Raffinato, dotto e affilato il testo di Cecilia Bernabei, EIKONES è stato riportato in scena con maestria nel suggestivo ed adattissimo spazio riqualificato di Villa di Livia (a Prima Porta) all’interno della Rassegna OPRA PRIMA – Teatri di Pietra ancora in svolgimento in diverse location romane (*).
In un tardo pomeriggio di fine Giugno, negli spazi verdi intorno alla villa che fu propria di Livia Drusilla, nobildonna e sposa di imperatori romani come Nerone e Ottaviano -che non ne oscurarono troppo la fortuna- le voci di quattro brave interpreti del mondo teatrale off romano, Elena Baroglio, Nunzia Mita, Angela Telesca, Eleonora Turco si alternano prima, si mescolano e si intrecciano poi, e si confondono infine – secondo una progressione ben specifica – nel raccontare la vita, gli onori, i dolori e piccoli squarci di vita -più o meno verosimili- di 4 donne della Storia e del Mito: Penelope, Messalina, Rosvita di Gandersheim, Costanza D’Altavilla e Christine De Pizanne.
Sono le donne scelte dalla autrice Bernabei come “Immagini”, “Eikones” di donne leggendarie e al tempo stesso straordinarie, ma anche troppo spesso stereotipate o rinchiuse in una forma imposta da una Storia scritta per lo più al maschile.
Contenuti
Il vento e le pagine
Mentre le ombre della sera ancora esitano a raggiungere i leggii, le quattro artiste si presentano tutte insieme, vestite con tuniche chiare, volutamente uniformanti (perché la differenziazione caratteriale sta nella voce e nel carattere non già nell’essenza di donna), e scalze, pronte a rievocare donne apparentemente lontane; ma più la lettura procede, più i tratti storici di queste donne si fanno meno sfumati e più nitidi.
È solo il vento ad accompagnare la lettura e a scompigliare le pagine improvvisamente, a portarsi via i loro rumori, i loro mormorii, le accuse, i sospiri, i sogni.
Una difficoltà in più per le interpreti, ma al tempo stesso una suggestione per lo spettatore, quasi che il vento voglia portarsi via le parole ma non il ricordo di quelle “donne da cui tornare”.
Nella Villa di un’altra grande Donna
La Lettura scenica è partita dall’omonimo testo della Bernabei (primo di una tetralogia in compimento), decisamente pulito e privo di fronzoli, erudito e dalla ricercata prosa che ben si sposa col registro delle fonti richiamate (Svetonio, Boccaccio, Giovenale, Villani), tutte non a caso maschili ma non tutte maschiliste, come sottolinea l’autrice stessa, a proposito di Boccaccio, a fine spettacolo.
Si compone in questa lettura una tela narrativa sequenziale in progressione storica dove le interpreti danno voce alle diverse donne, prima singolarmente e con pari dignità, per poi assumere tutte insieme -strette l’una all’altra- la forma di un consesso di donne virtuose, come quello richiamato dall’opera di Christine De Pizanne nella Città delle Dame.
Tale consesso, seppur parlando del passato, finisce per esporre valori universali e del presente ancora attuali, legati al valore della Donna in sé e nella società, alla sua non subalternità all’uomo e al rapporto socio-affettivo che al maschio la lega, alla sua capacità di parlare di quelle “cose che non vuoi parlare/che non vuoi dire/ che non vuoi vedere”.
Buona la performance delle interpreti chiamate a dividersi battute ed estratti di parti comuni, spesso recitate all'unisono, spesso ridondanti come versi di una nenia. L’interpretazione e l’intreccio di voci convincono, il coordinamento è buono anche se abbiamo avvertito maggiore sincronia fra alcune delle attrici e non fra tutte (forse anche per via del breve tempo di prove loro concesso).
Ridotta ai minimi termini l’interazione fisica, tutto è stato giocato sull’assimilazione del personaggio attraverso le parole di un testo che lasciava comunque spazio alla caratterizzazione; pochi invece gli elementi scenici, forse per via della scelta registica di dare maggiore rilievo alle parole piuttosto che alla rappresentazione visiva di quanto letto.
Donne da cui tornare, mentre scende la sera
Non vuole essere questo spettacolo, un ennesimo inno al femminismo quanto piuttosto un ritratto in versi e citazioni rielaborate, di donne sì leggendarie ma che anche soffrono, amano, combattono e spesso periscono, tanto nel passato quanto nel presente per le medesime battaglie. Sono donne conflittuali con la società che sta loro intorno, così come con gli uomini alla cui ombra si mortificano, virtuose e sagge come dame medioevali, o obbedienti e virtuose come Penelopi (delicata la rielaborazione mitica del tradimento della Penelope omerica con il Procio Antimonio); donne anche sferzanti come Messalina, o ostacolate nella propria capacità artistica ma non per questo mute.
Sono Donne che ci paiono tutto ed il contrario di tutto, voci consapevoli del proprio destino che rievocano a tratti con amarezza, “… donne che lanciano accuse al mondo corrotto. Le donne che sfidano il passare del tempo…” si scandisce in uno dei momenti centrali dello spettacolo, quando la sera scende inesorabile sulle mura distrutte dalla seconda guerra mondiale della villa e tra i radi giardini di Livia.
Ci piace pensare che quest'ultima, Livia sia stata una muta spettatrice o forse una quinta presenza a fianco delle interpreti, un'altra donna bisbigliante ai potenti -Nerone, Ottaviano- nascosta nella loro ombra ed eppure così influente al punto che ancora oggi la sua Villa, seppur erosa dal tempo e soggetta ai bombardamenti di ben altri uomini, ne ricorda i grandiosi fasti e accoglie altre donne che parlano e “che credono all’ingegno delle donne”.
Visto il 28 giugno 2018
OPRA PRIMA
MDA/Produzioni
presenta
EIKONES Di Cecilia Bernabei
Con Elena Baroglio, Nunzia Mita, Angela Telesca, Eleonora Turco
Villa di Livia (Prima Porta)
Info:
(*) Teatri di Pietra ha come Mission la valorizzazione del patrimonio archeologico e monumentale attraverso lo spettacolo dal vivo, in quanto momento di crescita, incontro, riflessione e dialogo delle cittadinanze riunite.
Intende “fare rete” quale strumento per un paesaggio culturale diffuso incentrato su una visione policentrica, attraverso la salvaguardia, la promozione e il sostegno alle identità culturali. Rappresenta un progetto per lo sviluppo sostenibile, sociale-culturale ed economico, delle comunità coinvolte. Ospita spazi e residenze per la creazione artistica di innovazione e di eccellenza.
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