EVVIVA MARIA @ Teatro Lo Spazio: luce sui moti di Reggio Calabria

A quasi cinquanta anni di distanza, Lara Chiellino, per la penna di Ulderico Pesce, ci racconta l’”altra” verità sui moti di Reggio Calabria, uno dei misteri più grandi dello Stato italiano. In scena fino al 17 marzo al Teatro Lo Spazio.

Evviva Maria è una grande lente di ingrandimento su una delle tante pagine della “nostra” Storia archiviate troppo in fretta. È un grido di dolore che, a distanza di cinquanta anni, non trova giustizia né pace; è un grido di speranza che fa appello alle coscienze perché, nonostante la polvere e le bugie, non si dimentichi troppo in fretta un passato rimasto scoperto. La puntuale, emozionata ed emozionante interpretazione di Lara Chiellino e la fiducia e la sete di conoscenza che trasmette il testo di Ulderico Pesce impediscono la minima distrazione, invitando la sala a riflettere, a porsi domande, a voler sapere di più e a indignarsi per le verità insabbiate.

Il ricco cartellone del Teatro Lo Spazio è ormai una certezza per gli spettatori in cerca di spettacoli volti alla riscoperta dell’altra faccia della Storia e non delude. Nell’attesa che l’attrice entri in scena, il palco si presenta povero di scenografie. Orfano, come la storia che si sta per narrare è orfana di verità. Vediamo solo qualche sedia sparsa qua e là. Durante lo spettacolo, nessuna di esse verrà mai occupata e nel sedile spoglio percepiamo il vuoto lasciato dalla scomparsa oscura e prematura dei protagonisti del racconto.

La storia della Reggio dei moti viene narrata ripercorrendo i passi di Pina e Carmine, due innamorati vissuti a Reggio nel ‘70. L’attrice parla in prima persona entrando, senza mai uscirne, nei panni della reggiana Pina. È il 5 luglio e, a Piazza Duomo, a Reggio Calabria, il democristiano sindaco Battaglia tiene un comizio contro la recente decisione del governo, nel voler destinare come capoluogo di regione Catanzaro e non Reggio. Mentre tutta la piazza applaude, Carmine Jaconis resta fermo. Il suo non è un nome di finizione: Carmine Jaconis è stato uno dei tanti morti di Reggio. Rimarrà ucciso durante una manifestazione, il 17 settembre 1971, a moti ormai conclusi. Il monologo si interrompe in quella data, in modo simbolico, come simbolicamente si chiude un cerchio che ruota su se stesso all’infinito.

È diffusa l’opinione che i moti presero vita da sentimenti campanilistici, che vedevano “quelli di Reggio” contro “quelli di Catanzaro” e che il motivo della contesa fosse proprio l’assegnazione del capoluogo di provincia. Già agli albori della protesta però, qualcuno era già lucido nell’affermare che quando a comandare sono “i padroni”, un capoluogo vale l’altro e che tali diatribe fossero solo volte a far dimenticare i veri problemi della Calabria: l’emigrazione e la mancanza di lavoro. Mentre la televisione taceva, alcune frange dell’estrema destra decisero di cavalcare queste insurrezioni per fini propri, per fini altri. Cinque anarchici reggiani, cinque amici di Carmine e Pina (Angelo Casile, Franco Scordo, Gianni Aricò, Luigi Lo Celso e Annalise Borth, noti alle cronache come “Gli anarchici della Baracca”) sostenevano che i fascisti si mettessero sulle barricate apposta per provocare la polizia. Ci furono bombe, ci furono attentati, ci furono morti, ci fu un treno deragliato all’altezza di Gioia Tauro, La freccia del Sud, di cui la cantante Giovanna Marini ci ha lasciato un’amara testimonianza. Mentre, a Reggio, Ciccio Franco rispolverava il vecchio motto fascista “Boia chi molla” e portava la Madonna in processione con quaranta giorni di anticipo, gli operai del Nord e gli anarchici di tutta Italia si unirono in sostegno dei reggiani che rivendicavano il lavoro e la dignità di restare, non lasciandosi allettare da una pretestuosa rivendicazione di provincia e da litanie pubbliche a ritmo di “Evviva Maria”.

In questo clima, i cinque anarchici, amici di Pina e Carmine, scoprirono delle carte e dei documenti che avrebbero fatto “tremare l’Italia”, che avrebbero dimostrato il legame dei moti con alcuni movimenti di estrema destra guidati da Junio Valerio Borghese e che miravano a preparare l’Italia a un colpo di Stato simile a quello greco. Ulderico Pesce ricorda la loro morte, avvenuta per uno “strano” incidente, all’altezza di Ferentino, città vicina ai luoghi di residenza del pidduista Licio Gelli. I documenti non furono mai ritrovati. Sulle note di "Ti ti ti ti" di Rino Gaetano, Lara Chiellino ci saluta con un “Io so, noi sappiamo, ma non abbiamo le prove”. Il pubblico applaude e non smette neanche quando l’attrice scompare dietro le quinte, invitandola a tornare sul palco una seconda volta. Un lavoro di fino, che merita di andare molto più lontano della storia che ha avuto il coraggio di raccontare.

DAL 12 AL 17 MARZO

da martedì a sabato ore 20.30

domenica ore 17.00
Centro Mediterraneo delle Arti
Presenta
EVVIVA MARIA 
I moti di Reggio Calabria del 1970 e l’assassinio di 5 anarchici
di
Ulderico Pesce 
con
Lara Chiellino

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