Fino al 21 dicembre 2017 è andato in scena FILOTTETE presso lo spazio del Teatro Studio Eleonora Duse: un saggio di diploma dell’allievo regista Carmelo Alù, dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica SILVIO D’AMICO e ispirato al testo di Sofocle, scritto da Letizia Russo.
Filottete (interpretato da Paolo Musio), temibile arciere, durante il viaggio che avrebbe dovuto portare lui e gli altri greci verso Troia, approda sull’isola di Lemno. Qui viene morso da un serpente che gli lascerà sulla mano destra una ferita inguaribile e fetida. Odisseo (Alvise Camozzi), il re di Itaca, pensandolo in fin di vita, lo abbandona sulla spiaggia lasciandolo in possesso del suo prodigioso arco. Filottete non muore, ma sopravvive per dieci anni con quella ferita marcescente grazie anche all’aiuto dell’unica donna rimasta su Lemno (Marina Occhionero), superstite di una stirpe di assassine. Odisseo torna sull’isola e convince Neottolemo, figlio di Achille (Carmelo Alù) ad andare a cercare Filottete per accattivarsi la sua fiducia e a farsi dare il suo arco promettendogli di riportarlo a casa; in cambio il giovane avrebbe riavuto le armi del padre morto in guerra. Neottolemo esegue l’ordine e incontra la donna di Lemno che gli rivela dove si trova Filottete, ferito, fetido, abbattuto e pieno di risentimento nei confronti di Odisseo per essere stato abbandonato su quell’isola. In realtà un oracolo ha profetizzato al re itacese che i greci vinceranno la Guerra di Troia solo se l’arciere e il figlio di Achille combatteranno assieme sul fronte. L’inganno riesce e Filottete consegna l’arco a Neottolemo che, in un momento di ripensamento, decide di non consegnarlo più ad Odisseo. Sarà la donna di Lemno che risolverà l’intrico.
Sofocle nella sua drammaturgia negativizza la figura di Odisseo, qui non più eroe, ma machiavellico e ingannatore, simbolo del potere corrotto che manipola a suo arbitrio gli ignari per perseguire i suoi scopi. Alvise Camozzi riesce a interpretare l’antieroe pronto a tutto pur di vincere la guerra contro i troiani. Agli antipodi si pone Neottolemo, giovane soldato, che incarna l’ingenuità manipolata da un uomo più astuto, inducendo ad azioni moralmente basse. Ciononostante, in Neottolemo prevale il senso di giustizia e onestà, rivelando un’anima misericordiosa che si ribella al potere.
Filottete, protagonista morale indiscusso della vicenda, rappresenta la solitudine nella malattia, elemento essenziale al personaggio sofocleo, per raggiunge l’introspezione e combattere la lotta contro il destino avverso. Abbandonato e dimenticato, Filottete continua ad essere, nonostante la menomazione, eroe e straordinario arciere. Rappresenta ambivalentemente sia il risentimento contro l’immaterialismo del destino che la forza con cui affrontarlo. Paolo Musio riesce trasmettere tutto questo in una prova attoriale difficilissima, che prevede di tenere costantemente la mano destra premuta sul volto. Sudato e provato, dimostra la sua maturità professionale ed il pathos necessari a rievocare i miti greci, dando corpo e spessore alla parola con tutti i sensi. Il fetore e l’orrore della ferita, il dolore fisico e morale, l’ingiustizia divina e umana sono emanati da ogni movimento ed espressione dell’attore, in una mimica realistica degna di nota.
La drammaturga Letizia Russo rimodella il mito di Sofocle senza alterarne la trama. Il suo talento, già riconosciuto da numerosi premi, qui dà voce alla tragedia greca con una modernità che esalta i temi reconditi della storia. L’autrice inserisce una donna al posto di Eracle e questa intromissione femminile movimenta la storia, dando vita alla stessa isola di Lemno, descrivendola come disabitata e icona definitiva dell’ambiente in cui Filottete vive il suo dramma. Marina Occhionero ha valorizzato ulteriormente il personaggio con la sua forte presenza scenica, tratteggiandolo in modo inconsueto, sostenuta da una dialettica costruita per enfatizzare la chiusura delle abitanti dell’isola verso il mondo esterno. Selvatica e libera, ma sola, la donna di Lemno entra in comunione con Filottete al punto di diventare, non solo la sua mano destra, ma anche la voce della sua ragione. Simbioticamente intrecciata all’uomo, si abbarbica sovente sul suo corpo creando con Musio un’unica figura davvero suggestiva: muove il corpo di Filottete come una burattinaia, ma con la delicatezza di chi assiste un malato. Fa parte dell’isola quanto l’arciere, condividendone la solitudine. Dimostra empatia con il male dell’eroe e lo consola standogli vicino. Anche se legati nell’abbandono, sarà saggia e lascerà andare Filottete verso il suo destino. I movimenti furtivi e la consapevolezza fisica di questa attrice riempiono gli spazi con astratte coreografie, leggere e ritmate, che catturano l’attenzione dello spettatore.
La scena è uno spazio spoglio e nero dove l’unico oggetto presente è un enorme lampadario di cristallo da soffitto poggiato di sbieco sul palcoscenico, suggestivo elemento centrale di illuminazione. I costumi creati da Gianluca Falaschi denotano una raffinata ricercatezza e un indiscutibile gusto. I tre uomini, antichi soldati greci, sono modernizzati grazie a divise nere con tanto di anfibi e tank mimetici in tonalità blu e grigio, mentre la donna indossa una gonna di sgargianti stoffe argentee, una semplice canotta ed è scalza, a rafforzare la connotazione selvatica e libera del personaggio.
La regia di Carmelo Alù è ben riuscita. Utilizza ogni centimetro a disposizione dentro e fuori il palcoscenico per ampliare la visione dello spettatore. Il Neottolemo che porta in scena è un ragazzo ingenuo, seppur guardingo, pronto a mettere in discussione le sue decisioni in nome della moralità. La recitazione ha la compostezza del soldato, eppure trasuda quel sentimento di orgoglio maschile e di purezza d’animo dell’epicità sofoclea. In questo saggio di diploma Alù ha espresso una forte personalità artistica e un’ammirevole capacità di visione d’insieme dello spettacolo.
Info
FILOTTETE
Teatro Studio ELEONORA DUSE
Dal 14 al 21 dicembre 2017
Regia: Carmelo Alù
Interpreti: Paolo Musio, Alvise Camozzi, Marina Occhionero, Carmelo Alù
Supervisione alle scene: Dario Gessati
Costumi: Gianluca Falaschi
Luci: Pasquale Mari
Supervisione ai movimenti: Francesco Manetti
Aiuto Regia: Luca Vassos
Direttore di scena: Alberto Rossi
Sarta: Manuela Stucchi
Foto di scena: Riccardo Freda
Ufficio stampa: Renata Savo
Grafiche: Francesco Morgante
Costruzioni: SPAZIO SCENICO
Sartoria: The One srl