FIN.@Non è un teatro per giovani: il punto esatto che precede la fine

FIN. non è solo il punto che precede la fine di una storia d’amore, ma è anche lo spettacolo che chiude la rassegna NON È UN TEATRO PER GIOVANI – SCENE UNDER 25, progetto dedicato al confronto tra generazioni di artisti. Di e con Alessandro Businaro e Barbara Venturato, due giovani attori provenienti dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, in scena dal 2 al 5 giugno al Teatro Studio Uno.

Barbara e Alessandro entrano in sala, occupando il palco come uno spazio delimitato da corde invisibili, quelle di un ring, a metà tra realtà e finzione: un palco come luogo di rappresentazione dal quale raccontare una storia e come luogo che li ha visti da anni condividere tutto, anche la stessa professione di attori (i protagonisti hanno i nomi degli interpreti). Un metateatro vuoto, solo uno sgabello, un borsone ed una bottiglietta d’acqua per aiutare a masticare quelle parole che una volta uscite distruggeranno un amore. Ma “FIN.” non è solo la conclusione di un amore, più precisamente è il momento che lo precede, quello dell’abbandono, in cui non importa il perché della fine ma il come, quali sensazioni fisiche provoca, quali pensieri razionali o emotivi affiorano.

Il testo, un riadattamento “più leggero” rispetto all’originale, Clôture de l’amour, spettacolo scritto e diretto dal francese Pascal Rambert, viene rappresentato in alcuni momenti anche in modo ironico e non è struggente né drammatico ma si figura come una scomposizione lucida di sentimenti, un monologo a due in cui i flussi di pensieri e sensazioni escono a ruota libera, come melma incontenibile, senza mai riuscire davvero a dialogare: lui attacca e ferisce, lei si difende e stende. Scenografia essenziale, niente musica, nessun gioco di luci, nessun rumore se non quello delle loro parole.

Alessandro è il primo a sferrare i suoi colpi verbali, colpi netti, secchi, che sciolgono l’anima ghiacciata della compagna in una pozzanghera di sangue. Si sente prigioniero, intrappolato dentro una rete, provando a “riparametrare” la relazione si chiede dov’è finita quella cosa, “l’amore-che- dura-tutta- la-vita sì, scritto così”, con i trattini che legano le parole. Il suo è un punto di vista razionale, freddo, intellettuale. Alessandro esplode in volo come un meteorite, che arriva sulla mascella di Barbara come un potentissimo gancio destro: il suo corpo si piega su se stesso, tocca il pavimento, crolla la struttura interna, la ferita narcisistica si apre e fa male.
Sorprendente l’entrata in scena delle due musiciste (nel testo originale è un coro di bambini), che chiedono di fare un soundcheck: il pubblico rimane un po’ stranito, perplesso, ma poi collega, riconnette che loro sono a teatro e che quelle due ragazze hanno fittato la sala per la loro esibizione, che è tutto parte della scena. La canzone, accompagnata da chitarra, diamonica e tamburello, è piacevole e segna la fine del primo round e l’inizio del secondo.

E’ infatti adesso a parlare Barbara, che sorseggia la sua acqua come una boxeur colpita e stordita, a terra, ma non ancora messa KO. Il suo compagno ha iniziato la guerra e, anche se non è d’accordo, è costretta a contrattaccare a quei colpi sparati alla schiena, i “5 colpi di revolver di Chapman” (riferimento al killer di John Lennon e al suo assassinio), consapevole ormai che la fine è inevitabile e non si può più tornare indietro. Lei lo ha amato davvero e la sua risposta è più emotiva, di pancia, ma nonostante ciò è lucida e con decisione sferra il suo attacco ripercorrendo parola per parola il monologo appena ascoltato e strappandolo come un foglio di carta. Adesso è lui a crollare nel corpo, si piega su se stesso, tocca il pavimento, la ferita narcisistica si apre e fa male. E’ finita, e non c’è un vincitore. Il dolore ha spaccato in due i loro corpi, perché questa è una tipologia di scontro dalla quale si esce inevitabilmente sconfitti entrambi e “auguri a chi poi si ritrova”.
Per fortuna, per i due giovani e bravi attori la fine della loro storia d’amore, così come quella teatrale, è ancora molto lontana.

Foto di Matteo Nardone tratta dalla Pagina FB dell'evento

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NON È UN TEATRO PER GIOVANI
Fin.
di e con Alessandro Businaro e Barbara Venturato
Dal 02/06/2016 al 05/06/2016 -Teatro Studio Uno – Via Carlo della Rocca 6 

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