FAUST(O) @ Teatro Trastevere: l’eroe titanico e il rapporto di coppia

“FAUST(O)” di Mario Biondino al Teatro Trastevere, in scena dall’11 al 17 gennaio, è una trascrizione grottesca e parodica della “Tragica storia del dottor Faustus” di Christopher Marlowe, senza la minima pretesa di essere fedeli all’originale; si presenta piuttosto come un divertente risultato di una rilettura moderna, attuale e carnascialesca di uno dei personaggi al contrario più oscuri e titanici della letteratura seicentesca e romantica.

La vicenda
Faust è un dottore stanco di tutti i suoi studi, vuole di più della mera erudizione da cui sente di non aver ottenuto nulla. È alla ricerca di un sapere superiore che possa dargli potere e gloria. Dunque, fa chiamare dal suo apprendista Wagner i due famosi stregoni Valdo e Cornelio per istruirlo nell’arte della magia nera. Grazie a questa nuova conoscenza, evoca un demone al servizio di Lucifero che si fa chiamare Margherita/Mefistofele e i due, tramite un patto di sangue, suggellano una sorta di matrimonio che dovrà durare 24 anni durante i quali Margherita/Mefistofele deve adempiere a tutti i desideri di Faust. Al termine dei 24 anni Faust darà anima e corpo all’inferno. La voce della coscienza di quest’ultimo, a volte, lo fa risentire sull’aver intrapreso la via della dannazione, ma di fatto il compagno diabolico riesce sempre a sedurlo e condurlo con sé in una dissipata e grottesca vita di coppia.

Una grottesca vita di coppia
Un Faust a sé stante, nuovissimo, possiamo definirla quasi una trascrizione del Faust di Marlowe solo da pochi dettagli, il più importante dei quali è la caduta finale dell’anima del mago all’inferno, caduta che distingue nettamente la tragedia di Marlowe dall’opera goethiana in cui, al contrario, il protagonista ascende ai cieli. Il tutto è una rielaborazione che, pur degnamente memore degli antecedenti classici, li stravolge in un gusto bizzarro del tutto innovativo. In base ad un’analisi approfondita, il dramma portato in scena da Mario Biondino, interpretato dal regista stesso nei panni di Mefistofele e da Mirko Iaquinta nel ruolo di Faust, attinge elementi da entrambe le antiche opere faustiane. Ad esempio, il nome di Margherita, sotto il quale Mefistofele riesce a sedurre e sposare Faust, è di derivazione goethiana. Una trovata geniale quella della rappresentazione nella rappresentazione del dramma di Romeo e Giulietta (tragedia che alcuni studiosi affermano sia stata ispirata da Marlowe stesso al suo contemporaneo Shakespeare), nel quale Faust interpreta Romeo e Mefistofele è Giulietta e i due inscenano l’uccisione di Tebaldo, fratello di Giulietta. Si tratta di una scena affine alla morte di Valentino, fratello di Margherita nel “Faust” di Goethe e il tutto è stato rappresentato come un pittoresco labirinto di maschere sovrapposte, che ci permettono di osservare quattro personalità in un solo corpo, quella degli stessi attori, poi quella di Faust e Mefistofele, e di Romeo e Giulietta che rimandano di nuovo a Faust e Margherita goethiani.

 

Infine, la sensazione di Mefistofele di come la coscienza di Faust abbia gabbato finanche il diavolo, è un rimando alla redenzione che Faust ha nel dramma di Goethe. Ma qui no, Faust alla fine è dannato, e mentre in Marlowe e in Goethe la sua dannazione è il prezzo da pagare al diavolo per un avventura tracotante e titanica, per un volo di Icaro, il Faust di Mario Biondino vende la propria anima per un’avventura casalinga e ristretta, nelle buie quattro mura di una vita di coppia, nella quale Mefistofele asseconda sì i desideri di Faust ma lo accontenta vestendosi di quegli stessi desideri. Quindi si traveste da Margherita e lo sposa, si traveste da lussuria quando Faust chiama i sette peccati capitali e vede in lussuria Elena di Troia, la donna più bella del mito; ma sotto la maschera di questi desideri assecondati c’è sempre il volto orrido di un diavolo, di un tranello. Con questo tranello ormai Faust inizia a conviverci, non molto diversamente da come convivono in una tediosa vita di coppia due sposi ormai sgualciti dal tempo. Ed è Mefistofele stesso che insidia la noia nei desideri di Faust i quali, alla fine, si esauriscono sempre nell’ambito domestico, in un’oscurità gotica in cui a volte fa breccia la volgarità pop odierna attraverso la quale i due protagonisti entrano in contatto col pubblico. Gli eventi, però si risolvono sempre nella stessa stanza della dimora del dottore, esaurendosi in due soli personaggi, la coppietta di sposi Faust e Mefistofele.

Faust non si lascia tediare e se da una parte la coscienza gli fa strani scherzi, dall’altra continua a non adorare altro Dio all’infuori del suo Desiderio, finchè questo conflitto interiore non lo rende totalmente pazzo fino all’ora della sua morte, a braccia spalancate in una camicia di forza slacciata, come fosse crocifisso. Mefistofele invece, gabbato da quel bislacco personaggio che non è riuscito a smontare, prende il suo corpo e la sua anima e riscuote il debito portandolo all’inferno.

Info:

Faust(O) da Christopher Marlowe

Regia: Mario Biondino

Interpreti: Mirko Iaquinta e Mario Biondino

TEATRO TRASTEVERE Associazione culturale
Via Jacopa de’ Settesoli, 3 – 00153 ROMA
info@teatrotrastevere.it – www.teatrotrastevere.it
Orario Spettacoli: feriali ore 21 – festivi ore 18
Biglietti: intero 11,00 euro – ridotto 8,00 euro
Informazioni e prenotazioni: 06.5814004 (dalle 19.00)

 

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