Sull’onda del 30° anniversario della loro uccisione, celebrato l’anno scorso, nei mesi di marzo e aprile sono stati proposti nel panorama fiorentino due spettacoli sulle figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: al Teatro Puccini il 18 e 19 marzo è andato in scena NEL TEMPO CHE CI RESTA – ELEGIA PER GIOVANNI FALCONE E PAOLO BORSELLINO, con la regia di César Brie; il 2 aprile al Teatro Cantiere Florida è sbarcato, dopo essere stato presentato al Festival della Legalità di Canicattì e alla Corte di Giustizia a Lussemburgo, L’ULTIMA ESTATE – FALCONE E BORSELLINO TRENT’ANNI DOPO (in cartellone al Metastasio di Prato dal 27 al 30 aprile).
FALCONE E BORSELLINO: UNA STORIA, MILLE STORIE

Tre e mille storie in NEL TEMPO CHE CI RESTA: la storia d’amore di Giovanni (Donato Nubile) e Francesca (Rossella Guidotti), quella di Paolo (Marco Colombo Bolla) e Agnese (Elena D’Agnolo), legate alla storia del pentito di mafia Tommaso Buscetta (César Brie). A queste si intersecano le vicende del tenore Caruso e Petrosino, di Giuseppe Di Matteo vittima quindicenne di lupara bianca. Le due coppie di innamorati abbracciati che raccontano le rispettive storie, sembrano persone come tante, invece sono morti che parlano perché le loro vite e i loro affetti si sono spezzati nel 1992, a 57 giorni di distanza, l’unica sopravvissuta è Agnese Borsellino che morirà anni dopo. Interviene Buscetta, uno dei primi mafiosi a diventare collaboratore di giustizia, e anche lui dipana la sua storia, fatta del tradimento della cosa più grande in cui credeva e diventa il narratore di vicende che partono da lontano.
NEL TEMPO CHE CI RESTA: UNO SFOGO SENTIMENTALE

La scenografia, curata e altamente simbolica, cambia all’occorrenza con lo spostamento a vista di due panchine, dominano lo spazio i fili dei panni stesi, che ricordano gli ultimi piani delle palazzine di Palermo; quattro cartonati, lamiere di un capannone, perché la storia parte da dove Borsellino è andato incontro alla morte, un cantiere abbandonato a Villagrazia. La struttura per stendere i panni ha tre file: nella prima fila ci sono cravatte, fatte provare ai protagonisti e che servono per strozzare, nella seconda fila vestiti con macchie di sangue, a rappresentare tutte le vittime dalla mafia. NEL TEMPO CHE CI RESTA è un racconto toccante, con un forte impatto emotivo, che alla narrazione di vicende note preferisce indagare le paure e l’amore, con momenti di picco empatico, in cui è impossibile non commuoversi. NEL TEMPO CHE CI RESTA è un’elegia, uno sfogo sentimentale, non un semplice documentario: non si vuole solo raccontare la storia di grandi uomini, ma mettere al centro – e gli attori e il regista ci sono riusciti molto bene – i loro sentimenti, il loro senso di smarrimento, di fronte a una missione per la quale hanno sacrificato tutto, in cui sono stati abbandonati dal loro primo amore: lo Stato e il bene comune.
FALCONE E BORSELLINO: IL LAVORO DEI DUE MAGISTRATI

Una scrivania, uno schedario e faldoni ovunque nella scena di L’ULTIMA ESTATE: ci troviamo nello studio di Falcone (Giovanni Santangelo) e Borsellino (Simone Luglio), una luce fredda illumina la scena e la narrazione inizia nel 1985, data al neon che esce dal cassetto dello schedario. Da qui vengono rappresentati i fatti principali della storia e del lavoro dei due magistrati: il tanto agognato Maxiprocesso che sembra dare il via alla nuova stagione della lotta alla mafia, ma che in realtà è soltanto il primo segnale della condanna a morte dei due. Il segno che il processo non è altro che l’inizio della fine è dimostrato dallo smantellamento del Pool antimafia nel 1988, per arrivare al tragico giorno della strage di Capaci, prima, e di Via d’Amelio, dopo.
L’ULTIMA ESTATE: PRIMA AMICI CHE COLLEGHI

I due magistrati ed amici si passano il testimone, correndo intorno al tavolo, simbolo del loro lavoro e della loro lotta. Dall’entusiasmo iniziale si fa strada l’amara consapevolezza di essere stati lasciati soli. “A Palermo si muore quando si resta soli”: una parte dello Stato, collusa con la mafia, li vuole morti. Questo non ferma il loro lavoro che rimane comunque incessante. Accanto alla narrazione chiara e avvincente fino a quell’ultima tragica estate del ’92, emerge il rapporto d’amicizia quotidiano tra i due uomini, un rapporto fatto di ironia, d’intimità, di vicinanza professionale ed umana; tanto che a tratti ci si scorda di essere di fronte a due grandi servitori dello Stato, esempio per tutti, ma sembra piuttosto di condividere la quotidianità di due amici qualsiasi.
FALCONE E BORSELLINO: UOMINI CORAGGIOSI E SMARRITI
I due spettacoli hanno tagli e inquadrature diverse, ma emerge in entrambi il profondo senso di smarrimento dei protagonisti, dovuto principalmente al tradimento dello Stato, che ha lasciato soli Falcone e Borsellino, servitori dello Stato che hanno anteposto con disarmante coscienza la loro responsabilità civile alla propria stessa vita: “Francesca, non si mettono al mondo orfani”. In entrambi gli spettacoli il lavoro di Falcone e Borsellino e la storia della mafia è come se facessero da sfondo, per lasciare spazio in primo piano ai rapporti d’amore ne NEL TEMPO CHE CI RESTA e al rapporto d’amicizia ne L’ULTIMA ESTATE. Insieme alle imponenti figure che tutti conosciamo troviamo i Giovanni e Paolo intimi, vicini a noi, non mitizzati eroi, ma restituiti pienamente per quelli che erano: uomini coraggiosi e spaventati, capaci di amare e ironizzare sulla vita e sulla morte.
Visti il 19 marzo 2023 al Teatro Puccini (Firenze) e il 2 aprile 2023 al Teatro Cantiere Florida (Firenze)
NEL TEMPO CHE CI RESTA, ELEGIA PER GIOVANNI FALCONE E PAOLO BORSELLINO
testo e regia César Brie
con César Brie, Marco Colombo Bolla, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile
scene a cura della Compagnia
tappeto Giancarlo Gentilucci
assistente scene e costumi Camilla Gaetani
luci Stefano Colonna
musiche Pablo Brie – variazioni su temi di Verdi
arrangiamenti musicali Matìas Wilson
foto Laila Pozzo
produzione Campo Teatrale e Teatro dell’Elfo
L’ULTIMA ESTATE, FALCONE E BORSELLINO 30 ANNI DOPO
di Claudio Fava
un progetto di Simone Luglio
regia Chiara Callegari
con Simone Luglio e Giovanni Santangelo
voce fuori campo Luca Massaro
scene e costumi Simone Luglio
musiche originali di Salvo Seminatore
disegno luci Massimo Galardini
elettricista Alberto Martino
coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento Giulia Giardi
cura della produzione Francesca Bettalli e Elena Tedde
relazioni internazionali Valentina Bertolino
ufficio stampa Cristina Roncucci
foto e video documentazione Duccio Burberi
grafica ed editing Veronica Franchi
produzione Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con Chinnicchinnacchi Teatro e Collegamenti Festival
tournée all’estero in collaborazione con la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale