di genere e posizioni, i suoi non-sense, le conoscenze mascherate da amici o amanti, passa solo dall’unico pertugio presente portandoci nel dentro e nel fuori, perché poi in fondo la vita è l’eutanasia dei poveri, come suggerisce Antonio Rezza.

Tra gli intrecci e i districamenti di dietro e di avanti, quasi a raggiungere un metaverso, è chiaro che “dentro succhia spazio a fuori”, un dentro dominato da intrecci familiari complessi, quasi tarantolati, violentati, dove ognuno lascia il proprio nome di battesimo per diventare un connotato, un aggettivo per essere riconosciuto. Nella danza tra il dentro e il fuori, nella tarantella di relazioni dei personaggi, nelle non accettazioni dell’altro, l’unico posto dove star sicuri è proprio sotto lo stipite della porta, anche non riuscendo a capire se siamo in Matrix o nel mondo che conosciamo.

HYBRIS: la gabbia in cui siamo immersi

Una scena di HYBRIS, ph. Annalisa Gonnelli

Arriviamo che già si chiamano” non concedendoci la possibilità di dare noi un nome alle cose, alle persone e alle situazioni; arriviamo che già tutto è definito come la lingua – Rezza dà ottimi esempi di distropia della stessa – sono tutte gabbie nelle quali siamo rinchiusi; viviamo nella consapevolezza delle cose e delle situazioni perché ci è stato imposto. Sappiamo tutti che in aeroporto il metal-detector suona al rilevamento del ferro, ma nessuno è conscio che possa succedere anche per un calzino. E poi chi decide che vada rilevato un metallo piuttosto che un indumento?

Hybris è uno spettacolo dal forte senso apotropaico dove le distropie dei comportamenti umani servono ad allontanare e annullare gli influssi maligni che possono travolgerci e ci lascia con il dubbio che possano venire direttamente da Dio, ricordandoci tuttavia che “quando domina il silenzio, le cose vanno a posto da sole”.

Visto al Teatro Puccini di Firenze, il 27 gennaio 2023

HYBRIS

di Flavia Mastrella, Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli
e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
luci e tecnica Daria Grispino
macchinista Andrea Zanarini
organizzazione generale Marta Gagliardi Stefania Saltarelli
produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna
coproduzione Spoleto, Festival dei Due Mondi
ufficio stampa Chiara Crupi – Artinconnessione

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