Se c’è un cosa che rammarica chi scrive di teatro? Vedere uno spettacolo che ha una buona drammaturgia, che se sfruttata al suo meglio renderebbe la pièce in questione, davvero interessante e bella. CON LA BOCCA PIENA DI SPILLE, andato in scena al Teatro Orologio, per la rassegna EXIT 2016 – Emergenze per identità teatrali, è uno di questi casi, un’occasione mancata.
Un ottimo testo che parla di maniacalità in profondità, mostrandoci una donna che vive di lavoro mediante rituali ossessivi e schizofrenici, affrontanti con un tocco di ironia e poeticità. Un tema più che attuale dunque, realizzato egregiamente, almeno sulla carta, perché in scena le cose cambiano. Si potrebbe dire tanto altro sulla drammaturgia del testo di Martina Tiberti ma perché parlarne e analizzalo, se la messa in scena non gli rende giustizia?
In fondo, lo spettacolo ha fallito: non è interessante. Le motivazioni? Le solite di certo teatro off e non: gli attori d’accademia e le relative regie accademiche che le accompagnano sono aria fritta. In questi spettacoli ci si continua a chiedere con molta stanchezza e rassegnazione dove sia l’autenticità del teatro, dove sia l’autenticità dell’artista: le viscere, la bellezza, la poesia, la verità. La parola “Verità”, a quanto pare, in molto teatro romano non è di casa. È tutto un imitare vecchi modelli e fingere di dirigere gli attori che recitano al solito modo. Ma in fondo, cosa pretendere da un certo rigore formale che vuole smascherare una sciatteria piuttosto frequente in tante pièce di tutte le salse e di ogni genere che si vedono troppo spesso in giro?
Lo spettacolo teatrale di Raffaele Balzano non è brutto, semplicemente annoia terribilmente perché privo di una messa in scena dinamica, interessante, inventiva. La staticità degli attori, la loro impostazione teatrale odiosamente accademica, rende la visione della pièce difficile a chi è abituato a del buon teatro, a del teatro vero, perché vuole di più, vuole la Verità, non il compitino accademico.
A questo punto, meglio uno spettacolo autenticamente brutto perlomeno diverte o irrita per le sue soluzioni pessime di regia o drammaturgia. Qui ci sono scelte “così così”, una recitazione “così e così”, una direzione degli attori “così così” e il solito ammuffito accademismo. Auff!!!! Per citare una canzone.
Info:
CON LA BOCCA PIENA DI SPILLE
di Martina Tiberti
regia Raffaele Balzano
con Patrizia Ciabatta, Marco Zordan
Teatro Orologio
EXIT- Emergenze per identità teatrali fino al 4 dicembre
29 novembre, ore 21.30- LA VITA MIA, LA STORIA MIA di e con Gino Auriuso dove da Troisi a Bogosian, passando per Benni e Ferdinando Russo, Auriuso racconta se stesso in un susseguirsi di emozioni ed azioni votate sia al sano divertimento che ad attente riflessioni dettate dagli accadimenti della vita.
mercoledì 30 novembre e giovedì 1 dicembre, ore 21.30– IL PROCESSO ALL’INFANTICIDA MARIA FARRAR testo del giovane Giovanni Maria Zonzini, messo in scena da Francesco D’Atena prende le mosse da una poesia di Bertolt Brecht, riguardo una serva accusata dell’omicidio del proprio neonato per arrivare in un mercato dove si svolge il processo tra figure ambigue e popolari.
2 dicembre, ore 21.30 – SOUL */ UNDER CONSTRUCTION coreografia di Michela Mucci con Sara Bertoglio, Giulia Cardoni, Giulia Botta, Elena Paglialunga, Giulia Pazzaglia e Maria Caniglia e coreografie di Michela Mucci, racconta in danza la crescita dell’anima come una crescita del corpo, e analizza l’evoluzione del se come se fosse un evento fisico percepibile. ()
3 dicembre, ore 21.30 – KEVINGIPSY – STORIA DI RECLUSIONE E DI LIBERTÀ nella seconda guerra mondiale, scritto e interpretato da Eduardo Ricciardelli con la regia di Gino Auriuso narra la storia di un piccolo acrobata, che nella seconda guerra mondiale viene insieme a tutta la sua famiglia deportato nei campi di reclusione, francesi e poi nelle carceri, ancora vivo oggi ha raccontato la sua storia.
domenica 4 dicembre (18.30) Chiude la rassegna Abraxa Teatro Se la rivoluzione d’ottobre fosse stata di maggio, regia e drammaturgia Emilio Genazzini, con Massimo Grippa anche autore dei testi con Emilio Genazzini, spettacolo che vuole rivisitare le passioni e gli sconvolgimenti di un periodo temporale particolarmente complesso della società dal 1979. In scena si crea un parallelo artistico-emozionale tra i fatti che infiammarono l’epoca, gli spettacoli allestiti da Abraxa in quegli anni e la storia personale e professionale del protagonista.