Nel vicolo più nascosto di Roma ma all'ombra della scalinata più famosa del mondo dove scorre la fiumana di turisti, si apre uno scrigno: il Teatro Due. Qui, sotto l'affresco che emerge indiscreto dal soffitto, si consuma una delizia di spettacolo dedicato ad una delle maggiori e più oneste poetesse del '900. La pièce racconta i tormenti e la follia di Alda Merini, reclusa volontariamente dentro il suo appartamento popolare e il suo sconfinato e magnifico inferno di pensieri e passione.
L'occasione è propizia per la buona riuscita della pièce: i quarant'anni dalla entrata in vigore della legge Basaglia che chiudeva gli ignobili manicomi. Ma per gli amanti della numerologia le coincidenze non sono ancora finite: l'altro anniversario degno di nota è la scomparsa meramente fisica da questo mondo di Alda Merini che quei posti ha dovuto malvolentieri frequentare.
Alda è donna forte e fragile e in questa dicotomia sghemba, dentro e fuori il quale si muove la sua anima, la donna è una sorgente pura e in piena di poesie che non sa e può esaurirsi innanzi alle atrocità di certi sedicenti ospedali “psichiatrici” per l'uso cortese dell'eufemismo.
Quella casa di Alda dei quartieri popolari di Milano a poco dai Navigli e dalla puzza di fiume, diviene per i suoi frequentatori terreno fertile dal quale attingere poesia, idee, linfa, verità. La casa dalle pareti scrostate e le crepe gravi, è fucina per chi vuole fuggire dal “grigiore” della realtà e sente l'esigenza precipua di condividere arte in versi. E' qui, dietro quell'altrettanto “grigiore” delle pareti, che la vita trova i suoi colori freschi. La sua Alcova. Se le scappa di fare poesia, Alda trasforma le pareti in un enorme graffito, dove sostare e tatuare le sue percezioni. La verità. L'intonaco parla: diviene specchio di pensieri gettati da non disperdere nell'aria vaporosa. Per gli avventori c'è odore acre di ferite aperte dagli arti inferiori, alla testa della donna; dal pavimento al soffitto di quella casa. La casa ha un'anima. Respira ma a fatica proprio come il poeta che tiene in grembo e al sicuro.
Tra gli ospiti di casa Merini un giovane talentuoso, una penna acerba curioso di comprendere i meccanismi della poesia contemporanea. Alda ne è portavoce e strumento di quel linguaggio filtrato, ma non usa né mediatori, né parole mediate. Inveisce. Soffia fumo sulle narici del giovane. E' forte dentro la sua fragilità di poetessa. Si mette a nudo e non sembra. Fa fatica Paolo, all'inizio, a capire che oltre quell'atteggiamento si nasconde bonomia pura: come l'oro quando ancora è pepita nativa.
Alda è un minatore che scosta, muove il grigio: scava sino a trovare l'arcobaleno dell'amore. I colori vividi. L'interiorità primigenia. Non ama le sfumature: c'è ricerca spasmodica di tinta netta. Rifugio nel rifugio: dorme nella poltrona e con lo sguardo verso il soffitto ha causato una crepa dove far scorrere le idee. Per tutti è un segno di decadenza: lei ci "gondola". Ama il suo disordine dove rassettare i suoi pensieri in fuga. In perenne rimbalzo.
La poesia non dà il pane, e lei per cautela sposa un panettiere e ci fa quattro figli. La gravidanza ha per Alda l'effetto placebo benefico e inatteso. Pausa salvifica che la toglie dal delirio. Dopo il parto c'è di nuovo il precipizio. Una delle figlie vuole farle da madre. Per la poetessa i figli sono l'ossessione e l'illusione. Soffre. Si dispera. Si sente inadeguata, sino alla consapevole decisione di darli in adozione. Non è codardia ma il coraggio di dare una vita migliore a chi ama infinitamente. La ferita le trapassa l'anima da lato a lato, acuisce la follia sino a divorarla. Allora quando i “soggetti” diventano giganti troppo grandi da scavalcare, Alda cerca e trova conforto negli “oggetti”: li osserva, scruta, ama e questi le fanno piccole feste silenziose. Quella straordinaria mitezza accoglie umilmente il poeta e tutto l'ingombro della sua fragilità. I silenzi parlano la sua stessa lingua.
E' un dialogo meraviglioso, non c'è pazzia ma mera sofferenza. C'è logica di pensieri innanzi alla vita che sembra illogica. Ingiusta. Solo nella sofferenza si trova la linfa della poesia. Ma quando farà pace con gli esseri umani, dirà anche la poesia non è solo dentro di lei, ma in ciascuno di noi. Insiste il tormento con il quale si addormenta e si sveglia. Dunque Alda avverte un bisogno fisiologico di sofferenza che è inchiostro vivo per le sue pagine da riempire e la sua esistenza da tenere in vita. Sopravvivenza labile minata dal dolore e dalla salute, sino a quando Dio non arriverà all'alba e lei lo l'attenderà fiduciosa a braccia aperte.
Straordinaria la bravura e verosimiglianza di Antonella Petrone che ha quello che in gergo è noto come “Le fisic du role”. E' dolce, goffa, innamorata e scontrosa come la poetessa che interpreta. Riesce ad incantare la platea e lasciare quel lucido sugli occhi che non va via.
Debole tutto il contorno di attori che non ci sembrano d'esperienza e quindi convincenti. Peccato. Prezioso il cameo di un attore di razza e camaleontico come Armando Puccio che, chi vi scrive, ha seguito e apprezzato in qualche Cechov, Pirandello, Cervantes; qui nel ruolo dell'attento medico che cura Alda.
Luci e musiche ben calibrate. Troppi interventi di voci fuori campo che creano lunghe pause ed imbarazzano l'attore in scena che intanto deve riempire lo spazio scenico. Antonio Nobili fa un lavoro meticoloso di ricerca del pensiero della Merini e li mette in bocca ad un attrice perfetta nel ruolo. A lui il nostro plauso. Portare la poesia, i versi, in teatro non è sempre un affare semplice.
Info:
Le date del tour invernale di DIO ARRIVERA' ALL'ALBA in continuo aggiornamento:
Dal 20 al 24 Febbraio 2019: Roma (RM) – Teatro Due
Venerdì 1 e Sabato 2 Marzo 2019 : Firenze (FI) – Teatro Lumière
Venerdì 12 e Sabato 13 Aprile 2019 : Cesena (CE) – Teatro Victor
Sabato 4 Maggio 2018 : Taranto (TA) – Teatro Turoldo
Domenica 5 Maggio 2018 : Bari (BA) – Piccolo Teatro di Bari Eugenio D'Attoma
Sabato 18 e Domenica 19 Maggio 2019 – Maggio Fiorentino
TeatroSenzaTempo Produzione Spettacoli Teatrali
Presenta
DIO ARRIVERÀ ALL'ALBA
Il nuovo emozionante spettacolo scritto e diretto da Antonio Nobili
dedicato alla poetessa italiana Alda Merini
Colonna Sonora originale di Paolo Marzo
Il testo ‘Dio arriverà all’alba’ è pubblicato da Pagine Teatrali e disponibile su Amazon
DAL 20 AL 24 GENNAIO 2019
Ore 21
Sabato doppia replica ore 18 e 21 – Domenica pomeridiana ore 18
TEATRO DUE
Vicolo dei Due Macelli, 37 – Roma
La prevendita dei biglietti per gli spettacoli è disponibile online:
https://www.teatrosenzatempo.com/bigliettiroma
Infoline e Prenotazioni: teatrosenzatempo.biglietti@gmail.com – Cel. 3293550022
con
Antonella Petrone nel ruolo di Alda Merini
Valerio Villa (Paolo), Daniel De Rossi/Davide Fasano (Arnoldo Mondadori), Virginia Menendez (Anna),
Alberto Albertino/ Armando Puccio (Dott. Gandini) e con Sharon Orlandini (la bambina)
pr: Tamara Boscaino