DIECI PICCOLI INDIANI… E NON RIMASE NESSUNO@T. Carcano, Mi

Un’elegante e suggestiva scenografia accoglie a scena aperta fino al 4 marzo 2018 gli spettatori che si trovano quasi proiettati nell’unica dimora, peraltro molto raffinata, dell’isola su cui la celebre scrittrice inglese Agatha Christie (Torquay/Devon 1890 – Wallingford/Oxford 1976) ha ambientato uno dei suoi più famosi romanzi gialli connotato da un finale strabiliante e da eventi sconcertanti.

Lo straordinario, originale e innovativo costrutto narrativo gli ha valso, malgrado abbia dovuto affrontare problematiche per ciò che riguarda il titolo, un successo planetario con 110 milioni di copie vendute (1° nella classifica dei gialli e 11° in quella dei best-seller) e il romanzo è divenuto fonte di numerosi film oltreché di serie tv e persino di cartoni animati, fumetti e videogiochi.

Il giallo, infatti, è pubblicato in Inghilterra dall’autrice nel 1939 con il titolo tratto dal primo verso di Ten Little Niggers (Dieci piccoli negri). Si tratta di una celebre filastrocca scritta nel 1868 dal cantautore statunitense Septimus Winner con toni razzistici di sprezzo nei confronti dei neri liberati dal Proclama di Emancipazione di Abramo Lincon e divenuta popolare (anche perché utilizzata in spettacoli di varietà con attori bianchi travestiti da negri per parodiare i canti afroamericani) tanto da attraversare l’Atlantico e trasformarsi in Inghilterra in una canzoncina per facilitare i bimbi nell’apprendimento dei numeri: agli Inglesi non è mai mancato uno sguardo ironico sul macabro!
Nel 1940, il libro arriva negli Stati Uniti dove il termine nigger ha una connotazione negativa per cui assume il titolo And Then There Were None (E poi non rimase nessuno dall’ultimo verso della filastrocca) rimasto uguale, anche per evitare eventuali problematiche, quando è pubblicato in Italia nel 1946 come ‘romanzo n. 10’ della collana Il giallo Mondadori.
Per la seconda edizione italiana del 1977 il titolo viene cambiato nel più orecchiabile Dieci piccoli indiani (Ten Little Indians) divenuto anche Dieci piccoli soldatini (Ten little soldier boys), meno passibile di recare offesa a qualcuno come nel caso dei precedenti riferimenti a negri e indiani.

Il regista spagnolo Ricard Reguan per la sua versione teatrale, ora in scena al Carcano, utilizza il titolo Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno, una contaminazione tra alcuni titoli precedenti adottando, però, il finale originario del romanzo e non quello edulcorato per la versione teatrale del 1943, anche se pare che proprio la filastrocca Ten Little Niggers prevedesse due finali.
Nello spettacolo, la filastrocca impressa sulla colonna del soggiorno è intitolata Dieci piccoli soldatini ed è cantata ai dieci ospiti di una sconosciuta e misteriosa coppia trattenuta in città. Anche i dieci invitati – che insieme a dieci statuine ridanno vita momentaneamente alla magione abbandonata – sono sconosciuti gli uni agli altri e comunque sicuri di sé anche se man mano sempre più esterrefatti e terrorizzati.

Se l’elegante scenografia anni ’40 è un ottimo e affascinante contenitore, i validissimi attori sono tutti di grande spessore e professionalità per cui ciascuno merita un encomio per la caratterizzazione del proprio personaggio: uomini e donne della borghesia del tempo passato sicuri nelle loro maschere che crollano come un castello di carte rivelando ognuno insicurezze, scheletri nell’armadio e segreti quando non un’aggressività da bestie feroci prigioniere in un recinto. Una società che mutatis mutandis è anche quella di oggi e stanti le premesse quella di domani ancora più desueta ad atteggiamenti umani isolata come vive dal mondo reale e aperta soprattutto a fittizi rapporti sul web credendo ipocritamente di guadagnare tempo e privacy.

Il procedere quasi cinematografico di questa pièce saldamente guidata dalla regia garantisce una visione appassionante e ricca di suspense fino alla vetta di un finale inimmaginabile.

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