Fino a domenica 5 novembre (repliche ogni giorno, info su metastasio.it) al Magnolfi Nuovo di Prato va in scena ALEXO, di e con Claudio Morici, produzione del Teatro Metastasio. Vittima della solitudine e della noia causate dal confinamento per la pandemia, uno scrittore ed insegnante piuttosto mediocre decide di acquistare una versione economica e taroccata dell’ormai famoso assistente vocale. Ne scaturirà un confronto-scontro che assumerà pieghe tragicomiche con variazioni malinconiche e grottesche, garanzia di piacevole e contagiosa ilarità per una pièce godibile e fresca.
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ALEXO: un’improbabile alternativa alla solitudine

Inutile ricordare lo stupore, lo stravolgimento, l’incredulità e magari anche la paura che la pandemia ci ha provocato in quell’ormai (quasi) lontano marzo 2020. Per molti di noi è simbolo di solitudine, di isolamento, di noia e magari anche di mancato lavoro con tutte le difficoltà che ciò può comportare. Per uno scrittore ed insegnante di scrittura creativa con una vita sentimentale tormentata che vive da solo in un piccolo appartamento, serve una presenza fisica che gli permetta di mantenere aperto un canale di comunicazione reale. Nessun contatto umano è consentito però per cui non resta che affidarsi alla tecnologia, quella che ci illude di avere un interlocutore in grado di soddisfare tutti i nostri bisogni, anche quello relazionale. E’ così che ALEXO, assistente vocale di fabbricazione cinese più economico del suo corrispettivo femminile, entra nella vita di Claudio, il nostro protagonista.
ALEXO: le anime di uno speciale assistente vocale
Il rapporto tra i due si fa subito complicato quando Alexo dimostra di pretendere un ruolo non tanto marginale quanto quello cui sarebbe destinato nella logica delle cose. Con un marcato accento romanesco rafforzato da un timbro rauco e profondo, il nuovo compagno virtuale del protagonista ribatte, respinge, consiglia e gioca, oggetto semi-animato da Claudio Morici in scena e che con la sua luce colorata scandisce le parole interagendo attivamente con il suo acquirente. Se all’inizio però quest’ultimo sembra soffrire delle ingerenze del suo nuovo amico, presto capirà che invece è un essere fondamentale, capace, come e talvolta più di lui, di comprendere e di elaborare la realtà, anche la sua tormentata vita sentimentale: in bilico tra due donne, Alexo saprà gestire in autonomia la messaggistica con l’una mentre Claudio si ostinerà a corteggiare l’altra, sebbene oramai lontana. E l’assistente vocale, alter ego sui generis, non mancherà, proprio lui, di richiamare il suo padrone ad un senso di umanità.
La struttura drammaturgica di ALEXO

Due sedie ed un leggio con la sua luce di lettura. Nient’altro serve a Claudio Morici, al suo debutto artistico a Prato, per intraprendere un breve ma intenso percorso alternandosi tra l’interpretazione del protagonista – parzialmente autobiografico ma non troppo, secondo quanto da lui dichiarato nell’incontro post-spettacolo – e del suo compare, che si muove nelle sue mani a ritmo di parola con la sua camaleontica spia colorata pronta a passare dal blu al verde al rosso senza soluzione di continuità, talvolta unico punto luce nello spazio scenico. Proprio le luci (curate da Massimo Galardini), talvolta occhio di bue intenso sull’artista, talvolta luce intima e privata, sono un ingrediente importante laddove scandiscono le transizioni temporali giorno-notte oppure i passaggi dalla narrazione alla riflessione. Ogni piccola scena, in un flusso continuo ed omogeneo privo di cesure sostanziali, è infatti costruita con un elemento iniziale di narrazione, di scambio tra i personaggi da cui poi si sviluppa in crescendo una situazione che si può tingere di sfumature comiche – la maggioranza – o magari malinconiche fino al paradosso. Un paradosso, quello di un assistente vocale così “umano”, cui ci si abitua come se avessimo davvero due attori in scena.
Claudio Morici in scena: uno e bino

Claudio Morici sul palco non si risparmia e offre al pubblico tutta la sua capacità di disegnare con un inconfondibile accento capitolino i tratti di un espediente narrativo che, non per la prima volta, gioca con la tecnologia intelligente e che appare completamente nelle sue corde, tanta è la maestria con cui si divide tra le diverse vocalità dei personaggi. Rustica ma moderata quella di Claudio, scontrosa e più scura quella di Alexo che come nella migliore tradizione, sembra nascondere però una sensibilità profonda e ben – è il caso di dirlo – programmata. Perciò sul finale si sarà meritato un leggio personale e quella compagna che il suo padrone invece non è riuscito a conquistare, nonostante Alexo ce l’abbia messa tutta col suo algoritmo. Non sveliamo il suo nome ma anche lei sarà sufficientemente “imperfetta”. Del resto è nell’imperfezione che si nasconde il germe della comicità.
In ALEXO aleggia lo spirito di Roma
Inserendosi in una tradizione scenica che non può non rammentarci Ascanio Celestini, Claudio Morici ha rivolto lo sguardo ad un futuro la cui narrazione assume carattere distopico in alcuni passaggi. Alexo col suo essere burbero e a tratti sbrigativo sembra candidarsi al ruolo di nuovo Rockfeller, pupazzo 2.0 nelle mani di un artista che, come nella migliore tradizione comica romana, riempie di una certa amarezza le crepe aperte dal “terremoto” che le risate provocano in sala. Il futuro è bene saperlo affrontare per sapersene anche proteggere laddove minaccia la nostra integrità ma ci sono processi che non possono essere fermati, consapevoli che è impossibile combattere contro entità più grandi di noi. E allora un bel “’sti caxxi” è proprio quello che ci vuole, grande insegnamento dello spirito di Roma. Claudio Morici è stato per noi interprete e portavoce di tutto questo e non possiamo che ringraziarlo. Alla prossima!
Visto al Teatro Magnolfi (Prato) il 31 ottobre 2023
ALEXO
di e con Claudio Morici
luci Massimo Galardini
produzione Teatro Metastasio di Prato