FINALE DI PARTITA @ Teatro Spazio Diamante: Beckett descrive e denuncia l’umano vivere nel nulla, quando si è soggiogati dalle dipendenze.

Allo Spazio Diamante il regista Filippo Gili mette in scena FINALE DI PARTITA, uno dei capolavori di Beckett, dove si racconta la caparbietà di vivere, nonostante il fallimento delle relazioni umane, che sfruttano l’amore per diventare relazioni di potere. Produzione Altra Scena e I Due della Città del Sole.

Lo sfondo della scena è un locale “non luogo”, indefinito, sembra uno scarno rifugio antiatomico: pareti alte e  grigie che limitano lo spazio; due finestre piccole, alte, scomode, ai due lati della stanza, che sembrano sottolineare il difficile contatto con l’esterno. Al centro un uomo, Hamm (Giorgio Colangeli), cieco e sulla sedia a rotelle che impartisce ordini ad un altro, più giovane, Clov (Giancarlo Nicoletti), che, in maniera nevrotica ubbidisce e che sembra un figlio, o un servitore. Al lato della scena due bidoni della spazzatura: dentro, rinchiusi, statici e senza gambe, i genitori di Hamm, Nagg e Nell (Matteo Quinzi e Olivia Cordsen), che ogni tanto si affacciano fuori e raccontano altre nevrastenie.

I personaggi tra di loro si provocano, si insultano, si minacciano, si chiedono perdono, sono necessari gli uni agli altri; tutto a ritmo isterico e ripetitivo. Rappresentano la nostra vita quando si incastra tra le dipendenze affettive e quelle fisiche. Rimanda a quella frustrazione e a quei sensi di colpa per l’incapacità di separarsi e di vivere in autonomia, che diventano quasi ferocia. Soprattutto quella imposta dall’educazione che ci disegna l’imprinting, rappresentata nell’opera da genitori senza gambe, a simbolo di immobilizzazione nei loro preconcetti, nei loro egoismi e nelle loro miopie. Fardelli spazzatura, che impediscono di spiccare il volo e vivere la propria vita.

 

Giorgio Colangeli è familiare, naturale nell’interpretazione di Hamm, personaggio che rischia sempre di sembrare estraneo alla nostra vita reale e che invece rappresenta la cecità e l’immobilità culturale di tanti di noi. È bravissimo nel titubare, lamentarsi, così come nell’incombere con voce minacciosa per poi tornare a rantolare lagne indolenti verso Clov e i suoi genitori. Nella sua interpretazione quasi casalinga, ci fa compenetrare nella possibilità di essere anche noi quel personaggio: soli, capricciosi e frustrati, quando pensiamo che «non si è mai visto un dolore più grande del nostro». E quindi ci permette di riflettere e, forse di reagire, dal momento che «è proprio così: è ora di farla finita e tuttavia esito, esito ancora!».

Stessa morbidezza di recitazione utilizza Giancarlo Nicoletti, che, più che interpretare l’atteggiamento paranoide di chi subisce prevaricazioni, utilizza un’esecuzione indecisa e titubante di chi è sempre in procinto di reagire e salvarsi e non lo fa. Non ci regala le stesse emozioni di Colangeli, ma anche lui appare realistico, tanto da farci mantenere quel dubbio che la messa in scena non sia poi così “assurda”.

Dissonanti, invece, i personaggi dei genitori: troppo poco vissuti e sofferti, nonostante il bidone di spazzatura e la moncatura delle gambe che li caratterizzano. Sono belli, quasi perfetti e sembrano più annoiati che virulenti.

Nel complesso, comunque, uno spettacolo che funziona, sempre proficuo per una riflessione profonda sui sentimenti e sul significato della vita così come ogni opera di Beckett. Importante prendere lo stimolo per analizzare la propria posizione nel mondo delle relazioni e rafforzarne la generosità per darle un senso.

Info:
Altra Scena e I Due della Città del Sole

presentano

Giorgio Colangeli

in

FINALE DI PARTITA

di Samuel Beckett

regia Filippo Gili

con Giancarlo Nicoletti

e con Matteo Quinzi e Olivia Cordsen

SPAZIO DIAMANTE
Via Prenestina 230 b

dal 2 al 11 marzo 2018

venerdì e sabato ore 21; domenica ore 18

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