In scena a Firenze poco prima delle feste al Teatro Cantiere Florida DOCILE della compagnia romagnola Menoventi e al Teatro delle Spiagge QUASI NATALE di Teatrodilina: due spettacoli di drammaturgia contemporanea che dipingono un impietoso quadro dell’oggi.
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DOCILE, MENOVENTI
La lotteria della nascita, la birth-lottery, su un display luminoso, riserva poche speranze alla protagonista di DOCILE, Linda, interpretata da Consuelo Battiston, fondatrice insieme al regista e drammaturgo Gianni Farina della Compagnia Menoventi, ovvero -20° i gradi del termometro dei salotti borghesi visti alla rovescia.
Linda Barbiani è una ragazza di umili origini, timida e priva degli strumenti necessari alla codifica del mondo, vive di lavori precari, iscritta suo malgrado ad un assurdo, quanto mai realistico, corso di empowerment sociale. Un volutamente antipatico psicologo motivatore, sorridente e saccente, interpretato da Andrea Argentieri, tiene la platea in ostaggio nell’incontro, invitando a realizzare i propri desideri combattendo ansia e giudizio. Indugia, fin troppo, nel dialogo col pubblico, a cui all’ingresso sono stati consegnati carta, penna e una cartella del Bingo, fino a trovare la malcapitata da coinvolgere nel suo fastidioso incitamento, l’impacciata e imbarazzata Linda. Qui comincia lo spettacolo: la storia della sfortunata Linda. DOCILE intreccia la quotidianità della protagonista con la fiaba della Gallina dalle uova d’oro, filastrocca popolare di Esopo. Il racconto si sposta in bilico tra il registro fantastico della favola e quello della desolante realtà di Linda, chiusa tra l’estenuante ricerca di lavoro, la propria battaglia con problemi di salute e le telefonate in dialetto stretto alla madre, vedova pensionata allevatrice di galline. Nessuna azione di Linda le permette di prendere vita, resta bloccata nella voce tremante, nel corpo esile dell’attrice, lo sguardo a terra ad esprimere il terrore per il mondo, dove ogni cosa è non illuminata, come nell’umiliante video curriculum. La maggiore spinta la sentiamo nel racconto coinvolgente e terrificante dei pulcini allevati dalla famiglia. Una storia di violenza e sopraffazione darwiniana dove vige la legge del più forte: le galline libere muoiono di paura. Basta un tuono o il suono di un clacson per farle ammucchiare in un nugolo di penne e becchi dove quelle che restano sotto muoiono soffocate.
Il senso di perdita invade la platea, nella costatazione di essere tutti parte dell’allevamento, tutti polli in batteria, anche noi imbarazzati e imbarazzanti, inetti a stare al mondo, squallidi perdenti, destinati a morire soffocati dalla prepotenza dei nostri simili. Sono assenti gli ascensori sociali nel nostro paese, i discendenti di chi in passato ha costruito grandi fortune sono ancora al vertice, mentre i pronipoti delle classi popolari di un tempo sono sempre fermi sui gradini più bassi, come scrive l’economista Federico Fubini in La maestra e la camorrista, libro dall’esplicito sottotitolo: perché in Italia resti quello che nasci. Confrontando la Firenze attuale con quella quattrocentesca dei Medici con desolazione dimostra che le famiglie più ricche e quelle più povere sono rimaste le stesse di sei secoli e venti generazioni fa. Ciò che è sconfortante è che siamo tutti docili come Linda nell’accettare questo deprimente destino.
Nel procedere dello spettacolo sentiamo affossarsi la sottile speranza di un riscatto, domina la scena l’iper-realismo dello sguardo della protagonista, negando anche a noi spettatori lo stimolo dell’immaginazione. L’idea e il filo narrativo pur interessanti non decollano, restando su ogni intuizione più del necessario. Nonostante l’innesto favolistico delle uova d’oro che Linda partorisce e che il medico sadico e avido, interpretato dallo stesso Andrea Argentieri, rubi le uova e sia pronto anche a squartarla per arrivare al suo ricco ventre dorato, come il tale della favola di Esopo, tuttavia il racconto resta inchiodato alla concretezza autentica della vita, tenendoci in attesa che accada qualcosa che vinca sul determinismo genetico: una speranza, un talento di Linda. Linda, la gallina più debole col becco tagliato che quotidianamente viene scannata dalle altre, si riscatta trasformandosi in una gallina, emancipandosi del proprio sfruttatore-faina, ovvero medico-psicologo, in una sorta di danza ipnotica su una musica fatta di innesti ritmici e parole robotiche.
