Anche quest’anno a San Miniato (Pisa) in scena la festa del teatro DRAMMA POPOLARE, che da decenni si snoda tra giugno e luglio, in un’edizione che sceglie una sfida inconsueta: il tema portante sarà il lavoro, le sue modalità faticose, le sue sfide, la sua indiscutibile dignità. Declinato da un anello all’altro della catena costruendo un impeccabile mosaico di teatro civile e coraggioso, un teatro che riconosce nella realtà un principio su cui lavorare, le conferisce onore, non smette di credere nei due libri goldoniani, Mondo e Teatro, e neppure sulle capacità dell’uno di influenzare l’altro. Ancora in scena fino al 26 luglio nella Piazza Duomo di San Miniato l’atteso DRAMMA INDUSTRIALE. Firenze, 1953, per la regia di Giovanni Ortoleva, a cui Gufetto dedicherà una prossima recensione.
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DRAMMA POPOLARE 2023: festa del teatro a San Miniato

Estate, tempo di Festival, e le notti di luglio a San Miniato sono popolate dagli spettacoli del Dramma Popolare. Omogeneamente collocati nel pregevole spazio della Cisterna, dove un muro secolare fa da quinta alle varie performance, si distinguono per varie specie di coerenza. La prima è il tema, il fil rouge di collegamento: il lavoro, le scelte dignitose di grandi figure attive in nuova pedagogia, in lotta sociale, in gestione illuminata dell’industria e della società, tutte linee strettamente connesse che cooperano a rendere il festival un arazzo composito, un risultato omogeneo di materiali insieme armoniosi ed eterogenei. Coerente il tema e coerente anche la modalità recitativa: spesso si tratta di attori che monologano, oppure svolgono un gemello dialogo: e qui questo festival risulta veramente prezioso, perché fa riflettere sul valore di una forma che spesso viene prediletta per motivi organizzativi (specie nel teatro post pandemico) oppure economici, e viene interpretata come un modo sbrigativo di organizzare la rappresentazione affidandosi ad un protagonista talentuoso e sottovalutando il resto. Se invece si assiste alla scelta degli spettacoli che hanno animato il Dramma si arriva a concepire una rivalutazione del monologo, o dialogo, come un genere che aggiunge dimensione al testo, incalza lo spettatore, lavora capovolgendo tempi e pregiudizi. Così avviene in L’ULTIMA ESTATE. FALCONE E BORSELLINO 30 ANNI DOPO (prodotto dal Teatro Metastasio e recensito su Gufetto al Teatro Cantiere Florida di Firenze), con modalità inedite di ritratto; anche il celebre ALDO MORTO di Frosini/Timpano (recensito su Gufetto in un focus d’autore al Teatro Magnolfi di Prato) comprime i punti di vista, sventra il gomitolo interpretativo, capovolge le categorie, con un ritmo tale che il monologo sembra dilatarsi, il tempo lungo sembra insufficiente.
DRAMMA POPOLARE 2023: teatro per voce sola

CAMMELLI A BARBIANA di Luigi D’Elia crea un sold out clamoroso e la passionale recitazione avvita tempo e spazio in una evidente vittoria della parola sul palco vuoto – eppure mai vuoto, perché passione e parola, e l’alto stile dell’interprete, evocano un incantesimo tanto che vediamo ciò che non c’è. Laura Curino magicamente in CAMILLO OLIVETTI: ALLE RADICI DI UN SOGNO, sola sul palco, diventa Proteo: diventa tutto. (Recensito su Gufetto in occasione del focus d’autore dedicato alla Curino dal Teatro Metastasio di Prato) Un album di famiglia, un albero genealogico, mille voci sottili, mille accenti diversi, anima mille volti, se questo è lo spettacolo di una monologhista non lascia sicuramente rimpiangere cast più nutriti. La sequenza performativa di DRAMMA POPOLARE è un’occasione di riflessione. Su cosa serve per fare teatro: un attore, uno spazio vuoto, un salto nell’incantesimo, a metà fra metempsicosi e analisi, mille vie diverse per penetrare in un labirinto in cui il pubblico segue senza esitazione il Minotauro al galoppo, incarnato nei diversi interpreti: tanto forte è l’inganno e il virus dell’arte.
DRAMMA POPOLARE 2023: Controcanto collettivo

