EDDA @Teatro delle Arti: un perfetto ritratto metaforico

Prime repliche per EDDA, nuovo testo scritto ed interpretato da Chiara Migliorini sul palco del Teatro delle Arti di Lastra a Signa (FI) per la regia di Gianfranco Pedullà. Protagonista la controversa figura della primogenita di Benito Mussolini che sposò il “delfino” Galeazzo Ciano destinato però ad essere giustiziato dallo stesso regime di cui era stato strenuo collaboratore. Combattuta tra l’amore per il marito, fascinoso dongiovanni sempre circondato di corteggiatrici, e la venerazione per il vigore del padre, Edda sarà ago della bilancia nel difficile rapporto tra i due uomini della sua vita con una tenacia che la aiuterà a superare tutte le ardue prove che il destino ha in serbo per lei. Prossime repliche: 25 marzo (ore 18), 14 aprile (ore 18 e ore 21) e 15 aprile (ore 18).

EDDA: un quadro in bianco e nero per la figlia del Duce

Chiara Migliorini è EDDA

Come sempre accade la Storia ha bisogno di tempo per inquadrare e squadernare figure controverse che, nonostante il loro ruolo, non sono facilmente categorizzabili. Senza nessuna velleità di revisionismo, l’operazione di Chiara Migliorini con il testo di EDDA insieme al Teatro delle Arti non pretende di dare risposte o di dissolvere nebbie e dubbi; dona però nuova luce ad un personaggio chiave della nostra storia attraverso il potere della drammaturgia che con un linguaggio straordinariamente metaforico ha saputo tinteggiare di luci e ombre la donna Edda. Non solo figlia e moglie ma personalità, come detta il sottotitolo, ribelle e mai prona, in grado di esprimere con la stessa intensità l’amore per il marito e il legame col padre e con ciò che ha saputo costruire. Una donna dalle tinte forti costretta a vivere in un mondo in bianco e nero, colori preponderanti nell’intera messa in scena.     

La scenografia in fieri accoglie il pubblico di EDDA

La scenografia di EDDA

Il primo dichiarato obiettivo dello spettacolo è il ribaltamento della prospettiva: non tanto quella storica quanto quella narrativa. Il pubblico allora deve accomodarsi sul fondale del palco, deve entrare dal dietro le quinte, perché l’intento non è quello di raccontare ma di costruire una nuova realtà, rifondare un nuovo piano narrativo. Qualche seduta di legno da vecchio cinema, delle corde che si riveleranno drizze per slanciate vele bianche, un gallo impagliato appollaiato sulle sedie accanto alla protagonista: questi gli elementi che ci accolgono, pronti a proiettarci in un mondo immaginifico, nel quale i contorni intorno a noi si sfumano, si confondono e si rimescolano. Dalla prima battuta la concentrazione è catalizzata dalla protagonista, magnetica e forte, e non capiamo più di essere rivolti ad una platea vuota, di un silenzio assordante e potente quanto le parole che prendono corpo dalla voce della Migliorini.

EDDA: la fluida articolazione in capitoli

Per ognuno dei capitoli in cui è suddiviso lo spettacolo, con passaggi molto fluidi e ben integrati, Edda si confronta costantemente con il suo Gallo, epiteto affettuoso e potentemente metaforico di quel Galeazzo che ha saputo rubarle il cuore ad una festa in maschera, e al quale saprà dimostrare un amore vigoroso e corporale. Corporale come le metafore che tempestano il testo, geografia dell’anatomia umana che trova il suo equatore nel petto da cui la tempra può ergersi fino a conquistare l’orizzonte. Il linguaggio è costruito su frasi brevi ed incisive, pensieri che si sovrappongono in un flusso che dialoga costantemente con gli elementi di scena. Insieme al personaggio si costruisce la scenografia che la stessa artista compone capitolo dopo capitolo: si elevano le vele alte e bianche, all’occorrenza telo che frammenta la proiezione di immagini appena accennate, ma molto chiare nella mente della protagonista. Vele che si tingeranno di nero quando nei versi di Carducci da Heine il mito prepondera e il “selvaggio mare” dei sentimenti e delle emozioni apre alla retorica del potere.