QUASI NATALE, TEATRODILINA
Il confronto con le origini come un’ancora che inchioda in fondo alla palude è il tema anche di QUASI NATALE, a Firenze grazie al Teatro delle Spiagge che ha ospitato già nella scorsa stagione con Il bambino dalle orecchie grandi la compagnia Teatrodilina, nome dedicato al cane del drammaturgo e regista Francesco Lagi.
Tre fratelli, Isidoro, Chiara e Michele, si ritrovano a pochi giorni dal Natale nella casa di famiglia perché la madre malata deve annunciare loro qualcosa di importante. Tuttavia la madre non comparirà mai, al suo posto la quarta protagonista, Miriam, un’estranea spacciata per fidanzata che accompagna il più scapestrato dei fratelli. La riunione è l’occasione di conoscersi e scoprirsi, in una narrazione puntellata di leggere sferzate ironiche che si lanciano i fratelli, come le prese in giro per il cappotto di pelliccia o gli assurdi dettati nei vecchi quaderni di scuola.
La scena delimitata da cerchi rossi a terra che incorniciano i pochi oggetti di scena, la tv, la poltrona, l’albero di Natale, il telefono, l’attaccapanni, descrive uno scarno salotto familiare, nel quale si incontrano i personaggi, interpretati dai quattro attori Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena che dipingono con grande aderenza al reale i sentimenti. Propongono allo spettatore uno spaccato delle proprie vite con naturalezza dimessa nella ricerca dell’ordinario.
Quel salotto è il nostro salotto natalizio, fatto di relazioni quotidiane, di sottile tenerezza per la confidenza fraterna, addolcita dalla lieve allegria delle luci e le decorazioni colorate, ma anche come tutte le famiglie di tristezze, nevrosi, emozioni inespresse, dolori, ossessioni e piccole grandi bugie. Gli spettatori guardano come intrusi la routine delle conversazioni poco interessanti di famiglia, osserviamo le liti, le risate, i rapporti complessi e veri tra fratelli. Il poeta Franco Arminio scrive: Alzatevi durante la cena, | ditelo che avete un dolore | che non passa […] sparecchiate, togliete di mezzo il cibo, | mettete a tavola la vostra vita.
Del resto il periodo delle feste è il momento per fare i conti con le proprie origini, coi fantasmi da cui discendiamo. Noi spettatori e i personaggi siamo come i pesci in acquario della madre, in attesa che accada qualcosa. Con delicatezza vanno in scena i nostri salotti e non sappiamo se essere coinvolti, stupiti, o annoiati perché li conosciamo. Chiara cerca ossessivamente il telecomando, forse per cambiare canale, angosciata e appesantita da quel quotidiano complicato torpore che è la famiglia.
La compagnia è formata da attori di grande esperienza e fanno della recitazione naturale, della cura dettaglio delle sfumature la propria cifra; il confine tra persona e personaggio è molto labile, in un teatro fatto di personaggi e storie a tratti toccante a tratti divertente.
La narrazione si snoda nelle confessioni dei protagonisti, dette con leggerezza, ma ascoltate con animo pesante, in cui si innesta il registro favolistico di un rito sciamanico per evocare gli spiriti della casa, in una solitudine devastante pur nella riunione familiare.
In QUASI NATALE come in DOCILE siamo spettatori inermi, annichiliti nella desolazione di un quadro del reale che non lascia speranze.
“Se tu fai una cosa diventi quella cosa lì” Chiara, Quasi Natale
DOCILE
Menoventi
di Gianni Farina e Consuelo Battiston
con Consuelo Battiston e Andrea Argentieri
regia Gianni Farina
immagine di Marco Smacchia
Organizzazione Ilenia Carrone
Produzione E/Menoventi
in collaborazione con Masque teatro, progetto interregionale di residenze artistiche 2017
grazie a Ravenna Teatro, Teatro Due Mondi/Casa del Teatro, Flora Moretti, Giovanni Delvecchio, Paolo Banzola
Teatro Cantiere Florida
14 dicembre 2018
QUASI NATALE
Teatrodilina
con Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena
suono Giuseppe D’Amato
luci Martin E. Palma
scene Salvo Ingala
costumi Andrea Cavalletto
organizzazione Regina Piperno, Francesca Davide
scritto e diretto da Francesco Lagi
Teatro delle Spiagge
16 dicembre 2019