ENRICO IV @ Teatro Baslica: amletismo pirandelliano

C'è un Teatro di cui ormai si parla da un po' ed esso parla di Teatro. Il gioco di parole è voluto e introduce questo Enrico IV di Roberto Erlitzka in scena fino all'8 marzo al Teatro Basilica di San Giovanni.

ENRICO IV e le declinazioni della follia

La commedia (e non solo dramma) attraversa ad ogni replica le molte declinazioni della follia, tutte enunciate in bocca al Re pazzo per finta e per dovere. Mentre lui mente e gioca per la demenza causata da una brusca caduta da cavallo, tutti si preparano alla messinscena, non quella di questo debutto ma quella costruita ad arte ed ogni volta per il Re. C'è qualche rimando a quel metateatro tanto caro all'autore e qui avallato dal regista che presenta la compagnia da subito già quando si fa sala. Tutto deve essere perfetto: occorre celare i vestiti moderni e indossare i costumi, conoscere la storia, sapere di quella nota umiliazione a Canossa, entrare il personaggio nel personaggio. Ma il vero gioco lo conduce lui, dentro il suo saio e corona di sovrano. Dopo i servi di corte arrivano altri personaggi truccati di bianco, eterei, quasi appesi al muro. Immagini surreali disegnate sullo spazio teatrale del Basilica.

Calenda firma la regia della pièce e sembra voler disegnare le maschere pirandelliane sul volto dei suoi attori e personaggi. Sono ambasciatori di un mondo che è rimasto fuori mentre Enrico IV gioca a fare il Re. C'è un groviglio di gente che arriva a corte per tentare l'esperimento di farlo rinsavire. Fingersi pazzo gli dà il privilegio di parlare senza veli perché nessuno lo può contraddire. E' il privilegio dei matti. Il Re toglie la maschera buffa ai suoi ospiti per scoprirli travestiti. E intanto scorre un flusso di parole che ognuno intenderà a modo suo. Parole ripetute ed è così che si creano le opinioni. Il finto sovrano rimane l'unico personaggio saggio mentre tutti gli altri rimasticano la vita dei morti. Tutti – ignari – intenti a suscitare la scintilla e il “distacco” tra volto e maschera, dove intanto rimbalza placida e sorniona la verità. Il distacco non è necessario perché Enrico IV denuncia il suo gioco e insieme condanna tutti soggetti e assoggettati alla giostra delle maschere che riduce l'uomo a condizione di pupo. Sono gli altri ad indossare la maschera; il sovrano è l'unico a volto nudo.

Pirandello e l'amletismo: Erlitzka giovane e fresco

In Pirandello l'amletismo opera fortemente e l'Enrico IV ne è il discendente diretto. C'è la voce del sangue acuita dal demone del pensiero messa a duro confronto con la debole volontà. Sul fondo c'è un mondo di tradizioni sdrucite. La demenza in Pirandello come in Shakespeare diviene la strada necessaria per ricomprare il significato primigenio della personalità umana già penduta.

Bravi attori. Recitazione precisa, ritmata. Agile. Diremmo ineccepibile se non fosse per quell'enorme divario tra tutti gli attori e Erlitzka, che ci appare meravigliosamente moderno e naturale a dispetto dell'età. Pirandello è così denso di significato che pochi attori hanno avuto e hanno il coraggio di rinunciare alla recitazione più classica. Ricordiamo l'Enrico IV di Romolo Valli o forse il migliore in assoluto di Salvo Randone. Ci pare un grande atto d'amore quello dell'interprete o regista che sa soffocare l'attore e dà aria e respiro al personaggio. E questo ha saputo fare Erlitzka: il vecchio attore che sa essere giovane e fresco al servizio del ruolo.
Ottimo disegno luci. Azzeccati i costumi. Spettacolo da vedere.

ENRICO IV di Luigi Pirandello 

25 febbraio | 8 marzo 2020
prosa – prima assoluta
regia Antonio Calenda
con 
Enrico IV Roberto Herlitzka
La Marchesa Matilde Spina Daniela Giovanetti 
Sua figlia Frida Giorgia Battistoni 
Il Marchese Carlo di Nolli Lorenzo Guadalupi 
Il Barone Tito Belcredi Armando De Ceccon 
Il Dottore Sergio Mancinelli 
Landolfo (Lolo) Alessio Esposito
Arialdo (Franco) Stefano Bramini 
Ordulfo (Momo) Lorenzo Garufo 
Bertoldo (Fino) Dino Lopardo

ph: Tommaso Le Pera

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