FARSI SILENZIO @ Mutaverso Teatro: guidati all'ascolto del silenzio

Giunge alla IV stagione MUTAVERSO TEATRO, ideata e curata da Vincenzo Albano e dedicata al teatro contemporaneo, che il 12 dicembre si apre con un'anteprima fuori abbonamento unica data in Campania: "Farsi silenzio", per il progetto e l'interpretazione di Marco Cacciola.

Le scarpe degli spettatori salernitani di Mutaverso risuonano cadenzati sui ciottoli scivolosi dei vicoli del centro storico: la pioggia dà qualche momento di tregua per permettere loro di raggiungere la sede di quest'anteprima. La Chiesa sconsacrata di Santa Apollonia in Via San Benedetto, arroccata in cima a una salita, serrata come solo le chiese sanno essere, non sembra aspettare nessuno. Ma quando i battenti si aprono, una luce fioca e riservata bagna i tre gradini che separano l'ingresso dalla strada.

Il pubblico viene accolto in un vano a pianta centrale, qualche timido dipinto barocco si intravede alle pareti. Le sedie già disposte a semicerchio rivelano la scelta del performer di rinunciare al palco attrezzato sotto la cupola dell'altare: Marco Cacciola preferisce aggirarsi tra il pubblico. Lo zaino dei grandi viaggi appoggiato in un angolo, le scarpe comode da trekking, la T-shirt: questi elementi ci segnalano che forse è appena tornato da un viaggio, o che forse sta per intraprenderne uno, di certo si parla di un cammino. La sua non è una vera e propria entrata in scena: compare tra il pubblico senza essere annunciato neanche da un canonico abbassamento di luci: sin dal suo ingresso gli spettatori sono spiazzati e, mentre ancora si scambiano occhiate disorientati, non sanno se è Marco l'attore o Marco il personaggio a parlare, ma si lasciano affascinare e lo seguono, gli danno fiducia quando indica le cuffie wireless impilate una sull'altra che lui stesso provvede a distribuire a ciascuno.
Dopo un invito a posizionarle sulle orecchie, grazie all'armonioso suono curato da Marco Mantovani, prende il via la narrazione di un pellegrinaggio artistico che vuole cercare dove sia il sacro, un racconto mimato da un artista scattante e ironico, che dialoga con sé stesso e col pubblico dal dorso della sua sedia, allontanandosi da essa o portandosela via. Il percorso si rivela da subito un viaggio non solo fisico ma un vero e proprio processo di crescita sull'impronta della domanda che Marco rivolge a quelli che incontra: cosa è sacro per te?

Le risposte ricevute sono di matrice diversa e, seguendo un canovaccio drammaturgico, sintetizzato nel suo libricino e per l'elaborazione del quale fondamentale è stato l'incontro con Tindaro Granata, si insinua il dubbio sulla nostra idea di sacro. Questo interrogativo continuerà a risuonare nella mente dei presenti per tutta la durata dello spettacolo, dopo lo spettacolo, e poi tornando a casa finché sarà ineluttabilmente chiaro che lo spettacolo non voleva fornirci risposte. Non ci sono verità da rivelare universali ed esaustive per tutti: ci sono domande da porsi, persone a cui dare attenzione, luoghi da ascoltare.
È quello che accade quando Marco, suggestionato delle parole di uno dei personaggi che incontra, invita gli spettatori a seguirlo fuori dalla Chiesa, il pubblico è un po' titubante ma cede al delicato invito gestuale
di prendere il soprabito, ritrovandosi in strada sotto una leggera pioggia, trattenuta con difficoltà dalle foglie di platano già cariche di acqua. E così al freddo di dicembre si riscopre una via nota della città percependola per la prima volta, tra il giallo dei lampioni e il buio della sera, tra il conosciuto e l'ignoto, tra il rumore e il silenzio.

Mentre gli spettatori rientrano in sala, Marco mostra un cronometro che segna quattro minuti e trentatré secondi. Quando siamo in silenzio, ovunque ci troviamo, quello che sentiamo è sempre rumore: se lo vogliamo ignorare ci disturba, quando ne prendiamo consapevolezza ci intriga e ci chiediamo come abbiamo fatto a ignorarlo. Come il lavoro di Marco ci mette di fronte un'attesa che ci rivela l'inaspettato di quel momento, ci immerge in un silenzio sconosciuto perché variabile a seconda del luogo e del momento, così la citata composizione musicale di John Cage abdicava alla rappresentazione sonora espressione di una forma, per favorire un silenzio, che è ogni volta nuovo. Assuefatti nelle comunicazioni distanti e virtuali, questa sera il rischio è l'imprevedibile a cui ci conduce l'essere costretti ad ascoltare e ad ascoltarci. Nei dialoghi siamo così occupati dal pensiero di quello che dobbiamo rispondere al nostro interlocutore che valutiamo meno importante l'ascolto vero delle sue parole. Ecco spiegato il motivo per cui indossiamo delle cuffie e non dei microfoni: questo spettacolo è un'educazione all'ascolto. E l'interazione avvenuta stasera è sacra perché le persone che vogliono incontrarsi abitano il silenzio come un luogo, un luogo che somiglia a un teatro.

Info:
12 – 13 dicembre 2018 ore 20.30
Chiesa di S. Apollonia – via San Benedetto, Salerno 

FARSI SILENZIO

progetto e interpretazione Marco Cacciola 

drammaturgia Tindaro Granata

suono Marco Mantovani

ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE

con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche – Castiglioncello

PRIME E UNICHE DATE IN CAMPANIA

Immagini tratte dalla pagina FB di FARSI SILENZIO

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