Ogni regola, però, si fonda sull’eccezione, costruendo così la regola infallibile dell’irregolare. Fra i molti monologhi, Controcanto Collettivo va in scena a compagnia completa, nel testo che sicuramente costituisce uno dei loro lavori di punta, SEMPRE DOMENICA (recensito su Gufetto all’interno di Materia Prima al Teatro Cantiere Florida di Firenze) vincitore meritatamente di In-Box 2017. Una parabola sul lavoro, sul tempo, l’energia, i sogni e lo slancio vitale che il lavoro quotidianamente sottrae, consuma, porta via. Sul palco sei sedie, una diversa dall’altra, su quelle sedie sei attori, che non si alzano mai, rinunciano a qualsiasi movimento, permettono che solo le voci compongano una sinfonia di anime, di diversità, di comunanze. Il rimanere seduti, il non muoversi mai, è sicuramente una chiave allegorica (siamo bloccati dal lavoro, dal lavoro inteso come necessità di sopravvivenza e non come creazione o scelta, abbiamo ceppi alle caviglie, siamo tutti Farinata che si sporge dal sepolcro ma non ne esce mai), ma è anche una scommessa artistica, un modus interpretandi inedito, una tridimensionalità vocale infinitamente corporea, nel segno di un’organizzazione spaziale frontale e bidimensionale. La terza dimensione, verrebbe da dire, è proprio quella emotiva, nella quale si tessono le storie di una quindicina di personaggi. La tecnica compositiva è semplice ed efficace con storie che viaggiano parallele e talvolta si intrecciano. La drammaturgia è un perfetto incastro di anelli, sequenze narrative abilmente lasciate in sospeso e riprese da dove si erano interrotte, sui confini delle quali si esprime il cambio di passo e di maschera degli attori. Ci si può aggrappare a una parola, che un personaggio lascia come anello a cui l’altra maschera si aggrapperà, o a una situazione condivisa o contraria, in una tecnica seriale e inaudita di entrelacement che dopo Ovidio e Ariosto nessuno aveva tentato di gestire così. C’è qualcosa di comune, sempre, alle varie storie, lavori non scelti ma subiti, lavori che servono a portare soldi a casa ed umiliano le nostre aspettative, i nostri sogni, e anche progetti, tentativi, sempre disattesi ma mai interrotti. Perché pur con i ceppi ai piedi siamo uomini. Capaci di sognare, di voler cambiare. In un esperimento teatrale raffinato ed eversivo, alleggerito dal linguaggio borgataro che scivola fluido verso la comicità, da una maniera realistica e cinematografica che è una delle chiavi di volta dello stile del gruppo, lo spettacolo affonda con malinconia e dolcezza in uno dei più forti problemi della realtà, di questo mondo in cui ci troviamo a vivere. Contano più i sogni o i bisogni? È legittimo lavorare onestamente e reggersi in piedi da soli anche se questo decapita le nostre aspirazioni e ci rende peggiori (meno felici, meno appagati) di quello che avremmo potuto essere? Il lavoro non dà risposta a questa domanda, anzi non dà risposte affatto. È un lavoro manzoniano, in fondo, sul ‘guazzabuglio del cuore umano’, sul calore di un’umanità imperfetta ma piena di capacità e di dignità, capace di volare con la testa e con la voce se i piedi sono bloccati a terra, capace di desiderare, di pensare il cambiamento, di ricercarlo: forse fallendo, ma ritentando. Il flusso dello spettacolo, fluido e tristissimo, sta tutto in un aforisma di Kundera: “se desideri l’infinito, ricordati di chiudere gli occhi”. Allora anche sollevarsi dalla sedia/trappola sarà improvvisamente possibile: il pubblico, a sua volta inchiodato alla sedia, ha volato alto davanti a questo spettacolo. L’altezza è anche profondità: è anche comune umanità.
DRAMMA POPOLARE 2023 CONTINUA SU GUFETTO

Ancora in scena fino al 26 luglio nella Piazza Duomo di San Miniato l’atteso DRAMMA INDUSTRIALE. Firenze, 1953, per la regia di Giovanni Ortoleva: traendo spunto dalla vicenda dell’autunno 1953 quando più di duemila operai del fiorentino Pignone rischiano il posto, Ortoleva racconta un pezzo di storia pubblica e privata.
Continua la recensione su Gufetto.
DRAMMA POPOLARE 2023: credits
L’ULTIMA ESTATE. FALCONE E BORSELLINO 30 ANNI DOPO
Di Claudio Fava
Con Simone Luglio e Giovanni Santangelo
Regia Chiara Callegari
Teatro Metastasio di Prato/ KnK Teatro
CAMMELLI A BARBIANA. DON LORENZO MILANI E LA SUA SCUOLA
Di Francesco Niccolini e Luigi d’Elia
Con Luigi D’Elia
Regia Fabrizio Saccomanno
Produzione INTI e INFINITO
CAMILLO OLIVETTI. ALLE RADICI DI UN SOGNO
Di Laura Curino e Gabriele Vacis
Con Laura Curino
Regia Gabriele Vacis
Associazione Culturale MUSE/ Fondazione Teatro Stabile di Torino
ALDO MORTO
Testo regia e interpretazione Daniele Timpano
SEMPRE DOMENICA
Controcanto Collettivo
Regia Clara Sancricca
Drammaturgia Collettivo Controcanto
Con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Simone Giustinelli, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca