DON JUAN IN SOHO @Teatro Puccini: una commedia antica dai colori contemporanei

Ispirato al celebre Don Giovanni di Molière, è arrivato al Teatro Puccini di Firenze la rivisitazione contemporanea DON JUAN IN SOHO del britannico Patrick Marber, tradotto da Marco Casazza, per la regia di Gabriele Russo, produzione Teatro di Napoli – Teatro Bellini: dalla Francia del Seicento uno dei più celebri personaggi della letteratura si sposta al famoso quartiere degli eccessi di Londra Soho nei giorni nostri.

DON JUAN IN SOHO: un Don Giovanni nella Soho di oggi

Daniele Russo in Don Juan in Soho

Lo spettacolo si presenta come una rivisitazione fedele e al contempo sradicata del classico Don Giovanni di Molière. Come nell’originale le vicende si aprono prendendo le sembianze della commedia degli equivoci intorno alla figura di Don Juan (Daniele Russo): il fedele servo Stan (Alfonso Postiglione) cerca goffamente di coprire in più di un’occasione il suo padrone, che seduce e abbandona la moglie Elvira (Noemi Apuzzo), conquistata solo per sfida perché una inespugnabile vergine. Da alberghi in cui si consumano orge fino al pronto soccorso, dove Don Juan arriva è stato ripescato dal Tamigi da due giovani fidanzati (Alfredo Angelici e Gaia Benassi), assistiamo ad un turbinio di incontri sregolati del protagonista, sullo sfondo dell’affascinante Soho, il quartiere londinese degli eccessi. In ogni situazione in cui si trova Don Juan non perde occasione di sedurre qualche giovane donna e non gli manca la compagnia di escort. Nel frattempo salverà, senza averlo riconosciuto, uno dei fratelli di Elvira da una rissa e il padre (Mauro Marino) disperato lo supplicherà di cambiare vita. Fino a che la situazione sembra capovolgersi, quando il nostro Don Giovanni sotto l’effetto di cannabis inizia a parlare con quella che sembra una statua (Sebastiano Gavasso) che invece si anima e lo esorta a concludere la sua vita fatta di sregolatezze e di lussuria senza fine: sembra pentito ed è in cerca di una redenzione tanto supplicata dagli altri personaggi.

DON JUAN: pennellate di colore nella trasgressiva Soho

una scena di Don Juan in Soho

Stupefacente l’apparente discordanza fra la retorica moralistica con cui Don Juan viene giudicato da tutti e la modernità di linguaggio, nella terminologia e nell’essere violentemente esplicito. Non sussiste nessun filtro nelle azioni di Don Giovanni, né di linguaggio, né di pensieri e gesti (non mancherà la nudità e una fellatio ben mimata). L’effetto desiderato per il pubblico è probabilmente quello di sconcertarlo, portare tutto all’estrema spettacolarizzazione, così come probabilmente è stato con l’originale di Molière nel Seicento. In questo la scelta della ambientazione a Soho è ben pensata: qui sembra all’ordine del giorno trovare escort, come il poter partecipare ad orge di gruppo. Anche la scelta dei costumi, curati da Chiara Aversano, va in questa direzione: Don Giovanni ha un abbigliamento eccentrico, un outfit dai colori sfavillanti, appariscenti, come lunghe giacche arancioni e completi azzurri. La forza dei colori è anche negli arredamenti e negli abiti degli altri personaggi, tutti questi sembrano pennellate di colore acceso sul palco.

DON JUAN: spumeggiante sinergia tra gli attori

Il racconto, che va avanti per più di un’ora e mezzo, è sostenuto da un’energica armonia e da una irrefrenabile vitalità dei personaggi che entrano ed escono con sinuosità nella vita del protagonista. Daniele Russo ci inebria con un ritmo impressionante, anche perché è quasi sempre presente, mostrando egregiamente gli eccessi di Don Juan senza mai farlo diventare una macchietta, un fenomeno da baraccone. Ogni personaggio rappresenta una pedina perfetta nella scacchiera dello spettacolo ed in particolare raggiunge una sinergia magnifica con Alfonso Postiglione, nel rappresentare perfettamente lo stereotipo del padrone capriccioso e del servo complice, ma che non comprende il comportamento estremo del signore. Non mancano sketch comici ben congegnati, come quando Don Giovanni nasconde Lotty dal marito nel letto mentre lui continua a parlare in evidente difficoltà per il servizio che la ragazza appronta sotto le lenzuola. Anche la figura del padre ci restituisce perfettamente un’immagine di padre medio borghese, che tra un impegno e l’altro si augura che il figlio possa redimersi probabilmente soprattutto per evitare di sfigurare in pubblico.

DON JUAN: la pedana protagonista della scena

La scenografia interamente nera, curata da Roberto Crea, appare inizialmente scarna, su uno sfondo viene calato dall’alto un divano azzurro e un telo divisore dello stesso colore nella scena in hotel. Vengono usati pochissimi oggetti di scena, ma sul palco è posta una pedana rotante, attraverso cui avvengono i cambi scena, si presentano i personaggi, viene utilizzata per alternare momenti di ilarità ad altri dai tratti più drammatici, fino a diventare una vetrina fluttuante nei momenti corali. E’ un artificio innovativo che crea dinamicità. Le luci, il cui progetto è stato affidato a Salvatore Palladino, non potevano che essere prevalentemente calde, in armonia con i colori accesi dei costumi. Tutto così conferisce un’allegria generale, che solo sul finale si sposta su toni freddi conferendo un clima di maggior rigore, proprio nel momento in cui Don Juan sembra cambiare vita.

DON JUAN: una commedia sempre attuale

L’eccessività di gesti e del linguaggio suscita un grande scombussolamento negli spettatori, lo stesso vissuto nel Seicento quando uscì l’opera originale. Quello che stupisce a distanza di secoli è che, nonostante la nostra società si sia enormemente rinnovata nei costumi e tutti noi parliamo di libertà, di relativismo, crediamo di essere degli open-minded, d’istinto ci irrigidiamo e ci sentiamo sfiniti di fronte agli eccessi di Don Juan. L’autore e il regista ottengono lo scopo di smascherare il pubblico, così da metterlo di fronte al proprio lato pudico, che, seppur piccolo, sempre ci accompagna.

Visto il 4 febbraio 2023, Teatro Puccini, Firenze

DON JUAN IN SOHO

Ispirato al Don Giovanni di Molière
di Patrick Marber
traduzione di Marco Casazza
regia Gabriele Russo
con Daniele Russo, Alfredo Angelici, Noemi Apuzzo, Gaia Benassi, Claudia D’Avanzo, Gennaro Di Biase, Carlo Di Maro, Sebastiano Gavasso, Mauro Marino, Alfonso Postiglione, Arianna Sorrentino, Gianluca Vesce
scene Roberto Crea
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
Una produzione fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF