DIALOGHI DEGLI DEI @ Teatro delle Spiagge. La raffinata comicità  dell'Olimpo tosco-napoletano de I Sacchi di Sabbia

Il Teatro delle Spiagge ci regala un’altra perla di cultura e ironia nella sua stagione curata dai Teatri d’Imbarco: DIALOGHI DEGLI DEI, uno spettacolo che vede l’inedita collaborazione creativa tra Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia, Premio Lo Straniero 2016, in scena Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano e Giulia Solano, con la prestigiosa produzione della Compagnia Lombardi-Tiezzi.

Non sembra possibile che il testo di DIALOGHI DEGLI DEI sia stato scritto quasi duemila anni fa, da Luciano di Samosata, scrittore greco del II sec d.c., tanto I Sacchi di Sabbia lo hanno reso attuale e divertente, con la consueta ironia e leggerezza della compagnia tosco-napoletana, per la provenienza dei suoi attori, che ha trovato in Massimiliano Civica un perfetto compagno di divertissement. Il testo originale, nato come intrattenimento dell’antichità classica, come almanacco del gossip dei tradimenti e dei vizi degli Dei dell’Olimpo, è usato quasi integralmente, trasportato con sagacia, come fosse un compendio scolastico per lo studio della Teogonia, in una moderna classe di scuola.

La scena, fissa per tutto lo spettacolo, ha la semplice chiarezza di cui I Sacchi sono maestri: una cattedra a cui siede la spietata professoressa, Giulia Solano, un banchetto scolastico dietro il quale soffrono per le continue interrogazioni a sorpresa, i due non-giovani studenti in calzoncini corti, Gabriele Carli e Enzo Illiano, e, come fossero una moderna LIM (la lavagna interattiva multimediale che nel mondo della scuola conoscono bene), gli scranni degli Dei: Eros, Zeus, Era, Ganimede, Poseidone, Ermes, Efesto, Apollo e Afrodite, tutti interpretati alternativamente dai arguti fondatori della compagnia, Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo.

Ricordiamo come in Sandokan, spettacolo con cui I Sacchi di Sabbia vinsero meritatamente il Premio Speciale Ubu nel 2008, erano sufficienti un tavolo da cucina, quattro coltelli e molte verdure per immergersi nelle avventure de Le tigri di Mompracem, tra agguerrite patate, esercito di Sandokan, carote spietate e zucchine che muoiono cadendo dal tavolo, grazie alla potente capacità immaginifica del teatro. La stessa fantasia svelata anima con divertimento Dialoghi degli Dei, dove gli attori con una regia perfetta, che sembra accompagnata da un metronomo che scandisce i tempi comici, le frasi all’unisono, i tormentoni ripetuti, che ogni volta strappano una risata di gusto al pubblico, raccontano le malefatte dell’Olimpo, un mondo non così lontano dalle pagine dei rotocalchi rosa di oggi, con amori, divorzi e tradimenti dei divini Vip.

Non mancano in questo delizioso e intelligente spettacolo i riferimenti all’attualità che riescono a toccare con ironia, anche politicamente scorretta ma mai greve, l’amore omosessuale della paideia greca, i diritti civili, la maternità surrogata, ritrovata nelle singolari gestazioni divine di Zeus che partorisce figli dalla coscia o dalla testa, tutti temi sottolineati dai commenti opposti dei due studenti: che sudici questi greci! e l’altro: però, avanti questi greci!

Compare una sottile polemica sulla scuola e i suoi misteriosi meccanismi di valutazione, dove lo studente Carbone riceve sempre 2, a volte senza neanche rispondere, e l’alunno preferito Parroto sempre 8, anche lui spesso senza parlare, fino alle inequivocabili parole della professoressa Parrotto ti amo, gag comica di infinita efficacia, ma riflessione pungente nel sistema dei meriti; oppure velatamente sfiorato il tema dell’obbligo del teatro a scuola per vuoto decreto ministeriale senza criteri di qualità.

Ma i Sacchi, sanno condensare in battute serrate e rapidi scambi tra i personaggi, raffinati riferimenti colti, assolutamente godibili, a partire dalla scelta di un testo della classicità greca, legato alle dissacranti commedie di Aristofane e alla Teogonia di Esiodo, strasformando però in preziosa leggerezza pura.

Uno spettatore appassionato di teatro ascolterà con famelica dedizione le riflessioni, che costellano lo spettacolo, sul superamento della concezione stanislavskijana del teatro, nel complesso rapporto tra drammaturgia e attore, a cui i Sacchi rispondono in parte prendendo in giro quanti ne dibattono, in parte entrando anch’essi con le loro creazioni nella discussione sul senso del teatro oggi. Possiamo credere al bravissimo studentello ultracinquantenne, all’amore raibow tra i due allievi, all’alternarsi degli Dei, senza che ci sia niente ad identificarli, se non le incerte risposte degli studenti e le spiegazioni monotòno della professoressa. Ma il teatro è fantasia, e forse aveva ragione il coro dell’Enrico V di Shakespeare che la Musa del teatro può levar più in alto nell’immaginazione, verso più intense e luminose sfere, come citavano I Sacchi di Sabbia nella presentazione di Sandokan.

La compagnia è ancora una volta capace di splendide contaminazioni tra le arti, come i disegni pop up ne I 4 Moschettieri in America, o la musica in Don Giovanni: allieta alcuni passi con canti in ottava rima, creando un filo invisibile di assonanze tra la tradizione orale contadina e la trasmissione nei secoli dei miti greci nei racconti degli avi. Ma alto e basso si mischiano sempre e col coro in ottava rima, gli attori ci raccontano dello “scoglionato” Crono, che evirato perde i suoi gioielli in mare dalla cui schiuma nasce Afrodite, guadagnando le risate di tutto il pubblico, compresi i bambini in sala.

I Sacchi di Sabbia si confermano una realtà vivace e interessante, che vive nel presente della cultura popolare, perchè comprensibile a tutti, senza inutili e dannose chiusure intellettuali, a cui troppo spesso i teatranti cedono. Così possono con le loro tuniche bianche e fili d’oro strizzare l’occhio ad una intera generazione allevata dalla televisione, a cui salta in mente il cartone animato Pollon, la regina del gossip dell’Olimpo. I personaggi sono ben identificabili e perfettamente caratterizzati usando proprio i loro stessi stereotipi come involucro esteriore: lo studente è ciuco, la prof è severa, gli Dei sono rissosi e amorali. Ci fanno venire in mente i geniali dialoghi surreali del Trio Marchesini-Solenghi-Lopez, o il cabaret della Smorfia di Troisi, Arena e Decaro. In tutto questo il punto di incontro è una raffinata comicità che non stanca mai lo spettatore. La compagnia tosco-napoletana, che ha residenza artistica al Teatro Sant’Andrea di Pisa, crea, come leggiamo nelle motivazioni del Premio Lo Straniero, realizzazioni, semplici ma di una irresistibile vitalità, spiritose e spesso esilaranti. Siamo impazienti di vederli di nuovo.

Grazie al Teatro delle Spiagge perchè ha saputo creare in questi anni stagioni con pregiati cartelloni di periferia, rivolte al recupero del pubblico del territorio, che per tanti anni è stato tenuto al margine del centro della cultura, attraverso un bel lavoro di coinvolgimento del quartiere, che è andato oltre l’idea che si debba abbassare il livello invece che tentare di alzare la qualità della proposta per riempire le sale. Il Teatro delle Spiagge ha la capacità di essere davvero un teatro di periferia, nella migliore delle sue accezioni.

Info:
DIALOGHI DEGLI DEI

Uno spettacolo di Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia

con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano

Produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi

Teatro delle Spiagge Teatri d’Imbarco

18 marzo 2017

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