EDDA: verso la caduta

Chiara Migliorini è EDDA (foto Alessandro Botticelli)

Le ali che scendono dall’alto e che nei raduni delle camicie brune infuocavano la folla con le loro fiamme ardenti sono ridotte a vezzo ricco di piume: la vanità femminile e quella del regime trovano in quelle ali una sintesi perfetta. Le parole del Duce per bocca di sua figlia sono bombe a mano che olezzano di verbena, sono caricatura di loro stesse, mentre Edda con lo scaleo sul palco si avvicina a quelle ali, prepotente, come la polena di una nave che veleggia trionfante verso il naufragio. Saranno parimenti le piume ad invadere la scena quando oramai la caduta è inevitabile: come un Icaro il gallo si è avvicinato con aria di sfida al suo sole e le ali si sono spogliate, il piumaggio è disperso. Del resto “quelli come te non si sa cosa li hanno creati a fare! Sono gli uccelli che non ce l’hanno fatta! Siete buoni solo in brodo e far sfornare uova, uova, uova”. Nonostante tutto Edda sembra esorcizzare il dolore sfogando sul suo Galeazzo tutta la rabbia che il padre le ha insegnato a coltivare in nome della disciplina e del rigore implorandolo “Devi imparare a volare. Altrimenti non ce la farai”. La tagliola è però oramai pronta per il sacrificio, il vento ha virato prepotentemente e le vele, che finora hanno racchiuso un universo falso e retorico, devono essere ammainate, la quiete assordante della platea vuota torna a ruggire.

EDDA e Lo spirito indomito mai sopito

Edda però non ha paura, la sua aria di sfida ed il suo spirito indomito la rivolgono ancora al padre, colui che adesso convive con la paura della morte, quella che potrebbe arrivargli da un cucchiaio di brodo di quel gallo, da elisir benefico a strumento di morte. Ogni sorso come un fendente fino all’ultima stoccata che terrorizza perché la morte è comunque un mistero: “quando una cosa finisce non si sa bene dove va e cosa diventa, come sparisce”. Sempre fedele al patto stipulato con il padre, Edda resta lì in piedi tra le sedie vuote e ci guarda con la fissità di occhi che non temono di rivolgersi ad un nuovo mondo oramai spoglio che si squaderna senza pudori nella sua nudità. Non avrebbe paura di sorseggiare ancora del sangue di gallo, di quel gallo, asciugando la bocca col braccio destro prima di tornare a tenderlo per onorare il suo carnefice.

Testo ed interpretazione di Chiara Migliorini in EDDA

Chiara Migliorini è EDDA (foto Alessandro Botticelli)

Nella doppia veste di autrice e attrice, Chiara Migliorini ha dimostrato grande maturità in entrambi i ruoli, ricoperti con passione e competenza. L’incisività lessicale del testo ricco di immagini e di richiami (il naufragio della nave ospedale Po, il tradimento della madre Rachele, l’incontro con il Führer, solo per citarne alcuni) non richiede necessariamente la conoscenza del personaggio storico, consentendo pertanto una lettura polivalente della figura di Edda. Le parole che nel testo appaiono così rilevanti da percepirne il peso scorrono fluide dalla bocca dell’attrice che sa abilmente modellarle, ordinarle, disciplinarle in uno spettacolo che va oltre il monologo. L’interazione continua con l’animale impagliato, con la figura del padre dittatore e con se stessa è ben modulata e non manca di regalare momenti di profonda poesia affiancati da picchi di vivace propaganda conditi con rabbia e determinazione. La Migliorini non sbaglia un colpo in questo spettacolo dove la prossimità del pubblico non lascia scampo. E’ tangibile che il personaggio è nato proprio dalla sua penna, come se fosse stato proprio lui a guidare la mano, magari con una calligrafia che vogliamo immaginarci morbida ma sicura di sé.

EDDA: il perfezionamento del quadro tra regia, musiche e scenografie

La regia di Gianfranco Pedullà, le musiche di Francesco Giorgi e le scenografie di Giovanna Mastantuoni perfezionano il quadro drammaturgico, amplificando il carattere robusto, a tratti militaresco di Edda e infondendo potenza alla recitazione. Gli ingredienti si combinano con grande equilibrio, non ci sono velleità di strafare, di pompare, di travalicare un invisibile confine che talvolta il teatro contemporaneo, anche in illustri esperienze recenti, ha la tentazione di superare per rafforzare e ribadire. In questo spettacolo c’è tutto, cesellato con cura e con competenza. Ancora una volta è il teatro cosiddetto “di provincia” a regalarci una perla alla quale auguriamo tutta la fortuna che merita.

Visto il 17 marzo 2023 al Teatro della Arti di Lastra a Signa (Firenze)

EDDA – promo – Teatro delle Arti Lastra a Signa

EDDA – Ascesa e caduta di una figlia ribelle

di e con Chiara Migliorini
regia Gianfranco Pedullà
musiche Francesco Giorgi
disegno luci Gianni Pollini
scenografie Giovanna Mastantuoni
costumi Veronica Di Pietrantonio
video di Mattia Mura
produzione Teatro popolare d’arte
Liberamente ispirato alla vita di Edda Ciano Mussolini

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