Non è assolutamente facile avere la fortuna di vedere uno spettacolo così intenso e così finemente strutturato come "Desidera", interpretato e diretto della Compagnia napoletana de “Il Teatro Nel Baule”, che ha debuttato a Napoli, al Nuovo Teatro Sanità, il 23 aprile 2016. Simona di Maio e Sebastiano Coticelli, registi e drammaturghi dello spettacolo, hanno saputo dare forma a questo piccolo gioiello, accompagnati in scena da un tenerissimo Dimiti Tetta e dagli splendidi – e così leggiadri – attori/danzatori Giuseppe Brancaccio e Amalia Ruocco.
La bellezza sgorga dal palco. Il pubblico ne viene catturato, intraprende un viaggio in un tunnel spazio-temporale, che vibra di tenerezze, di passioni cocenti, di ricordi, di sospiri. Gli occhi vogliono vedere ancora, di più, il presente s’impasta col passato, la memoria acquista un sapore, una forza tali da riempire lo spazio-tempo, pervadendolo di una languida, e pur possente, delicatezza.
Il corpo non è solo l’indiscusso protagonista dello spettacolo, ma ne rappresenta la sostanza stessa. E’ proprio attraverso un uso così sapiente dello strumento “corpo” che gli attori sono riusciti a dare vita a una vasta gamma di emozioni e situazioni, creando una storia silenziosa che si dipana attraverso dei quadri sospesi tra presente e passato, ogni volta sorprendenti e ammaliatori grazie alla magia surreale che vive in essi; il tutto è condito da un’eleganza, una raffinatezza, uno stile e, talvolta, da un pizzico di comicità, che ricorda la compagnia tedesca dei Familie Flöz.
La fluidità e l’eleganza di questi corpi che si muovono, danzano, amano, pensano, litigano, si rincorrono, combattono, sospirano accompagnano in ogni momento lo spettatore, che sogna e ricorda assieme al protagonista, e come lui si aggrappa disperatamente alla vana illusione che si possa tornare indietro nel tempo, che la sorte possa cambiare. Non si può non affezionarsi al tenero pilota d’aerei e immedesimarsi nella sua vita, sospesa tra l’oggi e lo ieri, nella fluidità stessa dei ricordi che lo avvolgono e che gli danno ancora vita, speranza, desiderio, appunto. Incanta la tenerezza e la delicatezza con cui Dimitri Tetta ha dipinto questo personaggio, che ricorda vagamente uno dei personaggi del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Incanta la bellezza, l’eleganza e un silenzio così colmo di senso delle due coppie di giovani innamorati: le parole non sono necessarie, sono i loro corpi che parlano, vibrano, comunicano. E ci fanno volare nello spazio dei ricordi, attraverso l’aria, l’etere, in questo spazio mentale che, come per miracolo, prende corpo e vita, diventando extracorporale.
L’aria, infatti, è un’altra grande protagonista dello spettacolo, la cui presenza è messa in evidenza dalla leggiadria dei corpi, che sembrano quasi “fatti d’aria”, perché dell’aria ne condividono le caratteristiche della leggerezza, dell’evanescenza, mentre appaiono e scompaiono, si materializzano e si smaterializzano; quasi come se le molecole stesse del mezzo aereo diventassero d’improvviso sostanza, facendo apparire sagome, ombre, ricordi che si aggirano, discreti, sottili, timidi e delicati, su un palco che diventa uno spazio-tempo in cui immergersi e volare. La teoria della relatività sottende tutto lo spettacolo, con le sue formule spesso citate dal protagonista, in questo lavoro che ha saputo coniugare la bellezza, la poesia e, in un qualche modo, anche la scienza, permettendo di verificare con mano quanto anche la fisica possa dar vita all’arte, contrariamente a quanto spesso si pensi.
Notevoli le musiche originali di Tommy Grieco, che condiscono quasi tutte le scene e che aiutano lo spettatore a viaggiare nello squarcio spazio-temporale del protagonista, delicati e discreti sia i costumi di Gina Oliva, sia le scene di Damiano Sanna, sia le luci di Paco Summonte.
Un lavoro di altissimo livello, dunque, che nasce da una miscela di ingredienti molto diversi e tuttavia perfettamente assortiti: sa essere insieme delicato e penetrante, drammatico e ironico, silenzioso e comunicativo, vibrante e pacato. A questa miscela si aggiunge poi sapiente intreccio tra la leggiadria degli attori, i cui corpi cospargono di bellezza gli occhi del pubblico, il suono delle musiche, coinvolgenti e create “ad hoc” per ogni singola scena, la misuratezza degli effetti luminosi e la delicatezza dei costumi, elementi che aggiungono pregio, tenerezza e classe al già finissimo e squisito lavoro degli attori. Tutto ciò fa di “Desidera” una perla di questa stagione teatrale; una perla creata, naturalmente, da una straordinaria regia, il cui valore è esaltato anche dal fatto che Simona di Maio e Sebastiano Coticelli sono anche interpreti dello spettacolo: essere registi e attori contemporaneamente è difficile in misura doppia.
“Desidera” risulta così uno spettacolo davvero sopraffino che merita di essere visto più di una volta per poter comprendere e gustare, meglio e di più, la preziosità della sua struttura. Chapeau bas!
"Il Teatro Nel Baule" presenta Desidera
drammaturgia e regia Simona Di Maio e Sebastiano Coticelli
con Giuseppe Brancaccio, Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Amalia Ruocco, Dimitri Tetta
musiche originali Tommy Grieco
scene Damiano Sanna
costumi Gina Oliva
disegno luci Paco Summonte
COMUNICATO STAMPA
Dal 22 al 24 aprile, Il Teatro Nel Baule porta in scena al Nuovo Teatro Sanità lo spettacolo Desidera, vincitore dell'Avviso Pubblico, che il teatro di piazzetta San Vincenzo dedica ogni anno alle compagnie under 35, per dare un'opportunità ai giovani teatranti di trovare uno spazio per esprimere nuove idee creative. Desidera si ispira alle storie semplici di Saint Exupery: un uomo che sogna di fare l’aviatore, una storia d’amore che c'entra con il volo e con una donna. Un uomo sogna di elevarsi attraverso l’amore, ma se eÌ€ vero che l’uomo può elevarsi, allo stesso modo rischia di precipitare. Teatro nel Baule indaga il tema dell’assenza e della mancanza che muovono il desiderio e lo fa attraverso uno spettacolo che eÌ€ quasi del tutto senza parole. La compagnia si dedica da anni e con passione al teatro di ricerca.
Un uomo anziano seduto al tavolo ricorda. Il luogo è quello della memoria, il suo racconto non procede per linee ma per frammenti, rimandi, dissolvenze e immagini. Il desiderio di ritrovare il suo passato, la donna perduta, lo spinge a iniziare una ricerca che, su basi scientifiche, gli consenta di tornare indietro nel tempo e ritrovare il suo mondo perduto.
Ombre e fogli si muovono tra gli oggetti, in mezzo alle cose dimenticate, tra gli incartamenti di motori, il letto bianco e la radio mentre suona un valzer sommesso, come un ricordo portato dal vento e, tra le ceneri del tempo, un aeroplanino di carta vola.
A proposito del lavoro in scena il prossimo fine settimana al Sanità, nelle note di regia si spiega:
«Sidera in latino significa "stelle", il De privativo che lo anticipa implica una mancanza, un'impossibilità, ma allo stesso tempo indica il moto verso quegli astri, verso ciò che è necessario alla vita. Il desiderio è attesa di raggiungere la propria stella, ma è anche scelta; il fuoco del desiderio va nutrito, altrimenti nessuna stella brillerà nel firmamento e nessun volo verso un altrove agognato sarà possibile.Ci siamo ispirati alla figura dello scrittore e aviatore Antoine Saint Exupéry e alle storie da lui raccontante. Una storia semplice, quella di un uomo, un uomo che sognava di fare l’aviatore. Una storia d’amore con il volo e con una donna»
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“Ho sempre negli occhi l’immagine della mia prima notte di volo in Argentina. Una notte d’inchiostro. Ma in quel nulla, appena luminose come stelle, le luci degli uomini sulla pianura. Ogni stella laggiù indicava che nel cuore della notte si rifletteva, si leggeva, si scambiavano confidenze. Ogni stella, come un fanale, segnalava la presenza di una coscienza umana. In quella forse si meditava sulla felicità degli uomini, sulla giustizia, sulla pace. Sperduta in quel gregge di stelle, era la stella del pastore. In un’altra forse si entrava in comunicazione con gli altri, si facevano lunghi e spossanti calcoli sulla nebulosa di Andromeda. Altrove, si amava. Dappertutto nella campagna ardevano fuochi che reclamavano il proprio nutrimento, persino i più umili, quello del poeta, del maestro, del falegname. Ma tra quelle stelle viventi quante finestre chiuse, quante stelle spente, quanti uomini addormentati.. Bisogna tentare di raggiungersi, bisogna cercare di comunicare con qualcuno di quei fuochi che bruciano lontano nella campagna..”
(Antoine de Saint-Exupéry)
Programmazione:
venerdì 22 aprile, ore 21.00
sabato 23 aprile, ore 21.00
domenica 24 aprile, ore 18.00
Nuovo Teatro Sanità, piazzetta San Vincenzo, Rione Sanità – Napoli