L’11 dicembre ha debuttato al Teatro Torlonia di Roma “Felicità… tà… tà…” pièce stravagante che usa i tanti atti unici del copioso repertorio di Achille Campanile (1899-1977) in un collage tenuto saldo dalla regia di Massimo Di Michele; sul palco ci sono, Luisa Borini, Edoardo Coen e Dario Battaglia, la scrittura gestuale è stata affidata a Fabio Caputo. Repliche ricche sino al 30 del mese ma occhio ai risposi imposti dal periodo natalizio.
Campanile, un autore colto e visionario
Come risolvere una serata quando si ha voglia di visitare un Teatro principesco che si presenti agli occhi magnifico come un museo, assistere all’iperbole creativa di un autore colto e visionario come Campanile e ascoltare un brano della Raffa nazionale? Semplice… si va a vedere “Felicità… tà… tà…” pièce bizzarra e divertente che è una cavalcata senza fiato e tumultuosa nel mondo immaginifico, surreale e grottesco dell’autore romano. Un percorso monografico urgente e spedito che include (in un momento che lasceremo alla sorpresa del pubblico nuovo), oltre che la parola e il pensiero, persino la voce dell’autore stesso, che sale in punta di piedi sul palco e prende a prestito le carni e le corde di Luisa Borini.
Il regista affida a “lei” le confessioni intime di Achille, dunque deliberatamente crediamo ad una di quelle donne che lui ha tanto amato in vita, che tante gioie e grattacapi gli hanno arrecato ma che pure ne hanno alleviato la quotidianità che spesso rischia di spegnere il sacro fuoco dell’arte. “Campanile-uomo” visse durante il ventennio del Fascio e morì o comunque patì in quanto artista perché costretto dentro l’angusto antro e compromesso del rimanere “neutro”: quindi senza aggiungere commenti politici ai suoi lavori teatrali, contrariamente a come avevano già fatto molto prima di lui gli antichi Greci nelle “Tragedie” e il Vate, quest’ultimo gentilmente esiliato dal regime nella prigione d’oro del Vittoriale. Ma il tempo sa essere dispensatore di glorie e giustizia postume, non sempre; nella specie sì e la compagnia lo sublima con la messa in scena che ne decanta le doti drammaturgiche proprio dentro quella casa che fu già di Mussolini.
Campanile, un diletto per gli attori
Borini, Coen e Battaglia, si presentano al pubblico da subito; l’ensemble vorticosa avanza verso il proscenio: emergono plastici all’apertura uscendo dalla penombra del palco. Si bagnano della luce necessaria e dichiarano i loro simpatici volti che poi cambieranno all’abbisogna. In questo modo, sapientemente il regista simula l’apertura del sipario che invece rimane dietro fermo e inutilizzato. Già quando la mascherina accompagna lo spettatore, gli attori recitano col corpo il copione e da subito senza rimandi o indugi. I tre sono le canne di un singolare organo che suona a sincrono perché magistralmente diretto da Di Michele. Lo spettacolo è un apparente sproloquio di battute incalzanti, che invece dichiara ad ogni atto, dopo un po’ e spesso alla fine: un senso compiuto altissimo. Campanile è un fiume in piena di parole e gesti, espressioni di ricercata fisiognomica del personaggio, comicità, che inondano la platea del Torlonia e piacevolmente.
Campanile è un diletto per gli attori tutti, che possono finalmente fare a meno d’essere naturali: qui devono anzi salire le alture più alte della recitazione senza discenderle necessariamente per tornare veri.
Un attore si sentirà dire durante la sua carriera e tante volte «Non recitare. Sii naturale!» Campanile va invece recitato ma anche interpretato per divenire convincenti, che non è da meno e occorre usare tutta l’armeria dell’attore a disposizione: voce, sguardo, mimica, gambe, braccia, mani. Nessuna parte del corpo, dentro o fuori che si trovi, potrà rimanere inerme, esentata, davanti la forza e bellezza del testo, e quando questo accade (ed è accaduto), la promessa dell’autore non viene disattesa grazie al suo mezzo più potente dopo la parola: l’attore; dunque, perdoneremo alcune sbavature dello spettacolo (radi errori di dizione, riverbero in un monologo, effetti sonori esasperati) che forse verranno corrette dopo queste prime repliche dal regista o dagli attori stessi. Perdoneremo o digeriremo ma a fatica, l’avere omesso “La Quercia del Tasso” noto atto unico dell’autore forse per la voglia d’essere originali e ricercati nei testi. Andare a vedere Campanile e non assaggiare quella delizia appena citata, è come andare a Vienna e non gustare la Sacher!
Felicità…tà… tà…” un tuffo nel passato, che guarda al futuro
Lo spettatore rimane sempre il migliore dei golosi di cultura. Originale e risolutivo, l’allestimento scenico fatto di tante sedie nere e bianche che mosse diventano durante la messa in scena: bicchieri frangibili, sedute per gli avventori nevrotici di un caffè e molto altro. Giusti i costumi di Alessandro Lai: ci catapultano, complici le musiche e le coreografie, in quel mondo patinato di palliettes, fumo, smoking, piume di struzzo che guarda al varietà televisivo degli anni settanta. Un tempo passato che torna per quell’istante lungo come tutta la commedia. Vi invitiamo, dunque a non andare a Teatro a vedere la commedia ma a correre… e coinvolgere amici, compresi e soprattutto quelli più riluttanti e meno avvezzi al teatro perché con Campanile si “ride” davvero, e non parliamo di tiepido sorriso.
Il pubblico ha riso sonoro, a pieni polmoni, a dispetto delle commediaccie che ci propinano i tanti, dove si risolve la drammaturgia col c**** di turno, con la solita parolaccia gratuita e obbligatoria che oramai un certo pubblico educato male o maleducato s’aspetta. Achille Campanile strizza l’occhio al sesso (e non solo: ben strizzata è anche la tetta della Borini) ai doppi sensi; ma lo fa con un candore tale che farebbe sorridere anche un bambino e la madre che lo accompagna a vedere lo spettacolo. La volgarità è bandita: “Felicità…tà… tà…” è un tuffo nel passato, che parla al presente e guarda al futuro. Dunque, prendendo in prestito lo stile del Campanile e diremo una probabile frase che forse avrebbe usato riferendosi a se stesso e a questo spettacolo: al Torlonia suona un Campanile a festa… ?
Info:
Dall’11 al 30 dicembre al Teatro Torlonia
FELICITÀ…TÀ…TÀ
Ovvero uno sguardo su Achille Campanile
regia Massimo Di Michele
con Dario Battaglia, Luisa Borini, Edoardo Coen
costumi Alessandro Lai – scrittura gestuale Fabio Caputo
si ringrazia Mariano Sabatelli per trucco e acconciature
Progetto della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale